«Se non ci si assume il diritto più controverso di poter raccontare ‘tutto’, lì inizia a morire la libertà».
Massimo Galletti, nella prefazione a Psychopatia Sexualis di Miguel Ángel Martín

«Siamo degli amorali», ripeteva sempre, «non immorali».
Debora Attanasio su Riccardo Schicchi


Le Brigate Rosse, le stragi, la Dc, i movimenti giovanili, la classe operaia. La legge sull’aborto, quella sul divorzio. Sono gli anni Settanta come li abbiamo vissuti, come ce li immaginiamo, come ci sono stati raccontati. Eppure l’Italia di quegli anni è anche altro. È la pornografia, qualcosa che unisce i fermenti di una nuova generazione alla ribellione contro un certo ‘abbottonamento’ di formazione cattolica su cui il Paese si fonda, e che detta legge anche sulla sessualità. Un termine, il porno, che ancora oggi detta scandalo, difficoltà di assimilazione e comprensione.

Dopo esser stato presentato al Biografilm Festival, viene proiettato stasera al Cinema Boldini di Ferrara ‘Porno & Libertà (Porn to be free), l’ultimo lavoro di Carmine Amoroso. Sceneggiatore di Parenti serpenti di Monicelli e regista di Come mi vuoi, primo film italiano a tematica transgender, Amoroso racconta attraverso un lungo e difficile lavoro (durato sei anni, con diverse porte chiuse in faccia) la storia di una battaglia contro la censura e il comune senso del pudore, attraverso una rivoluzione ancora poco analizzata e compresa, portata avanti da un “gruppo di ribelli”, come li chiama lo stesso Amoroso. I ribelli del porno.

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L’idea nasce intorno a un personaggio emblematico, Riccardo Schicchi. “L’ho conosciuto solo qualche anno fa, per caso, a una proiezione del mio precedente lavoro, Cover Boy – spiega il regista –. Rimasi subito affascinato da questa figura, di cui fino ad allora avevo un’immagine molto televisiva, quasi negativa. Invece mi sono subito reso conto che Schicchi attraverso il porno aveva lottato per una sessualità più libera in Italia. Era un uomo che aveva un’idea politica della pornografia, che andava assolutamente raccontata”. Per Carmine Amoroso, come per molti altri della sua generazione, l’educazione erotica inizia con Schicchi, il fotografo di Epoca che inventò Cicciolina, Moana Pozzi, Eva Henger, Rocco Siffredi. “Il porno in Italia è nato con lui e da sempre per me rappresenta un mito – continua Amoroso –. Faceva parte di quella controcultura degli anni ’70 che andava a braccetto con l’esperienza di Radio Alice, Andrea Pazienza e Filippo Scozzari, Il Male e Frigidaire”. Dalla politica all’arte, dietro al porno c’è un mondo fatto di storie e personaggi. Come Lasse Braun, ovvero Alberto Ferro, che fu il primo italiano trapiantato in Svezia a sdoganare la cultura del porno nel mondo. “Un italiano che studiava legge ed era figlio di un diplomatico – racconta Carmine Amoroso –. Si deve a lui, nel 1969, la prima legge che liberalizza la pornografia, facendo così diventare i paesi scandinavi l’indiscusso regno del porno”.

porntobefree-02La pornografia è un mondo spesso sconosciuto, ma molto attuale. “È un linguaggio della contemporaneità che non è stato ancora analizzato, sul quale bisognerebbe invece iniziare a riflettere – evidenzia Amoroso –. Di pornografia si muore, oggi. Nei paesi di regime islamico, in Cina, in Corea del Nord. Ma anche in Francia e nel resto d’Europa, con attentati che vanno a incidere proprio in quella libertà che nasce dal corpo, acquisita con sforzi e battaglie”. Proprio per questo, con Porno & Libertà si parla di Judith Malina al Living Theatre, di Marco Pannella e di tutti quei “ribelli” che hanno utilizzato il corpo come mezzo politico per rivendicare dei diritti.

