Probabilmente è un’ovvietà, eppure è vero che siamo tutti ex di qualcosa. Di un’opinione, di un lavoro, di un amore. Di un’esperienza che ha finito per essere archiviata davanti al passaggio da una fase all’altra della nostra vita. Nelle piccole o nelle grandi cose. Una sorta di uscita da un nucleo di certezze acquisite, alla ricerca di nuove consapevolezze. D’altronde, l’etimologia della stessa particella ‘ex’ richiama la lingua latina e il suo significato di ‘fuori da’. Un’espressione che nel mondo del calcio è spesso abusata. Un ex arbitro, un ex allenatore, un ex calciatore… Sono numerosi, infatti, i giocatori che per dinamiche di mercato si trovano a indossare maglie diverse, nel corso della loro carriera. E, al di là delle retoriche saldate rigidamente intorno al concetto di nostalgia, essendo l’atleta un essere umano, è impossibile immaginare che l’appartenenza a una squadra del passato non gli abbia restituito interiormente qualcosa. Nella prossima trasferta che la Spal affronterà, per esempio, saranno tanti i protagonisti che si misureranno con il ruolo di ex. Chievo-Spal infatti sarà una partita dal significato particolare senz’altro per il longevo attaccante clivense Sergio Pellissier. I tifosi spallini hanno imparato a conoscerlo fra il 2000 e il 2002. Quarantaquattro presenze e diciotto reti per lui, che dalla stagione 2002 in poi, ha legato il proprio nome a quello della compagine gialloblù. Non c’era, però, nella cavalcata del Chievo verso la serie A, che puntò i riflettori su una frazione di Verona, nell’annata 2000/2001. Terzo posto e promozione conquistata. Magari i suoi futuri compagni di squadra gli raccontarono di quell’impresa che, da quell’anno, rese loro una squadra ex cadetta, invitata al ballo con le grandi. Come reduce dai fasti della serie A, è stata la stessa Spal per quasi mezzo secolo della sua storia. E fra gli attuali componenti della sua rosa, ce ne sono almeno tre che hanno vestito in passato la casacca del Chievo. C’è la punta Alberto Paloschi, che milita con i gialloblù per quasi cinque stagioni, dal 2011 al 2016, mettendo a segno oltre una quarantina di gol. C’è l’esterno Federico Mattiello, che esordisce in prestito con i clivensi nel 2015/2016. La sfortuna però ci si mette e, a causa di un contrasto di gioco che gli procura una frattura di tibia e perone, è fuori dai campi per sette mesi. E poi c’è il difensore Filippo Costa, che è cresciuto nelle giovanili del Chievo. Con i gialloblù comincia anche la prima parte della stagione precedente, per poi approdare nel gennaio scorso a Ferrara, e dare il proprio prezioso contributo nella storica promozione in serie A. Storica, come quella che nel 2001 vissero a Chievo, con in panchina Luigi Delneri. Un allenatore che i tifosi spallini conoscono bene, in quanto da calciatore vestì i colori biancazzurri dal 1968 al 1972. E nella città estense nascerà anche sua figlia. Legami che si rinsaldano con i luoghi, condizionati magari dalle scelte della carriera. E cercando un ulteriore punto d’incontro fra Spal e Chievo, salta fuori il nome dell’attaccante bolognese Davide Succi. Giovanili fra i clivensi fino al 2001, seconda parte della stagione 2004 con gli spallini, e breve ritorno a Chievo nell’anno dopo. Poi, in giro per l’Italia, per arrivare a oggi, all’Hamrun Spartans Football Club, nel campionato maltese. Da ex del campionato italiano. Come ex del campionato tedesco è Gianluca Gaudino, centrocampista tesserato nel Chievo Verona. Nome e cognome tradiscono le origini italiane, eppure il giovane ventunenne proviene dalla Bundesliga. Uno scudetto vinto con il Bayern Monaco, sotto la direzione di Josep Guardiola. Poi, in Svizzera, al San Gallo a fare il titolare. E adesso un contratto con la società gialloblù. In attesa, magari, di una chiamata nella Nazionale maggiore. Dove giocò anche suo padre Maurizio. Maurizio Gaudino, figlio di emigranti italiani, che dalla Campania si trasferirono in terra teutonica. Maurizio nasce a Brühl nel 1966 e, quando ha vent’anni gioca nello Stoccarda. Una squadra che, nel 1989, disputa la finale di Coppa Uefa contro il Napoli di Maradona e Careca. E saranno proprio loro, Maradona, Careca e Gaudino, a firmare i nomi sul tabellino dei marcatori dell’andata a Napoli. Due a uno per i partenopei. A fine partita, Maurizio verrà intervistato e risponderà alle domande con un inconfondibile accento napoletano. In virtù delle origini di suo padre, nativo di Orta di Atella, in provincia di Caserta, e di sua madre, di Frattaminore, nel Napoletano. Chissà cosa avrà provato in quello stadio, il San Paolo, lui, pur non essendo un ex in senso calcistico. Ma l’appartenenza a una comunità, il legame con le proprie radici, non è qualcosa che si riesce a cancellare. Chissà se è vero che, in fondo, siamo tutti ex di qualcosa.

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