Questa mattina in Largo Castello, si sale in sella con Greenpeace. Una pedalata polare per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle conseguenze dei cambiamenti climatici. Ma com’è pedalare a Ferrara in un giorno qualunque?

Ferrara città delle biciclette. I cartelli all’entrata della città non mentono di certo. Bici da signora con cestino, bici da corsa, Grazielle, bici usate, bici rubate: per i ferraresi la bici è come il pane. Ma siamo davvero sicuri che Ferrara sia una città davvero bike friendly? Per prima cosa vediamo come è fatta una città amica delle biciclette. Esistono dei criteri obiettivi? Secondo il modello europeo di mobilità urbana è una città che favorisce gli spostamenti con i mezzi pubblici e in bicicletta scoraggiando l’uso delle automobili, ha una rete di piste ciclabili che collegano le periferie tra di loro, ha zone ZTL e zone 30 diffuse e adotta tecniche di moderazione del traffico (ampliamento dei marciapiedi, creazione di dossi ecc). In più, è una città dove le bici possono percorrere nei due sensi le strade a senso unico.

Piste ciclabili, bici contromano, furti di biciclette, permessi ZTL. La questione è spinosa. Ne parliamo con Stefano Diegoli, presidente della FIAB, e Massimo Migliori, ex presidente. Stefano ha 26 anni e per la mentalità italiana è un baby presidente. Che cos’è la FIAB? E’ la federazione che unisce 130 associazioni ciclo ambientaliste italiane, aderisce all’European Cyclist’s Federation (ECF) ed è riconosciuta dai Ministeri dell’Ambiente e dei Lavori Pubblici. Cosa offre ai soci? Inviti a corsi, escursioni e ciclovacanze. E non solo. Anche un’assicurazione bici valida in tutta Europa e una consulenza legale gratuita.

Massimo Migliori è la memoria storica della bicicletta a Ferrara. Chiediamo a lui come tutto è iniziato, o meglio, come tutto è finito.

«Com’è cambiata la città per quanto riguarda il suo rapporto con la bicicletta?»

«Ci sono stati flussi e reflussi. Negli anni ’60 la bici era di tutti, anche degli avvocati e dei professoroni. Io lavoravo in ospedale ed era normale veder arrivare il direttore sanitario del S.Orsola in bicicletta. Andavamo tutti in bici perché era comodo. Con l’arrivo dell’automobile è cambiato tutto, la bici è diventata una cosa da poveri. Cosa forse comprensibile negli anni ’70 e ’80. il guaio è che, nonostante si sia fatta strada una coscienza ecologica, questa mentalità persiste. Il 18enne vuole subito patente e auto ».

E’ vero che per la maggioranza degli italiani la bici è un’alternativa un po’ sfigata all’auto. Nelle città del Nord Europa è il manager in giacca e cravatta a saltare in sella alla sua bici appena uscito dalla metro. Da noi lo troviamo alla guida di un SUV. Una tonnellata di metallo solo per portare il bambino all’asilo. La bicicletta, in Italia, resta relegata al mondo degli hobby, dello sport, della domenica mattina in campagna. L’83,2% degli italiani utilizza l’auto per andare al lavoro, il 13,1% usa i mezzi pubblici, il 4% la moto o il motorino e soltanto il 2,9% va al lavoro in bicicletta (dati Instat 2011).

«Quali sono i problemi principali di un ciclista urbano?»

«Le strade miste con le macchine che superano i 30. Ma anche i conflitti con i pedoni. In via Garibaldi e in via Mazzini è il caos. Tipico dei percorsi ciclo pedonali».

Foto di Giacomo Brini

«Come sono i ferraresi: più ciclisti o più automobilisti?»

«C’è una doppia popolazione. Quella per cui la bici è da poveri, che urla ai ciclisti potete salvare il mondo anche un po’ più a destra. E poi ci sono loro, i ciclisti».

«Che non sono sempre un modello di virtù. Il ciclista urbano ferrarese è un po’ selvaggio».

«E’ vero. A volte manca il senso civico di base. Nei controviali, ad esempio, le bici vanno sui marciapiedi e i pedoni in strada. E’ assurdo. Certo, i ciclisti lo fanno perché hanno paura di essere investiti. Ma c’è una certa insofferenza per le regole. Basti pensare agli attraversamenti selvaggi in viale Cavour».