Dall’aborto al divorzio, alle prime battaglie omosessuali, tutto è intrecciato. Ogni cosa è collegata, eppure se di altre battaglie se ne è parlato a lungo, del porno ancora poco si dice. “È perché si ha paura, anche solo a usarlo, il termine porno. È come se a pronunciarlo, se a metterlo nel titolo del film si intaccasse la reputazione mia, che il documentario l’ho fatto, e di chi lo proietta. La pornografia è ancora legata all’oscenità, all’idea di qualcosa di sporco, se ne ha paura”. Il porno, ha però anche una sua forza, e sta nel suo linguaggio. Un tempo questa forza era trasmessa da Bertolucci con Ultimo tango a Parigi, da Pasolini con Salò o le 120 giornate di Sodoma, ma anche da quel mondo del cinema hard che riuniva Cicciolina e le altre. “Era un linguaggio dirompente, con una visione anche ironica e leggera del mondo, rispetto a quello parallelo, pesante, della lotta armata. Ora invece – commenta Amoroso – da un lato esiste la pornografia, diffusa e categorizzata nei suoi canali, dall’altra il novanta per cento delle opere sono pensate per una visione televisiva, dove è impensabile turbare il pubblico”. Per questo il porno porta con sé un linguaggio non banale, per Carmine Amoroso da non sottovalutare. “Dal punto di vista accademico si studia molto, ma manca il coraggio di creare una riflessione che sia più divulgativa, comprensibile da tutti. Il cinema, in questo senso, è un mezzo che può aiutare”.

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La pornografia è attuale, perché ancora attualissima è la sua limitazione. “Abbiamo subito una censura molto grave da Facebook, che ci ha oscurato la pagina per via del capezzolo presente nella locandina e la scritta ‘porno’ nel titolo. Nella piattaforma sociale – mezzo usato dalle realtà indipendenti che già faticano a promuoversi, specifica Amoroso – è stato censurato un lavoro che racconta la storia della censura. È qualcosa di gravissimo e inquietante. C’è un neopuritanesimo dilagante, col quale dobbiamo fare i conti ora. Il documentario racconta così di un passato, che è molto attuale. Paradossalmente attuale. Fare in modo che un’opera non venga divulgata, c’è forse censura peggiore?”.

Il film, che inizia alle 21 al Cinema Boldini, prosegue la rassegna ‘Riusciranno i nostri eroi’, organizzata in collaborazione con Fice Emilia Romagna. Al termine della proiezione il regista Carmine Amoroso ne parlerà con Michele Travagli.

PROMO ZUT film – PORN TO BE FREE ( PORNO & LIBERTA’) from ZUTFILM on Vimeo.

2 Commenti

  1. La mia lettura della pornografia è diversa. Oggi il mercato pornografico è uno dei settori più redditizi e prolifici, proprio perché facilmente fruibile e incentivato da un sostrato culturale maschilista. Se vogliamo definire la pornografia un tabù soltanto perché non se ne parla tra suoceri e nuore-generi, evidentemente non sappiamo osservare la società nel modo corretto. I tabù ci sono, e pericolosissimi, ma nessuno li riesce a identificare correttamente. Chi mai parla della sessualità delle donne come individui e non come subalterne agli uomini? Mi riferisco alla masturbazione femminile, all’orgasmo clitorideo e non vaginale, ad esempio (si legga la filosofa Carla Lonzi in proposito). Ed, inoltre, al fatto che la pornografia rappresenta un mercato ad uso e consumo maschile, fondato sulla subordinazione femminile (la rasatura del pube delle attrici pornografiche è l’esempio più immediato di quanto ho appena affermato).
    Se negli anni ’70 la battaglia della pornografia sfidava il potere religioso, oggi ha perso qualsiasi caratteristica sovversiva, perché rappresenta essa stessa un certo potere (si parla infatti di “capitalismo caldo”, secondo Beatriz Paul Preciado).
    Mi fermo qui (ma potrei continuare a lungo, perché si tratta di argomenti di mio stretto interesse) concludendo con un’osservazione finale: la locandina del documentario che promuovete con quest’articolo e le immagini che compaiono su questa pagina web muovono soltanto istinti maschili. Prova ne è il fatto che sono rappresentate soltanto donne e nudi erotici femminili (gli unici nudi maschili nel video non sono certamente erotici, sfido chiunque ad affermare il contrario), come di regola accade.
    Proprio noi donne dovremo accollarci la responsabilità di rompere certe radicate connivenze con la cultura maschilista e patriarcale, rifiutando di trasformarci in megafoni del potere industriale pornografico, a favore dell’affermazione della nostra identità anche nella sessualità, inesplorata e ancora, ahimè, indicibile.

