INTRO: Cos’è POLIS SPORTIVA?

«Vorrei vivere la vita di Luigi De Agostini. Sì, Genio, fammi rinascere lui. No, aspetta. Non ho mica detto Gigi D’Agostino, il dj. No, sto parlando di Luigi De Agostini, il calciatore. O meglio, l’ex calciatore. Proprio colui che indossò le maglie di Udinese, Trento, Catanzaro, Verona, Juventus, Inter e Reggiana. E finì a vestire perfino quella della Nazionale. Un jolly disciplinato e dotato di un ottimo piede sinistro, che troverà spazio come terzino fluidificante. Allora siamo d’accordo, Genio? Non so se sei uscito da un’antica lampada a olio riposta in soffitta, o da una più moderna a led, che tengo sulla scrivania, sotto il poster dell’Udinese. E non so perché tu voglia esaudire proprio i miei desideri. Non lo so, e non so ancora se crederci, forse ho esagerato con la grappa se il timbro della tua voce mi ricorda quello di Bruno Pizzul, ma quello che so è che vorrei essere De Agostini. Vorrei correre sulla fascia con il numero tre sulle spalle e rivivere la carriera che ha vissuto lui. Come dici? Per quale ragione? Vuoi sapere se il motivo di questo mio esasperato tentativo d’immedesimazione sia la sua partecipazione a un Mondiale? Il coronamento del percorso di ogni calciatore professionista. Beh, non ti nascondo che arrivare nel 1990, con il gruppo selezionato da Azeglio Vicini, fino alla semifinale contro l’Argentina, sarebbe già un traguardo insperato. Duellare con la squadra di Diego Armando Maradona, poi, sarebbe il sogno di ogni ragazzino che ama il calcio. Vuoi mettere, infine, il destino spietato che t’inserisce nella lotteria dei rigori allo stadio San Paolo di Napoli? E la consapevolezza di avere comunque segnato a Goycochea, di avere scritto il proprio nome sul tabellino dei marcatori di una partita storica, seppur conclusa con una sconfitta, sarebbe una gratificazione immensa. Da non dormirci la notte. Ma la risposta è no. Il motivo per cui vorrei essere Luigi De Agostini è un altro.

Nella stagione 1983/84 Luigi torna a giocare nell’Udinese, la squadra della sua città. E proprio nella stessa annata, il suo rientro coincide con l’arrivo di Zico. Uno dei giocatori più forti che il Brasile abbia sfornato approda in Italia, a Udine. E lì ci resterà per un paio d’anni. De Agostini è quindi presente in quella rosa, che ha appunto in Zico il suo fantasista. Cosa significa questo? Che dal piede sinistro del calciatore friulano potranno partire dei cross verso Arthur Antunes Coimbra, detto ‘O Galinho’, di Rio de Janeiro. Ecco perché vorrei che realizzassi questo mio desiderio da bambino, Genio. Perché per me significherebbe mandare in rete il mio idolo. Aprirgli un corridoio dove lui libererà il suo talento. Introdurre il primo verso di una poesia, del quale lui scriverebbe il resto del componimento. Ci ho pensato tanto, e ho capito una cosa. Che quello che mi attrae del concetto di felicità è qualcosa che si avvicina alla sua costruzione piuttosto che alla sua finalizzazione. E allora non vedo l’ora di tornare indietro nel tempo, dar fondo a tutte le mie energie, magari con una discesa sulla fascia, superare gli avversari e metterla al centro per l’appuntamento con Zico. Ci penserebbe lui a fare gol, con una delle sue invenzioni. Con un destro al volo, con un sinistro morbido, o magari con un colpo di tacco. Nel cinema, il mio sarebbe un ruolo da attore non protagonista. Ma poco m’importerebbe. A rendermi felice sarebbe la partecipazione a ogni azione pericolosa, a ogni rete, a ogni vittoria, dando un contributo alla squadra e al campione brasiliano.

Come dici, Genio? De Agostini è stato già prenotato da un altro tifoso? Insieme a tutti i compagni di squadra di quell’Udinese 1983/84? Allora sai cosa ti dico? Ti faccio un altro nome. Opto per un centrocampista dell’annata successiva, quella meno fortunata rispetto alla prima, che terminò con il dodicesimo posto in campionato invece che il nono. Scelgo Antonino Criscimanni. Un calciatore romano che ben cinque stagioni prima giocò nella Spal, l’avversaria di domani dell’Udinese. Già mi vedo con la sua casacca addosso, ad affrontare partite contro le squadre di quell’annata. E contro i giocatori di ciascuna di loro. Platini della Juve, Rumenigge dell’Inter, Pruzzo della Roma, Sócrates della Fiorentina. E Maradona del Napoli. Ma-ra-do-na. Magari, alla fine, cambiamo la sorte di quel campionato, che fu vinto dall’Hellas Verona.

Sì, ho deciso. Ti chiedo di assecondarmi in questo bizzarro desiderio. Fammi tornare indietro a quella stagione, e fammi assaporare il campo di gioco di quel campionato attraverso la carriera di Criscimanni. Non m’interessa se non arrivò alla Nazionale. Mi basta sapere che ebbe l’opportunità di scendere in campo con Zico. Anche se quella stagione si rivelerà più difficile, se le rivali si rinforzeranno, se ogni domenica bisognerà gettare il cuore oltre l’ostacolo. E soprattutto se la felicità, quella vera, è probabilmente un’altra cosa. Ma lasciami il gusto di sognare ancora».

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