Che lavoro fa l’uomo col giornale che tutte le mattine getta la spazzatura e vi saluta con un laconico buongiorno?  E come si chiama la vicina di casa che ogni sera alle 20.30 scende le scale con un bassotto al guinzaglio? Nessuna idea vero? Spesso gli sconosciuti sono proprio quelli più vicini a noi, quelli con cui condividiamo spazi, scale e ascensore. Ma c’è una donna a Ferrara che ha rilanciato un’idea per andare oltre al solito buongiorno condominiale. Ecco come.

Una mattina di fine ottobre Yari, un ragazzo residente in zona Pitteri, scende le scale del suo condominio e getta un’occhiata alla cassetta della lettera. No, non è la solita bolletta. E’un messaggio. Per lui e per tutti quelli come lui:

“Via Pitteri è una via corta nella zona di via Bologna, vicino alla Caserma dei Carabinieri di via del Campo. Ci abitano decine, forse centinaia di famiglie tra cui tante persone che hanno voglia di non essere il solito Comitato CONTRO ma un Comitato PER. Per sapere che al piano sopra abita una persona che ti può fare le punture, portarti fuori il cane, innaffiare le pianti quando non ci sei, darti la ricetta delle frittelle di mele, aiutarti a riparare la bici. Invece di aprire le pagine gialle puoi sapere subito che al piano di sotto abita una persona che può fare una riparazione, oppure andarti a prendere il bambino da scuola, oppure aiutarti a cucire l’orlo ai calzoni. Stop all’anonimo buongiorno e buonasera scambiato sul portone di casa, vogliamo essere un punto di riferimento e ridurre i costi della vita in tempo di crisi. Dai un’occhiata al gruppo Facebook Residenti in via Pitteri e dintorni”.

A scrivere il messaggio e a infilarlo nelle cassette delle lettere è Alida Nepa, residente in via Pitteri numero 30. L’idea non è nuova, è stata sperimentata a Bologna in via Fondazza e anche le tavolate organizzate in via Carlo Mayr grazie alla rete Social Street hanno riscosso un grande successo.  Ma questo caso è diverso. Qui sono i residenti che hanno deciso di muoversi di propria iniziativa.

Foto di Giulia Paratelli

Siamo invitati a casa di Alida. Trovare il campanello non è facile per niente: qui le case si assomigliano tutte. Via Pitteri è in un quartiere nuovo di zecca, di quelli fatti a tavolino, pulito e in ordine ma asettico e artificiale. “Eh lo so” sorride Alida aprendoci la porta di casa “Qui anche la pizza arriva in ritardo”. Il salotto è riscaldato da un camino acceso e dagli occhi languidi di un cane. Insieme a Nicole, la figlia che studia grafica pubblicitaria, aspettiamo che arrivino gli altri vicini.

Alida, come sta andando questo esperimento? “Il gruppo è appena nato, ha appena un mese di vita. Ma ci siamo e vogliamo diventare un punto di riferimento anche per le altre zone della città. Ho sempre pensato che, al peggio, avrei conosciuto una persona sola e non ci avrei comunque rimesso. Per ora, al gruppo face book, si sono iscritte 52 famiglie, un bel risultato. Certo, non tutti stanno aderendo, c’è ancora tanta diffidenza intorno”.

Cosa ne pensi dei condomini di città? “Purtroppo l’architettura di certi condomini non favorisce i contatti interpersonali, qui manca proprio un agorà. Possibile che l’amministrazione metta su un condominio di 600 persone senza neanche pensare a un punto d’incontro per chi abita?”. Quello che salta agli occhi, in effetti, è la totale assenza di negozi o di un qualche luogo di aggregazione. Qui non c’è niente che non vada, è tutto pulito e in ordine, eppure quasi non esisti.

Antonio è il primo dei pionieri ad arrivare, affondato in un cappotto antigelo. E’ molto soddisfatto dell’iniziativa e non lo nasconde. “Prima di questo progetto non conoscevo nessuno. E sì che sono quattro anni che abito a Ferrara. Son successe più cose in una settimana che in tutti questi anni. Ho scoperto, per esempio, che ci sono medici e infermieri in zona, se solo l’avessi saputo prima! Anni fa dovevo fare delle iniezioni a mia moglie ma non sapevo come e non sapevo a chi chiedere. Così mi sono esercitato sulle arance”. Antonio è originario di un paesino vicino Pescara. “Lì tutto ruotava intorno alla piazza, il collante sociale del paese, insieme alla fabbrica, – ricorda – gli uomini erano colleghi di giorno e amici di sera, tutti parlavano e sparlavano. Ora hanno costruito un centro commerciabile e i paesini intorno sono morti”. Intanto il campanello squilla e la porta di casa si apre due, tre volte, i vicini arrivano e non c’è quasi più posto sui divani. “Siamo qui anche per darci una mano” dice Antonio ai nuovi arrivati. Non affidategli i gerani però, pare che abbia il pollice nero.

