Indovina chi viene a cena? di Stanley Kramer è un film del 1967 con Katharine Hepburn e Spencer Tracy. Può darsi che sia un film ormai datato in un Paese come gli Stati Uniti dove una coppia sposata su cinque è mista. Ma all’epoca fu rivoluzionario. Fino alla fine degli anni ’60 il matrimonio tra una persona bianca e una nera (ma anche giapponese, cinese, o come diceva un vecchio statuto della Virginia con una persona avente sangue non caucasico in misura superiore alla sedicesima parte) era illegale. Rievoca oggi politiche naziste e cappucci bianchi a cono. Ma ormai fa sorridere: chi penserebbe oggi di proibire un’unione, istituzionale o meno, tra bianchi e non bianchi? Eppure all’epoca fu tutto un fiume di manifestazioni, dibattiti, scontri, proposte di legge, appelli ai giornali. E si faceva sul serio. Un po’ come l’Arcigay in quest’ultima parte di secolo.

Massimiliano de Giovanni, bolognese e adottato dalla città estense ormai da cinque anni, è il presidente dell’Arcigay di Ferrara da questa primavera, lo incontriamo per un caffè e due paste in un bar illuminato come a mezzogiorno. Massimiliano è molte cose: sceneggiatore di fumetti, insegnante di scrittura creativa all’università di Bologna, ideatore di un corso di cucina creativa dal 19 novembre all’IBS. Un corso di cucina in libreria è un’idea tutt’altro che banale. “Nessuna teoria, è un corso di cucina vero e proprio, con tantodi piastre e bollitori” racconta. Ma le calorie e le ore del suo tempo, ora, le spende tutte per la realizzazione del Tag Festival: “Il Festival di cultura LGBT è nato in modo spontaneo. Enrico Ravegnani, il proprietario del Palazzo della Racchetta e noto gallerista ferrarese, ha avuto l’idea e mi ha chiamato. Alla fine della telefonata stava nascendo un festival”.

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Di cosa stiamo parlando? Il Tag Festival è una manifestazione ideata e promossa da Arcigay Ferrara e da Enrico Ravegnani e patrocinata dal Comune di Ferrara. Si svolgerà a Palazzo della Racchetta (in pieno centro storico, Via Vaspergolo 6) dal 4 al 6 ottobre 2013 nel circuito off del Festival Internazionale. “Avevamo già collaborato con Internazionale ma stavolta è diverso, sarà un festival dentro il festival”. Gli incontri, i dibattiti e gli spettacoli hanno lo scopo di educare alla diversità, contro ogni forma di violenza e discriminazione dei diritti umani e civili delle persone omosessuali. “Sì, non è una festa inter nos, non è pensato per gli addetti ai lavori, insomma, ma proprio per il pubblico che non ci conosce. Siamo convinti che l’omofobia si combatta con l’educazione. C’è chi non ha gli strumenti per giudicare. Ci piacerebbe provare a dargliene qualcuno”. L’educazione è fondamentale, ci vogliono insegnanti e genitori capaci per far luce su una situazione cupa, basta farsene un’idea leggendo il ritratto dell’Espresso (n.36 del 12 Settembre 2013), un’inchiesta sulle vittime dell’omofobia.La gente deve capire che dare un diritto ad un gruppo non significa sottrarne a un altro. Poi c’è la disinformazione. Come la storia del genitore 1 e genitore 2, si è solo voluto proporre genitore al posto di madre e padre, ma così facendo non si perde certo un concetto intenso e bellissimo come quello di madre. Comunque sia il Festival non ha un obiettivo politico particolare, vogliamo solo raccontare un mondo per molti sconosciuto”.

Cosa significa TAG? “E’ una parola figlia dei nostri tempi, di una comunicazione che nasce e si diffonde nei social network. Abbiamo pensato di attribuire delle parole chiave al concetto di omosessualità e transessualità, per offrire una vera informazione a chi omosessuale non è. Le nostre parole chiave saranno: famiglia, adolescenza, religione, consapevolezza, generazione, genere. Speriamo poi che tutti vogliano taggarsi in TAG, mettendo il proprio nome e la propria faccia al servizio dei diritti civili”.

Foto di Andrea Bighi

Il Festival darà quindi voce al mondo variegato del LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) in tre giorni fitti di eventi. Non solo dibattiti sulle nuove famiglie italiane, sul tema degli adolescenti gay, sui ruoli sociali di genere ma anche cortometraggi, aperitivi musicali, dj set, spettacoli teatrali come quello di Maura Chiulli e una cena (su prenotazione) con Alessandro Fulin, la mitica professoressa di Tuscolano di Zelig. Tutto in collaborazione con il mondo LGBT: Arcilesbica, Famiglie Arcobaleno, Agesci”. Il programma dettagliato è disponibile qui: http://www.arcigayferrara.blogspot.it/2013/09/programma-eventi-tag-festival-di.html e alla pagina facebook https://www.facebook.com/tagfestivallgbt.

