-“Alla mezzanella ci vado io!”

-“Marchia, vai alla piccola, e tu sopra la grossa… Mi sleghi il ciàp della mezzanella?”

-“E alla mezzana chi ci va?”

-“Adesso te lo trovo.” 

-“Bene, dopo il mio fischio… due in scala e calare!”

Già alle prime battute di un dialogo tra Campanari intenti a prepararsi a un concerto, si intuisce come la lunga tradizione campanaria, con le sue parole e i suoi rituali, abbia ancor oggi molto da raccontare.

Piove a dirotto, la sera di Martedì Grasso, ma il concerto in programma sul Campanile della Cattedrale si terrà come ogni anno per segnare il passaggio tra la spensieratezza del Carnevale e il raccoglimento della Quaresima.

Le scale all’interno della struttura sono ripide, ma la salita è addolcita dal calore e dalle voci che si fanno più distinte ad ogni gradino e provengono dalla sala sottostante la cella campanaria,  sensazioni a cui si aggiunge l’odore acre della Salama a suggellare il clima di convivialità. Arrivati in cima, un tavolo imbandito ci accoglie alla festa che prelude al concerto.

I campanari si riconoscono tra gli altri dal passo sicuro tra le piastrelle antiche e sconnesse e dalla velocità con cui salgono e scendono gli ultimi gradini per le prove. Parliamo di questa iniziativa con Filippo Buttino, campanaro del gruppo ferrarese sin dalla sua costituzione.

Da quanto tempo si è costituito il vostro gruppo? Come vi siete conosciuti?

A Ferrara la tradizione campanaria del “doppio alla bolognese” è tornata nel 2007, ma è sempre rimasta viva nell’area geografica che da Bologna arriva a Modena, Ferrara e Ravenna, ed è accomunata da questa tecnica di suono. Ci siamo conosciuti tutti nell’Unione Campanari Bolognesi, che conta circa 300 soci, presso la quale suonavamo, e desideravamo trovare una sede per riportare la tradizione campanaria a Ferrara. Ci siamo riusciti dopo il restauro del Campanile a cura dell’ingegner Enzo Guaraldi, anche lui campanaro da giovane, che ha accolto con favore la proposta del gruppo di riportare il campanile alla conformazione originaria e ha ideato l’assetto attuale.

Foto di Pier Paolo Giacomoni

Hai detto “riportare”, c’era quindi una tradizione consolidata nella nostra città in passato…

Sì, proprio in questo campanile si è suonato fino agli anni ’50, quando le campane sono state elettrificate e si è inserito un “castello di ferro”, non adatto al suono manuale, ma automatico. Alcune fotografie dei campanari storici sono ancora conservate all’interno della torre, dove un documento appeso sopra un altarino riporta le “gesta” dei Campanari Ferraresi dell’800!

Anche questa serata è ormai diventata tradizionale, ma con una novità: cosa suonerete questa sera?

Sì, realizziamo questo concerto dal 2008, ad invito perché occorre calibrare le presenze in funzione degli spazi.

Stasera eseguiremo la Taccona, melodia tipica della fine del Carnevale, una sonata con una forte matrice religiosa, ma un contenuto profano: prima allegra simboleggia l’ultimo sussulto della festa, poi si fa plumbea ad annunciare l’inizio della Quaresima. Quest’anno suoneremo poi la composizione inedita del maestro Berardo Mariani Il risveglio del Giorgione, la campana maggiore che viene suonata solo in occasioni speciali come questa. Mariani, Maestro Campanaro del gruppo e docente di Composizione al Conservatorio Frescobaldi, ha composto un pezzo per campane e fiati, in una miscellanea originale dove ai rintocchi si accompagna il suono di 4 trombe, 3 tromboni e 3 corni suonati da studenti delle classi del Conservatorio.

Suonare 5 campane così pesanti immagino richieda un grande allenamento e spirito di squadra…

Sì, se si decide di essere campanari “suonanti” bisogna allenarsi insieme un paio di volte alla settimana. Ma le campane di un discreto peso non sempre hanno bisogno di un grosso campanaro!

Più importante di tutto è la capacità di “stare in segno”, sincronizzati secondo la melodia: ci vogliono le braccia ma molte volte si compensa con la testa. Ogni gruppo ha un Maestro di Torre e il nostro è Giovanni Vecchi, il legante del gruppo. Certo, il Giorgione (la campana Grossa, fusa nel 1607) pesa circa 2400 kg e per suonarla occorre gente che sa fare: per portarla in posizione per la “scappata”, una successione fissa e ben cadenzata di rintocchi, ci vogliono 6 persone… Ciascun “grossarolo” ha poi ha un suo ritmo, un suo stile, ecco perché suonare in una squadra è importante.

Partecipate alle gare nazionali?

Sì, ci sono due trofei itineranti, ma noi siamo una squadra giovane che sta crescendo, io mi considero ancora uno studente lavoratore!

Suonate il repertorio classico o anche pezzi originali?

Di solito si esegue un repertorio tradizionale, con melodie e ritmi che per lo più sono stati tramandati oralmente, ma ogni tanto qualche gruppo esegue pezzi originali, per ampliare il repertorio.

Visto l’impegno necessario per suonare in Campanile immagino sia previsto un terzo tempo dopo le gare…

La convivialità è parte integrante della vita in campanile! Ad esempio il campanile della Basilica di San Biagio a Cento, che ora è inagibile a causa del terremoto, è emblematico di questo spirito: nel sopracella ai rintocchi delle campane oscillano i salami appesi alle travi…
Mancano pochi minuti alle 22:00 che i Campanari si radunano per ricevere istruzioni e dividersi i compiti, i passi svelti sulle travi in legno, lo sguardo dritto davanti a loro, che le gambe hanno memoria e conoscono il percorso.

Dal Campanile la città che conosciamo si trasforma in un mosaico di tetti, traslucido sotto la pioggia, le vie un dedalo ben disegnato che possiamo seguire fino alla fine dell’orizzonte dilatato.

-“Bene, dopo il mio fischio… due in scala e calare!”. Il Maestro di Torre annuncia l’avvio della Taccona, poi Il risveglio del Giorgione, in un mix riuscito di armonie dal sapore ora antico ora attuale: finalmente la campana non è più relegata a segnatempo ma torna ad essere strumento in grado di comunicare a chi la ascolta, prima che la Grossa si riassopisca in attesa di Pasqua, quando potrà tornare ad annunciare la festa.

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