Yanni, estetista dai lunghi capelli neri, conosceva già la padrona di casa, grazie alle classiche uscite serali con i cani. Secondo lei l’idea di un buon vicinato attivo non è irrealizzabile: “Io vengo da Cuba, lì viviamo ancora con le porte aperte, se ti serve uno shampoo entri dai vicini e lo chiedi senza tanti problemi”. Non solo a Cuba. Yanni ha vissuto anche a Stoccolma: lì, una volta al  mese, il vicinato si riuniva per i lavori di giardinaggio dividendosi i lavori. “C’era chi innaffiava, chi tagliava l’erba, chi piantava i semi. Così risparmiavano pure sul giardiniere”. Andrea, perito elettronico, è il più entusiasta, ha voglia di fare nuove conoscenze: “Sono disoccupato, mi annoio a morte. Se c’è da spostare qualche mobile io sono qua”. Rosangela, futura maestra d’infanzia, si candida a dogsitter e al doposcuola dei bambini. Yari, amico di Andrea, è serio quando dice: “C’è bisogno di una rete sociale. A volte se vai più in là di un buongiorno o buonasera ti guardano come se fossi pazzo. Questa società ha perso il calore”.

L’idea dello scambio di favori, comunque, è secondaria” chiarisce Alida “L’obiettivo numero uno è quello di acquisire fiducia nel proprio vicino, di riconoscere che si fa parte di una comunità. Il resto vien da sé.” Come una volta insomma. O com’è tutt’ora in molte zone del Sud Italia. In tempi di crisi anche il  lato economico gioca un ruolo importante nell’esperimento: “Ridurre i costi della vita in tempo di crisi , per il recupero delle relazioni per migliorare la qualità della propria vita a costo zero” riporta il messaggio-manifesto. “Sì, ci sarebbe perfino l’idea di un gruppo d’acquisto solidale, – spiega Alida – è un gruppo di persone che si riconosce in un approccio responsabile e critico del consumo, comprando, ad esempio, grosse quantità di frutta e verdura, magari dal contadino dietro l’angolo”. C’è da chiedersi come mai l’idea di una rete sociale di supporto tra vicini, che fino a pochi decenni fa era quasi banale, sia relegata oggi a una mentalità etica-equo-solidale. “Vero – ammette Alida – una volta non era così”.

E chissà com’era Ferrara una volta e com’è cambiata negli ultimi decenni: “Io ricordo bambini che giocavano in strada. E che rimanevano lì anche quando la mamma usciva per andare al lavoro. Oggi vedo bambini molti stressati: tra ore di nuoto, chitarra e palestra non hanno più tempo per i giochi spontanei. Li trovo davanti al garage a giocare a palla con i genitori che li osservano a braccia conserte”. Sembra esserci più paura di una volta:del traffico,della delinquenza, della criminalità. Ma è una paura più percepita o più reale? Secondo Alida gli omicidi e le violenze son sempre successe. Ma adesso si ha paura di tutto. “La gente diffida dei vicini, preferisce chiamare una babysitter che conosce ancora meno. Con i soldi pensa di garantirsi la tranquillità”.

Il gruppo di via Pitteri si dà appuntamento a un prossimo sabato. Il messaggio è chiaro: Tutte le vie e le zone della città possono seguire l’esempio, contattando Alida Nepa o la rete Social Street Italia. L’unione fa la forza, si dice. E Dio ti salvi da un cattivo vicino e da un principiante di violino, diceva mia nonna.

10 Commenti

  1. Francesca scrive:

    e per iscriversi al Gruppo Facebook:
    https://www.facebook.com/groups/168690336673042/

  2. maria elena abbate scrive:

    Posso iscrivermi anche se non vivo proprio lì ma a 10 minuti a piedi? Sto in zona Porta Romana ma spesso faccio dei giri a piedi lì in via del Campo… Grazie da maria elena!

  3. Maria Elena scrive:

    Dici? Però peccato se se ne creano troppi… Si finisce per frammentarsi!

  4. Sara scrive:

    Penso di sì ma potete chiedere direttamente ad Alida Nepa. La trovate nel gruppo facebook.

  5. Miriam scrive:

    ehi ehi ehi!!!! la medaglia d’argento spetta a Residenti in via Eleonora d’Este d’Aragona e Lucrezia Borgia (FE) !!!!! e abbiamo bisogno di aiuto per crescere! residenti della zona piazza ariostea, fatevi sentire!!!!! https://www.facebook.com/groups/687368441317652/?fref=ts

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