«Io introdurrei l’educazione civica a scuola » dice Stefano. «A volte è pura questione di mentalità ».

E’ vero, però, che l’incuria aiuta l’inciviltà. Se un ciclista avesse a disposizione piste ciclabili complete, diventerebbe più civile e educato? La questione è più complessa di come sembra.

«Il concetto della sicurezza del ciclista » racconta Massimo « e quindi della necessità di un percorso dedicato, una volta non esisteva. Il pensiero Oddio, la macchina mi schiaccia non c’era, perché la bici era il mezzo naturale di tutti. Poi le strade sono diventate pericolose. La mentalità, però, non era pronta. Quando hanno aperto la pista ciclabile in via Bologna fino a Piazza Travaglio, i ciclisti non la usavano nemmeno, pensavano fosse per i pedoni».

Le piste ciclabili a Ferrara sono poco più di cento chilometri. Sono sufficienti? Le poche piste ciclabili, come quella alla fine di via Garibaldi, andando verso la stazione, sono quotidianamente invase da pedoni che guardano storto i ciclisti che scampanellano.

«Le piste ciclabili sono il fallimento della convivenza» dice Stefano «nei centri città non dovrebbero esistere, mentre sono importanti come separazione da flussi motorizzati ad alta velocità nelle radiali che conducono al centro o che collegano centri attrattori o come percorsi più rapidi estranei alla viabilità per le auto. Ogni ente misura la pista ciclabile secondo propri parametri. La regione, ad esempio, considera anche i controviali. E poi ci sono spazi comunemente usati come ciclabili che non possono essere considerati tali perché inferiori alle dimensioni previste da codice della strada».

Quali possono essere le soluzioni possibili per migliorare la mobilità ciclabile in città? Dalla chiacchierata con Stefano e Massimo emergono 6 spunti, 6 idee su cui potremmo discutere:

  1. Adozione di una segnaletica – non verticale – chiara e visibile nelle strade a percorrenza mista. Ad esempio una pista ciclabile in via Garibaldi che indichi il posto delle bici al centro e i pedoni ai lati. Ma non è certo fattibile nelle strade strette o con ciottoli.
  2. Riduzione dei permessi permanenti. Sono troppi i permessi dati alle macchine in centro. 6700 permessi ZTL permanenti e 27000 giornalieri nel solo 2012. Pare che ci siano più auto nella ZTL che fuori.
  3. Aumento e miglioramento delle rastrelliere. Sono poche e non sono abbastanza sicure perché non permettono di legare il telaio ma solo la ruota.
  4. Connessione tra spostamenti in treno e uso della bici. «Hanno tolto l’abbonamento annuale per le bici. Ma come posso pagare il supplemento bici 3,50 ogni giorno?» dice Stefano. Il treno può essere un volano per lo sviluppo del cicloturismo ma in Italia questo servizio è disomogeneo. Basti pensare che nei treni ad alta velocità non c’è lo spazio per la bici.
  5. Limite per le macchine a 30 nei percorsi misti macchina-bici. La legge c’è già ma non è osservata e la segnaletica non è sempre evidente.
  6. Rivalutazione della gravità del furto della bici. «C’è una mentalità dominante» dice Stefano «per cui è tollerabile acquistare una bici rubata. C’è perfino un gruppo facebook di Ferrara che ho segnalato, un vero e proprio mercato di bici a 30-40 euro, chiaramente rubate. La cosa grave è che non esiste un’assicurazione per le bici. Prendiamo l’assicurazione sul lavoro. Se io andando al lavoro in macchina ho un incidente, questo si chiama “infortunio in itinere”. Per la bici non è previsto. L’INAIL non prende in considerazione la bici come mezzo per recarsi al lavoro. Questa è una delle battaglie della FIAB. Ti racconto questa storia. Giorni fa ho assistito a uno scontro tra biciclette qui in piazzetta. Uno dei due ciclisti era un turista tedesco. L’italiano, dopo lo scontro, ha fatto per andarsene ma il tedesco l’ha fermato e gli ha chiesto i danni. Il cicloturista era assicurato. Noi italiani, se ci rompono la bici, ce ne torniamo a casa mesti e doloranti».

