logo_biancoMetodico e compassato, o bizzarro e vittima dei suoi tic, il campionario umano degli investigatori che hanno arricchito la lunga storia del genere giallo, restituisce ai propri lettori una multiforme varietà di protagonisti. Cambiano i tempi e i modi, dalla letteratura l’orizzonte si sposta al cinema, alla televisione e al fumetto, eppure chi indaga per risolvere un delitto, in fondo indaga sui misteri dell’animo umano. E per esplorare le dinamiche di un genere e delle sue ramificazioni che da oltre un secolo seducono generazioni, arriva nella città estense la rassegna ‘GialloFerrara’. Tre giorni, dall’11 al 13 luglio, fitti di incontri e dibattiti con autori ed esperti del settore. Il programma corposo di iniziative, disponibile sul sito www.gruppodeltasso.it, e la pagina Facebook, dal titolo ‘Rassegna GialloFerrara’, disseminano le prime tracce di un festival destinato a catturare l’attenzione di curiosi e appassionati. Ne abbiamo parlato con Riccardo Corazza e con Matteo Bianchi, ideatori dell’evento.

Come è nata l’idea di realizzare una manifestazione di questo tipo?

Riccardo: «L’idea di ‘GialloFerrara’ nasce dalla volontà di spalancare le porte della nostra città a un mondo letterario che solitamente trascura di presentarsi all’ombra del Castello, se non per iniziative episodiche. Per questo abbiamo utilizzato un genere trasversale, che tra l’altro, nella sua accezione, è tipicamente ed esclusivamente italiano, dato che l’origine del termine è nella celeberrima collana di ‘gialli’ Mondadori degli anni ’60. La chiave che abbiamo utilizzato è quella semiologica, per questo, appositamente, il nostro programma spazia dal giallo tradizionale, al noir, al linguaggio per cinema, tv, fumetti».

Dietro l’evento c’è la macchina organizzativa del Gruppo del Tasso. Quanto tempo è occorso per la cura di ogni dettaglio?

Matteo: «Non poco. A cominciare dalla fase di progettazione per il bando regionale a cui abbiamo partecipato, classificandoci tra i primi e che ci è valso da garanzia di qualità nei riguardi del Comune. Era ancora inverno e siamo partiti in quattro, i quattro moschettieri o, letteralmente, i soliti quattro amici al bar: Richi, Alberto Amorelli, Matteo Pazzi e io. Una volta abbozzato il palinsesto degli ospiti, ancora a livello aereo, l’idea ha preso forma a macchia d’olio, non a caso ‘gialla’: i momenti ‘off’ della Rassegna, gli eventi collaterali e il coinvolgimento dei partner esterni all’associazione. Via via i ragazzi del Gruppo si sono aggiunti dando il loro contributo a tirare in piedi il progetto, sino all’apertura di una vera e propria base operativa all’interno dell’Istituto di Storia Contemporanea in vicolo Santo Spirito. È merito di Anna Quarzi se da un mese a questa parte abbiamo un punto costante di ritrovo e aggiornamento dove confrontarci a qualsiasi ora. Lì transiteranno gli ospiti stessi, i giornalisti accreditati e qualsiasi amico interessato avrà bisogno di informazioni, un punto luce situato a pochi minuti da palazzo Paradiso, il nostro monumento nazionale, e dalla libreria Feltrinelli, il nostro avamposto mattutino dall’11 luglio. Oltre allo staff stellare costituito da Irene Lodi e Silvia Franzoni in qualità di ufficio stampa e promozione, e dal giovane designer Ciro Patricelli, fonte inesauribile di carica creativa, a noi si sono aggregati: Stefano Vitali per la regia e le riprese video; Eleonora Cinti e Alessandro Tagliati per la presentazione biobibliografica e la lettura dei testi degli ospiti; Cecilia Capucci, Elisabetta Bentivogli e Valentina Bergami per il passaparola sulla piazza. Inoltre ringraziamo con un maxi abbraccio il direttore Enrico Spinelli, Fausto Natali e Angela Poli della Biblioteca Ariostea per gli spazi e l’instancabile supervisione dei ‘lavori’; la direttrice Erika Cusinatti della Feltrinelli per la fiducia e Marianna della Cassa di Risparmio di Cento, il nostro main sponsor, per la pazienza… Leo Bettoli della tipografia Marfisa per l’elasticità mentale e la professionalità; Davide Franco di Suono e Immagine per l’appoggio inatteso ed affettuosissimo, Lorella Pedriali e Andrea Antolini di ‘Pietre Alate’ per il sostegno culturale; e l’amorevole squadra della Nuova Ferrara».

Foto di Simone Dovigo

Da cosa è stata dettata la scelta degli ospiti?

Riccardo: «La scelta degli ospiti è stata effettuata con molta accuratezza, grazie anche all’aiuto di alcuni amici personali, ed eccellenti scrittori, che avremo la fortuna di avere con noi a Ferrara, ovverosia Andrea Cotti e Luca Poldelmengo. È un cartellone da estimatori del genere, di forte impatto, che fortunatamente per noi si va ad incastrare con alcune recentissime pubblicazioni, con i romanzi appena usciti di Sandrone Dazieri, Lorenza Ghinelli, Maurizio de Giovanni e Marcello Simoni, che presenteranno praticamente in anteprima a ‘GialloFerrara’. In particolare ci sentiamo di ringraziare lo scrittore di Comacchio, che ci ha accompagnato, nella sua veste di padrino della rassegna, fin dai primordi. Un lavoro di diffusione dell’iniziativa impagabile, per cui gli saremo ‘eternamente grati’».