La famiglia e gli adolescenti saranno al centro della prima giornata, venerdì 4 ottobre, subito dopo il taglio del nastro ufficiale da parte di Marcella Zappaterra, presidente della Provincia di Ferrara. Massimiliano ci spiega la situazione: “Gli adolescenti sono l’anello a rischio. Se un adolescente è emarginato perché viene da un altro Paese trova almeno un riscontro della sua identità e un appoggio all’interno della sua famiglia, condivide con loro la sua provenienza. Ma un adolescente omosessuale in chi si rispecchia?”. Prima che qualcuno ruoti il dito indice in aria al grido di Ecco come usano i nostri soldi! è bene ricordare come non sia stato usato alcuno contributo pubblico. “Esatto, l’Arcigay ha promosso grigliate ed eventi per raccogliere i fondi necessari. Viene tutto dalle nostre tasche”.

La domanda delle domande: la politica deve assecondare la volontà popolare? Massimiliano cita un sondaggio recente per cui più del 50% degli italiani sarebbe favorevole al matrimonio gay (http://www.clandestinoweb.com/sondaggi-nel-mondo/sondaggi-di-opinione-e-di-costume/109111-matrimoni-gay-sondaggio-datamonitor-il-553-degli-italiani-e-favorevole/). “La politica deve tenerne conto. Anche in Francia la legge sui matrimoni omosessuali ha suscitato proteste molto forti ma il governo francese è andato avanti con quello che aveva promesso”. La politica non è la strada diretta, anzi. “Si è tentato di cambiare le cose andando verso la politica. Ora forse è tempo di cambiare. Meglio partire dal territorio, dal microcosmo. Dalla gente. Quella a cui ci vogliamo rivolgere, a cui vogliamo raccontarci il prossimo weekend”. E la posizione del Vaticano, per quanto contraria al riconoscimento dei rapporti omosessuali, non pregiudica affatto un rapporto sereno con la religione cattolica. Anzi. E’ stato proprio un prete, don Marco Bisceglia, morto nel 2001, coraggioso e anticonformista nel vero senso della parola, il fondatore del primo circolo gay a Palermo e uno dei primi attivisti cattolici a favore della causa gay.

E’ la prima volta che Ferrara ospita un evento di questo tipo. “Sì, qui molto è possibile. A Milano le idee rimanevano nel cassetto, qui ci sono delle istituzioni che ascoltano davvero”. E’ il famoso mondo sommerso di Ferrara che ritorna. A una prima occhiata Ferrara sembra una delle tante città italiane di provincia. Ma finiti gli spritz, sotto il capello piastrato delle studentesse di economia, dietro al piadina bus, al di là del castello da fiaba e delle smorfie del Savonarola c’è molto altro. E tutto da scoprire. “Ferrara è Bologna venti anni fa – dice Massimiliano capovolgendo quella famosa frase Ferrara 500 anni fa era New York – quando si poteva ancora vivere a dimensione d’uomo, quando tra vicini ci si conosceva, quando la città pulsava ancora”.

Massimiliano non ha certo fatto da solo. Elisabetta Chinarelli, Segretaria di Arcigay Ferrara,  Alessandro Carion, Tesoriere, e Marcello Cavicchi Dalloco Tucci, Consigliere, sono i membri del direttivo che hanno lavorato alla creazione di questo evento. E, last but not least, Enrico Ravegnani, proprietario di Palazzo della Racchetta, il favoloso palazzo che ospiterà il Tag Festival, a due passi dalle altre sedi che accoglieranno Internazionale. Il Palazzo è chiamato così perché la famiglia d’Este ci giocava a volano. Al momento ospita le opere di 167 artisti, i partecipanti al concorso internazionale Premio Il Segno 2013 organizzato da Zamenhof Art. Domenica 22 settembre ben 500 persone hanno partecipato alla cerimonia di premiazione.

La sede che ospiterà il Tag Festival è incantevole: alcuni documenti ne attestano la presenza già nel 1280: mattoni, tende rosse e portone di legno scuro. Un piano terra spazioso accoglierà gli spettacoli e il piano di sopra sarà adibito a dibattiti e incontri. Enrico Ravegnani, fresco di ritorno da Bratislava, dove ha presentato due mostre di artisti italiani, è entusiasta: “I privati devono collaborare con le associazioni. Qui le porte sono aperte”. Anche per il Palazzo, il cui restauro è iniziato quattro anni fa, non è stato richiesto nessun contributo pubblico: “Non c’era né acqua né luce, ora è tutto a norma, con il patrocinio del Comune e della Provincia.”

Il Festival sta per cominciare. Il prossimo sarà uno dei finesettimana più coinvolgenti per Ferrara. Arricchiamoci delle nostre reciproche differenze, scriveva Paul Valéry. Vi aspettiamo tutti al Palazzo della Racchetta. Taggatevi!

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