E’ venuto il momento di sapere cosa ne pensano i ferraresi in sella. Chiediamo a Giacomo e Orsola, due ciclisti urbani, cosa ne pensano del problema “pista ciclabile”: Per Giacomo l’idea della segnaletica è «inutile. Qui da noi abbiamo vie storiche, minuscole, non possiamo mettere cartelloni come in tangenziale. Basta il senso, il buon senso, bisogna imparare a convivere ». E’ una questione di cultura? Non siamo abituati a farci dettare il quotidiano da cartelli e segnaletica. Responsabilità degli amministratori per indicazioni e segnaletica insufficiente o semplicemente ci vuole un po’ più di senso civico? La verità è che il problema è ben altro “Non dobbiamo più pensare in termini di piste ciclabili sì – piste ciclabili no.” dice Orsola “La chiave di tutto è la mobilità integrata. Orsola ci spiega meglio in cosa consiste: « è un sistema ciclabile integrato con i mezzi pubblici. Significa il potenziamento di autobus e treni in accordo con le potenzialità della bici. Significa aiutare chi vuole venire in città senza auto, offrendo una zona di interscambio dove lasciare l’auto e raggiungere la città in bici o in navetta ». E’ necessario, come suggerisce Orsola, un biciplan pianificato. Parlare solo e soltanto di piste ciclabili è una discussione sterile.

E cosa ne pensano gli automobilisti? Lo chiediamo a Claudio, che abita in centro storico, e a Davide, che vive in provincia. « Ho rischiato di metter sotto un sacco di ciclisti in via Mortara » ci racconta Davide. « A Ferrara, chi guida sa che deve fare più attenzione che altrove. Io stesso lascerei volentieri a casa la macchina ma come faccio? Per andare al lavoro in macchina ci metto 25 minuti. Se facessi lo stesso percorso in autobus mi ci vorrebbero tre ore e mezza. Abito in provincia e se volessi venire a Ferrara con i mezzi avrei solo due corse al giorno. Che possibilità ho? Prendere un autobus alle sette del mattino anche se ho un appuntamento alle 11? E poi l’autobus mi lascia in viale Kennedy, lontano dal centro. E se piovesse o avessi fatto degli acquisti pesanti? Non avrei molta voglia di farmela a piedi ». Claudio usa l’auto per andare a prendere la moglie in stazione la sera che, come la metà dei ferraresi, lavora a Bologna. «Quando mia moglie arriva in stazione alle nove di sera, dopo un’intera giornata di lavoro, deve aspettare per ben mezz’ora il primo autobus disponibile per tornare a casa. Perché non si studiano gli orari di treni e autobus in modo che coincidano?»

La questione è complessa. Quasi come il problema del contromano. Da quando il consigliere comunale Leonardo Fiorentini ha promosso un’interpellanza sulla possibilità per le bici di andare contromano (http://www.leonardofiorentini.it/consiglio/tag/senso-unico/) è scoppiato il dibattito. Citando Fiorentini: «Andare in bici contromano per i ferraresi è quasi naturale. Ci sono strade (poche) in cui questo è espressamente consentito, altre in cui è considerata consuetudine nonostante il divieto e il controsenso è praticato quasi in sicurezza, altre in cui il buon senso impedirebbe di farlo ma qualcuno lo fa lo stesso. I vigili non possono controllare tutto ». A quanto pare anche i ferraresi sono d’accordo. “In bici contromano? Siamo favorevoli. Quasi un plebiscito tra i ciclisti ferraresi che transitano in centro e invocano anche una ulteriore riduzione del traffico” (La Nuova Ferrara, 10 settembre 2014). Che ne pensa la nostra ciclista Orsola? « Tutta l’Europa in bici va contromano, anzi, autista e ciclista si vedono meglio se sono uno di fronte all’altro. E poi non si può chiedere ai ferraresi di fare un chilometro in più di strada solo per evitare il contromano!»

