La struttura che andiamo a visitare è nascosta tra le nebbie lungo il Po di Primaro, è un pomeriggio di un autunno poco piovoso e molto umido. Passando rapidamente per una strada spesso trafficata come è via Ravenna difficilmente si riesce a scorgerla se non si sa che esiste, rimanendo un po’ distante dalla carreggiata, con un ampio cortile antistante dove svetta un enorme albero carico di cachi pronti a spappolarsi in terra da un momento all’altro.
Siamo nel Cohousing San Giorgio, il primo esperimento a Ferrara di abitazione in cui ogni dettaglio è studiato perché i rapporti tra vicini di casa siano simili a quelli di una famiglia vera e propria. Un luogo dove abitare significa condivisione di valori oltre che di oggetti e spazi veri e propri, dove si intende davvero recuperare il proprio tempo per stare insieme come accadeva una volta tra buoni vicini.

Eravamo già stati qui esattamente un anno fa, per raccontare di questo progetto quando era ancora un cantiere con tante idee ancora sul nascere. Parlare oggi di un cohousing fatto e finito sarebbe sbagliato – deve di fatto ancora inaugurare pubblicamente – ma durante l’estate la quasi totalità delle famiglie si è trasferita a vivere nei propri appartamenti così ci interessava capire come stanno andando le cose. Quali sinergie sono nate? Quali iniziative? Chi regola la vita degli spazi comuni?

È ancora presto per tirare le somme, siamo qui appena da pochi mesi – ci ammonisce subito la presidente dell’”Associazione Solidaria” Alida Nepa, un nome che forse i nostri lettori ricorderanno. L’avevamo incontrata in via Pitteri quando aveva dato vita alla prima Social Street locale, progetto che ha riscosso un notevole successo e che oggi è portato avanti anche senza la sua presenza, dopo che ha venduto casa per venire a stare qui con sua figlia più giovane.

Attorno al tavolo sono in quattro a ricevere la nostra piccola delegazione di curiosi, caso vuole che siano tutte donne, ma più tardi ci raggiungono anche due ragazzi.
Sono attualmente sei le famiglie insediate in questo condominio: un appartamento di 73 mq è ancora libero e in vendita al secondo piano (info qui), negli altri sono presenti due famiglie che lavorano, una di esse composta da marito moglie e due figli. Tre nuclei familiari sono composti invece da pensionati in verità pieni di impegni, come spesso accade a sera più stanchi di quando un tempo si recavano al lavoro.

Le cose da fare in un cohousing non mancano di certo: prima di tutto terminare di costruire l’abitazione principale, dopo averne pensato ogni minimo particolare negli anni passati. Come ben sa chi trasloca, un conto è entrare a viverci un conto è terminare finiture, giardino e tanti piccoli dettagli che richiedono tempo, telefonate, rincorse alle ditte fornitrici.

In principio era nata l’associazione per la promozione del cohousing, Solidaria, che ha siglato il protocollo d’intesa con il Comune, il quale ha guardato ovviamente con grande favore e attenzione ad un’esperienza atta a migliorare la qualità di vita dei propri cittadini. Quindi è stata creata una cooperativa di abitazione, così da appaltare in proprio i lavori necessari alle imprese edili, con l’aiuto di uno studio di architettura. Il suo scopo sarà terminare i lavori e vendere l’ultimo appartamento rimasto libero.

Nessuno degli attuali abitanti proviene da esperienze simili precedenti: a spingerli la curiosità e la filosofia che sta dietro al cohousing: recuperare, riutilizzare, rallentare i propri ritmi di vita frenetici. Senza sapere ancora in che modo farlo in realtà.

Foto di Giulia Paratelli

Parliamoci chiaro: ad uno sguardo rapido il Cohousing San Giorgio non sembra così diverso da un qualunque condominio: la proprietà privata esiste eccome, gli appartamenti sono diversi tra loro e arredati secondo i gusti di ognuno, ma per accedervi si oltrepassa giocoforza un’area comune. Qui trova posto un’ampia cucina, un tavolo per cenare insieme, un divano e una libreria zeppa di libri che ognuno ha messo a disposizione per farne una biblioteca condivisa. Al pian terreno c’è la lavanderia comune, la sala caldaie che governa l’impianto di riscaldamento e climatizzazione centralizzato, una sala con gli utensili che si usano solo ogni tanto e che è inutile avere in casa. La scala, il trapano, l’idropulitrice, il tagliaerba sono solo alcune delle cose che possono servire solo saltuariamente.

Gli spazi comuni favoriscono una collaborazione tra le persone che altrimenti non esisterebbe. Durante i giorni di cantiere – raccontano – il terreno antistante il palazzo era limaccioso, le macchine si erano impantanate, così chi aveva l’auto disponibile fuori dal pantano ha accompagnato a scuola i figli, al lavoro o in palestra i vicini… proprio come accadrebbe in una qualunque famiglia. Per i ragazzi è un po’ come avere molti nonni in famiglia. Prendiamo le ricette in farmacia per conto di altri, facciamo lavoretti in casa per i quali necessitiamo di un aiuto, così da sfruttare le reciproche competenze.

Nicole, 19 anni, è la più grande tra i ragazzi che abitano la struttura. Una sera che era tornata a casa e non era pronto da mangiare perché i familiari tardavano ad arrivare è andata a bussare dalla sua vicina e ha cenato con loro. Stare a tavola è ovviamente uno dei modi migliori per passare del tempo di qualità in compagnia delle persone care. La cucina comune invita ad organizzare cene, festicciole, ritrovi per ogni occasione in cui ci sia qualcosa da celebrare o anche voglia di passare una serata diversa dal solito. In alcuni cohousing è imposta quasi come regola, qui il tutto è lasciato libero.
Vogliamo organizzare una serata dove rispolveriamo i vecchi album di fotografie – spiega Alida – per raccontarci un po’ chi siamo e da dove veniamo.