  2. Paolo scrive:

    Riguardo al post di Alessanra.

    … facilmente fruibile e incentivato da un sostrato culturale maschilista.

    la vedo meno culturale, diciamo che sfrutta abilmente le pulsioni sessuali maschili molto più forti e più istintive di quelle femminili.

    … Chi mai parla della sessualità delle donne come individui e non come subalterne agli uomini?

    Spesso è vero per la pornografia di Internet, nei film invece (dove non si guarda solo all’istinto ma talvolta anche ai sentimenti) si va dalla donna ammaliatrice, seduttrice dove è lei la padrona del gioco e lui il subalterno, a film dove si esplorano i sentimenti e la sessualità è semplicemente il coronamento (quasi mai subalterno).
    Vi è poi sia negli uomini che nelle donne chi preferisce sentirsi subalterno, non è sempre un disvalore, c’è chi trova nella subalternità un senso di sicurezza.

    … La rasatura del pube delle attrici pornografiche è l’esempio più immediato di quanto ho appena affermato.

    C’è anche quella degli attori maschili (ovviamente non del pube), sono cose fatte per piacere al partner, allora anche mettersi il rossetto sarebbe una forma di subalternità.

    … Se negli anni ’70 la battaglia della pornografia sfidava il potere religioso, oggi ha perso qualsiasi caratteristica sovversiva
    Assolutamente daccordo

    .. potrei continuare a lungo, perché si tratta di argomenti di mio stretto interesse

    Ho notato e apprezzo il fatto che argomenti le tue considerazioni (ecco perchè rispondo con le mie).

    … La locandina del documentario che promuovete con quest’articolo e le immagini che compaiono su questa pagina web muovono soltanto istinti maschili. Prova ne è il fatto che sono rappresentate soltanto donne e nudi erotici femminili (gli unici nudi maschili nel video non sono certamente erotici, sfido chiunque ad affermare il contrario), come di regola accade.

    La pornografia oggi fa i soldi facendo pagare gli uomini (sfruttando i loro istinti), se escludiamo la prostituzione dove ci sta sfruttamento e tutto il resto, la pornografia paga le donne che spesso fingono subalternità e passività per compiacere l’ego maschile.
    Ma alla fine quello che paga l’iscrizione al sito erotico, compra la rivista o il film porno, l’accesso al privè da ‘guardone’ e tutto il resto è l’uomo.
    Questo per dire che vederla come sfruttamento dell’uomo nei confronti della donna mi sembra fuori dal tempo, anche perchè chi paga la pornografia alla fine oggi è quasi esclusivamente l’uomo.

    … rifiutando di trasformarci in megafoni del potere industriale pornografico
    Quindi dovresti prendertela con le porno attrici che accettano ruoli subalterni.
    C’è chi con la pornografia è uscita dalla miseria, la vedo dura!

    …a favore dell’affermazione della nostra identità anche nella sessualità, inesplorata e ancora, ahimè, indicibile.

    Non è un problema, le cose più belle non sono quelle che ci troviamo davanti ma che sappiamo ricercare e godere proprio perchè misteriose e da scoprire.
    E le scopre solo chi se le merita, e questo è un bene (e il potere delle donne è la capacità di gestirle).
    Ben venga che resti inesplorata e indicibile.

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