Un modo per attirare l’attenzione sui problemi della ciclabilità c’è. Ed è anche divertente. Avete sentito parlare di CRITICAL MASS e di BIKE PRIDE? Il primo è una festa di occupazione stradale che si tiene una volta al mese. Il primo critical mass ferrarese è stato ad agosto. Orsola c’era: “Molti automobilisti si sono lamentati perché abbiamo invaso le strade. Perfetto, obiettivo raggiunto, il senso era proprio quello di dar fastidio. Noi siamo il traffico, non intralciamo il traffico, anche le macchine devono aspettare ». Il Bike Pride, invece, è una festa annuale. Quella di quest’anno si è tenuta il 21 settembre in concomitanza con gli altre bike pride a Torino, Roma e Bologna.

Non solo la bici fa bene alla città ma anche al portafoglio. Non solo quello dei privati ma anche quello delle strutture turistiche. Il cicloturismo e il cicloescursionismo sono opportunità importanti. Bisogna pensare ai turisti in bici. Un po’ come fa witoor, organizzatore della prima Night Ride di cui abbiamo parlato qui. Secondo lo studio European Cycle Route Network Eurovelo della Direzione Generale per le Politiche Interne del Parlamento Europeo il giro d’affari raggiunto dal cicloturismo in Europa è di 44 miliardi di euro.

La bicicletta fa bene prima di tutto a chi la usa. E’ stato perfino calcolato con un algoritmo: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha creato HEAT, uno strumento online per calcolare l’impatto dell’uso della bicicletta sulla salute. Come riporta il sito www.bikeitalia.it, basterebbe pedalare tre volte la settimana per ridurre le probabilità di morte del 28%. Secondo HEAT, l’Austria, con 8 milioni di persone, risparmia così 400 milioni di euro l’anno in cure sanitarie.

Per maggiori informazioni:

http://fiab-onlus.it/bici/

http://www.bicitalia.org/cms/it/

http://witoor.com/it/

4 Commenti

  1. Monoferrara scrive:

    Spostarsi in bicicletta a Ferrara è molto comodo il problema è liberarsi dalla comodità apparente dell automobile, io per un problema alla macchina maison dovuto arrangiare con la mia bici , primo problema la paura dei furti , davvero disarmante , portarsi pesantissime catene sempre appresso.Poi ho pensato sarebbe fattibile girare in bicicletta sempre ma prendiamo in considerazione il fatto quotidiano dobbiamo fare la spesa….come mi organizzo.?…OK zaino in spalla poco posto ma utile e comodo …problema poca spesa …quindi dovrei andarci quasi tutti giorni a meno che non utilizzo anche borse laterali…problema dei pacchi dell’acqua risolto..bevo acqua dal rubinetto produco meno plastica guadagno punti.Qui mi sorge un altro problemi se ci fossero più mini market nella varie zone della città farei meno strada in bici invece a noi ci piacciono i centri commerciali grandi e scomodi fuori città …provare ad andare al bennet in bici ….in parte nel centro di Ferrara si sta vedendo un cambiamento grandi negozi chiudono e riaprono minimarket..Metti il caso che avessi un figlio e lo dvo portare a scuola o asilo e conciliare l orario di lavoro…in bici non riesco a muovermi negli stessi orari ,bisognerebbe avere la flessibilità degli orari ….figli alle 8.00 a scuola o asilo , lavoro alle 8.30 mezzora di tempo per arrivare al lavoro fattibile …per tutti .Problema metereologico più critico è la pioggia ..non dico neve per la rarità nella nostra zona , a parte un buon abbigliamento la macchina vince purtroppo….i mezzi pubblici sarebbero il rimedio ma con orari più consoni ..e in italia non funzionano .Questo è il mio punta di vista su il discorso bici vs auto saluti Filippo

  2. Nico scrive:

    Bel articolo, completo.
    Concordo che le piste ciclabili siano solo una piccola parte di un discorso più ampio che passa anche per l’educazione del ciclista/pedone/automobilista, però personalmente una pista ciclabile per viale Cavour/Giovecca, Porta mare/Porta Po e per le tante altre strade dove gli automobilisti corrono la troverei più che utile. Mio personale parere.

  3. Franco scrive:

    Anche secondo me una pista ciclabile in più, in attesa di un biciplan che magari non arriverà mai, non fa mai male.

  4. Claudio scrive:

    Vi invidio. Io sto a Verona….Qualcuno l’ha già scritto?!?

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