Perché questo genere, nonostante la sua lontana origine, continua a esercitare un fascino?

Matteo: «Perché un Giallo, con la ‘G’ maiuscola e in qualunque sua forma, sarebbe scritto bene se fosse capace di trasportare il lettore sulla scena del delitto, facendolo sentire partecipe delle indagini. Come se disegnasse lui la sagoma della vittima! Chi tiene il libro tra le mani non sarebbe, quindi, passivo alla narrazione dello scrittore, ma parteciperebbe anche emotivamente alla scoperta dell’assassino, alla soluzione del mistero: il Giallo deve essere coinvolgente e non isolare le nostre notti intorno a un abat-jour. È pure un genere versatile, pensato per contenere tutti gli altri ‘colori’ e utilizzarli a suo favore e supporto, senza che si perda mai l’attenzione. Il Giallo non deve avere barriere».

Credi che nel corso degli anni si sia evoluto o sia rimasto fedele a se stesso?

Matteo: «Si è evoluto senza ombra di dubbio. Andando di pari passo con i tempi che correvano e che corrono, gli usi e i costumi, ma specialmente le logiche sociali, relazionali e gli schemi mentali sono mutati. E centrale in questa prospettiva diviene soprattutto il contesto: ciò di cui il Giallo si nutre, i momenti della vita quotidiana su cui si basa sono cambiati in profondità. Penso all’Orient Express di Agatha Christie rispetto agli ‘speed’ attuali: i metodi per fare sangue sono esplosi in varietà, e fanno sul serio, mentre le penne degli autori vanno sempre più per il sottile… ».

C’è un ingrendiente che non potrà mai mancare nella riuscita di un giallo?

Riccardo: «Un mistero da risolvere?».

In che misura i lettori di questo genere sono cambiati con il tempo?

Riccardo: «Credo che l’evoluzione del pubblico del Giallo vada di pari passo con quella del profilo del lettore italiano. Dinamico, più esigente a livello di qualità e ‘fattura’ del prodotto e, come dice Marcello Simoni, con esigenze di trovare qualcosa di sempre nuovo. Il vecchio delitto stucchevolizzato dalla tradizione non sarebbe più, infatti, sufficiente».

Dalla letteratura al cinema, dai fumetti alle serie televisive il giallo tende a dilagare. C’è più interesse per il contenuto di un’opera o per la sua modalità espressiva?

Matteo: «Personalmente sceglierei il contesto. L’opera che offre alla mia immaginazione di correre lontano è la mia preferita. Al di là della modalità espressiva. Però direi che in linea di massima non sia affatto così, ma in direzione contraria: mi sembra lampante che fiction e fumetto vadano per la maggiore. L’italianissimo Montalbano, infatti, ha centuplicato la sua fama grazie alla tv, senza nulla togliere alle astuzie di Camilleri. Se accompagnate da buone parole, le scene rilassano e divertono chi legge, il quale, però, perde in rielaborazione. Insomma, in questo frangente o uno, o l’altro».

C’è un libro o un autore che ritieni imprescindibile per chi vuole avventurarsi in questo genere?

Matteo: «Beh, alla grande! Il mio primo detective, del quale ho letto tutto e per anni, è stato Sherlock Holmes. E non riuscivo a staccarmi dalle pagine! D’altronde, a chi non farebbe comodo un tizio stralunato e anticonvenzionale che, con una lente e del fumo, avesse sempre sotto controllo ogni situazione? È il fascino dell’investigatore».

E invece uno a cui tu sei particolarmente legato?

Riccardo: «Sherlock Holmes tutta la vita, concordo con il mio co-direttore artistico. Ma, anche, indubitabilmente, uno scrittore prodigioso come Jean-Claude Izzo».

L’atmosfera di Ferrara potrebbe prestarsi all’ambientazione di un giallo? 

Riccardo: «Metti insieme vicoli nebbiosi del centro, una città rinascimentale e una comunità tutto sommato chiusa e misteriosa, e la risposta scatta automaticamente».

Il racconto del crimine è un fenomeno che sembra sia stato scippato alla fantasia. È più complessa da raccontare la fantasia o la realtà?

Matteo: «Mi viene da ridere, è una bella domanda. Dipende da come siamo fatti oggi e da come lo saremo domani: adesso la realtà. A mano a mano che la scopri, si infittisce di conseguenza anche il reticolo della fantasia, aumentando le combinazioni e le possibilità dei tuoi mondi invisibili. E dubito si smetta un giorno di stupirsi, o di scoprire qualcosa di inimmaginabile. Credo non sarebbe umano».

Insieme ad Alberto Amorelli e Matteo Pazzi, ‘compagni d’arme e d’avventura’, avete scritto un’ironica lettera a Joseph Blatter, presidente della Fifa, invitandolo a rinviare la finale dei Mondiali, perché in concomitanza con l’evento a Ferrara. Quanto è importante l’elemento umoristico nella struttura narrativa del giallo?

Riccardo & Matteo: «… Non bisogna mai prendersi troppo sul serio, specialmente in questa città. O il divertimento sarebbe finito ancora prima di cominciare; perciò occhi aperti nel buio e aspettatevene ancora tante, dato che non abbiamo ancora esaurito le cartucce da sparare. Ah, ovviamente, di quelle belle… ».

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