Chi sceglie chi entra nel cohousing? Bisogna fare domanda e rispettare alcune regole di base? Se si presentasse uno che finisce per rompere gli equilibri tra chi già vive qui?

Alida: se sei interessato e vieni qualche volta agli incontri pubblici sul tema capisci se la cosa può fare per te o hai aspettative diverse, quindi diciamo che chi si è proposto è poi venuto qui senza impedimenti. C’è una certa omogeneità tra le persone che operano questa scelta, una scala di valori simili pur con interessi ben diversi uno dall’altro, non serve sicuro un consiglio direttivo che approva questa o quell’altra persona.

Prima regola: nessuna regola?

Alida: ce le stiamo ancora dando, anche se non ce ne sono di precise al momento. All’inizio il periodo di rodaggio comprende una serie di decisioni da prendere per implementare la casa stessa: come facciamo l’orto? I pali per stendere dove vanno messi? Quale materiale acquistiamo per la lavanderia? Quello che serve via via decidiamo come farlo come una famiglia. Per il resto c’è un turno di pulizie per la cucina comune, per la raccolta differenziata o per chiudere le inferriate. Piccole cose quotidiane. Per adesso non si litiga, siamo qui da poco e i problemi che dobbiamo affrontare si risolvono con il dialogo e il buon senso.

Come comunicate tra voi quando c’è bisogno di qualcosa?

Alida: la nostra salvezza sono i gruppi Whatsapp! Questi strumenti moderni sono comodissimi e facilitano le relazioni… In realtà abbiamo anche la classica bacheca dove scriviamo gli appuntamenti per chi usa poco il cellulare.

Gli spazi comuni sono realmente comuni o si possono usare per le feste che ognuno decide di organizzare? Ad esempio un compleanno di uno dei figli con i propri amici…

Alida: possiamo decidere, i compleanni spesso son aperti a tutti, ma si può prenotare la sala per usarla privatamente. Se i ragazzi vogliono stare per loro conto si organizzano altrove. Qui ci piace l’idea che giovani e più anziani stiano insieme rompendo un po’ alcuni cliché. È bello vedere alle nostre feste dal più piccolino al novantenne fotografati insieme.

Si è parlato molto di impatto energetico, di uno stabile costruito secondo i migliori criteri di risparmio energetico. Come vi trovate ora che è arrivato l’inverno e state vivendo qui?

Lilia: costruire in classe energetica A ha un costo elevato, ma il legno a parità di classe costa meno del mattone e consente di ottenere un certo risparmio in termini di riscaldamento. Il costo al metro quadro non è considerato economico ma la struttura poi si scalda da sola. Abbiamo riscaldamento a pavimento e fotovoltaico, è fine novembre e non l’abbiamo ancora acceso un’ora! In casa i miei figli stanno in maglietta, spesso ci sono 22 gradi senza il riscaldamento acceso.

I vicini li avete conosciuti? C’è un modo per frequentarsi nonostante dalla via principale manchi un marciapiede che favorisca le frequentazioni?

Alida: il martedì vorremmo istituire la serata del trionfo, giocare a carte è un modo per fare aggregazione, anche con i vicini. Il davanti dell’edificio in realtà è quello sul retro, che affaccia sul fiume e c’è un bellissimo passaggio che consente di raggiungere le altre case, un sentiero tra la vegetazione che accomuna questa zona abitata.

E le zanzare non vi mangiano?

Alida: non ce ne sono incredibilmente, o meglio molto meno che altrove… dev’essere la vegetazione particolare, chissà…
Speriamo di riuscire ad organizzare qualcosa a breve in questo spazio. Intanto si trovano i cani quando li porti a passeggio qui. Sarebbe bello ad esempio avere una pista ciclabile per arrivare in sicurezza fino in città.

La discesa verso il Po di Primaro

La discesa verso il Po di Primaro

Il comune ascolta la vostre richieste?

Alida: si, ma poi non è che possa fare miracoli… È contento del progetto ma è giusto che i pochi soldi che ha a disposizione li investa in fasce più deboli della popolazione. Però visto come è andato qui ha in mente di replicarlo dove possibile.

Ad esempio?

Lilia: abbiamo partecipato a tavole rotonde con l’Urban center per raccontare la nostra esperienza. Il Comune ha iniziato a proporre attività per aggregare alcuni vicinati, ad esempio nel quartiere Doro, per organizzare quello che da noi è nato spontaneamente. Vorrebbe stimolare i cittadini ad usare spazi comuni esistenti nei vecchi condomini, per fare in modo che gli anziani si sentano meno soli, che i giovani possano incontrarsi, facendo convivere insieme stranieri con italiani vincendo la diffidenza che esiste.

Non c’è la tv nella sala comune. Magari un cineforum piacerebbe ai più giovani.

Lilia: non abbiamo la tv per scelta, ma è presente nei singoli appartamenti. C’è solo un proiettore ancora da installare che servirà per gli eventi da ospitare in primavera.

Quindi con la bella stagione si inaugura ufficialmente.

Alida: in maggio ci sarà l’inaugurazione e dopo sicuramente inizieremo a organizzare qualche momento pubblico, aperto ai soci dell’associazione, magari in condivisione con il vicinato.

Natale con i tuoi o starete insieme?

Alida: lo stiamo ancora decidendo. Al limite se non il 25 faremo qualche festa insieme nei giorni successivi.

Alcuni dettagli del Cohousing, foto di Irene Camerani

Per informazioni sul progetto di Cohousing SanGiorgio, per visionare l’appartamento ancora in vendita o fare visita alla struttura: info@cohousingsolidaria.org

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