Una corda candida cinge il ventre di una giovane donna, dall’altro capo un giovane uomo dal volto fiero e gentile la osserva con desiderio. Entrambi, legati indissolubilmente, volteggiano tra le scene. Un turbinio di vesti vermiglie e corpi splendenti si staglia sul nero della notte. Con questa potente immagine, dal carattere universale, viene rappresentata la folle passione che inonda i cuori degli amanti leggendari.

Dare vita ad un balletto sulle musiche del Tristano e Isotta di Richard Wagner non era impresa facile. Sono serviti tre anni di studi intensi alla coreografa di fama internazionale Joëlle Bouvier per venirne a capo.  Il direttore della compagnia, Philippe Cohen, lo rivela al pubblico durante un intimo incontro al termine dello spettacolo “Salutami il mondo”, aggiungendo che si è trattato di un lavoro quanto mai corale, dove gli stessi danzatori hanno collaborato attivamente.

Il risultato finale è senz’altro spettacolare. Si tratta però di una spettacolarità che sboccia dalla semplicità. Luci, coreografia, costumi, attrezzi di scena: tutto è stato concepito per essere funzionale ed incantare lo spettatore, senza travolgerlo.

I volti dei 22 giovani danzatori, provenienti da tutto il mondo, appaiono quanto mai puliti e freschi mentre i loro corpi si intrecciano in un vorticare perpetuo, che si risolve in lunghissimi abbracci. Persino nella morte, unica dimensione dove l’amore colpevole può trovare eterna soddisfazione, si avverte una infinita dolcezza. Le lacrime non sgorgano, non sussulta il petto, ma al termine dello spettacolo, mentre una marea di corpi inghiotte i due protagonisti, si viene accolti da un senso di sollevata beatitudine.

La visione della morte quale “dolce” salvatrice non poteva emergere con maggiore forza, pur in una rappresentazione originale, che non segue pedissequamente le scene dell’opera. Tutto si compie grazie ad un continuo gioco di simboli e rimandi e pare che lo spirito romantico riesca a fondersi ad un contemporaneo simbolismo.

Bisogna dare merito alle scelte compiute dal Teatro Comunale che, in una stagione già ricca di appuntamenti, ha dato coerenza ed unità al programma proponendo prima il Tristano e Isotta wagneriano e, a seguire, il balletto di grande spessore dal gruppo di Ginevra.

Questo doppio appuntamento trova, a mio giudizio, la giusta cornice tra le mura della nostra città. A pochi passi dal Teatro Nuovo, tra le prigioni del Castello estese, si consumava agli inizi del quindicesimo secolo un vero dramma d’amor fol. I protagonisti furono gli sfortunati Ugo e Parisina, che perirono per mano di Niccolò III d’Este. Il Tristano e Isotta, pur con le sue differenze, può diventare allora un pretesto per richiamare alla mente gli amanti ferraresi e ricordare la loro triste storia.

DE LAIS
Caprifoglio

Avveniva di loro due
come del caprifoglio
che si avvinghia al nocciòlo:
quando si è attaccato e stretto
e attorcigliato al fusto,
assieme possono durare a lungo,
ma se uno li separa
allora il nocciòlo subito muore
e il caprifoglio lo stesso.
“Mia bell’amica, così è di noi:
né voi senza di me, né io senza di voi”.

(Maria di Francia, traduzione di G. Angeli)

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