Inizia la primavera, le giornate si allungano e torna quella voglia di fare qualcosa di diverso durante il fine settimana. Una gita al mare, in montagna o perché no una visita ad una città vicina, magari per una mostra no? Allora perché non andare, per una volta, a Comacchio? Sabato ha infatti aperto, nella città dell’anguilla marinata e dei tre ponti, il nuovo Museo Delta Antico. Noi di Listone Mag abbiamo deciso di allontanarci un po’ da Ferrara per allungarci di una cinquantina di chilometri sulla Ferrara-Mare, arrivare fino a Comacchio e scoprire questo nuovissimo museo che racchiude storia, cultura e tecnologia: un museo archeologico.

Il neonato Museo Delta Antico è il risultato di un progetto che parte da lontano. A Comacchio se ne parlava già trent’anni fa. E per trent’anni i comacchiesi hanno guardato l’imponente facciata dell’Ospedale degli Infermi chiedendosi quando avrebbe riaperto il portone centrale per accogliere gli appassionati di arte e storia. Ebbene, quel giorno è arrivato, al termine di un profondo lavoro di sinergia che ha coinvolto Soprintendenze archeologiche, centri di ricerca universitari, istituzioni locali e regionali.


Perché allora fare il viaggio fino a Comacchio, parcheggiare ai piedi dei Trepponti, resistere alla tentazione di fermarsi in una delle suggestive trattorie sulle “calli” a ordinare anguilla, e arrivare dritti dritti all’ingresso del Museo? Il primo motivo di interesse è rappresentato dall’integrazione tra contenitore e contenuto. Lo spazio per gli allestimenti è stato ricavato al piano terra e al piano nobile dello stabile che fino agli anni ’70 del Novecento accoglieva i comacchiesi per essere curati, e per nascere. L’Ospedale degli Infermi domina il centro di Comacchio dal 1778, quando, su iniziativa pontificia, venne eretto dal Comune. Il progettista era Antonio Foschini, lo stesso della suggestiva “rotonda” dietro al Teatro Comunale di Ferrara. Un ospedale concepito come luogo a carattere sacro, come tutt’ora evoca l’austero prospetto anteriore in stile neoclassico. Gli spazi interni ancora ricordano ad ogni passo che il posto in cui si sta passeggiando alla scoperta della storia e dell’archeologia del Delta, un tempo era un ospedale.


Nel nuovo museo hanno trovato casa oltre 2000 reperti: un percorso espositivo diviso in cinque sezioni, dalla ricostruzione dell’ambiente deltizio, all’età del bronzo, all’abitato di Spina, al carico della famosa nave romana ritrovata negli anni Ottanta a Valle Ponti, fino alla nascita e allo sviluppo altomedievale di Comacchio come grande centro marittimo. Abituato ai materiali classici recuperati dalle necropoli, il visitatore del Museo Delta Antico si troverà davanti uno scenario parzialmente intonso. “Scavare l’abitato è più difficile – spiega l’archeologo Lorenzo Zamboni – e i risultati sono apparentemente meno eclatanti rispetto ai ritrovamenti delle necropoli, ma si scoprono molte più cose. Potremo far vedere materiali forse non appariscenti, ma fondamentali per ricostruire la vita quotidiana dei nostri e vostri antenati”.

Nel Museo Delta Antico, l’impressione è che gli antichi reperti dialoghino con gli strumenti della modernità. L’interazione tra tecnologia e archeologia rende la visita davvero piacevole, grazie ad un apparato didascalico vario e dinamico, a creazioni scenografiche in grado di evocare i contesti ambientali. Non mancano nemmeno ricostruzioni 3D della nave di Valle Ponti, e tutto il percorso è accompagnato da documentari e filmati. I più “secchioni” possono addirittura scaricare altri approfondimenti interattivi grazie alle app dedicate.
Infine, e si tratta di una sottolineatura purtroppo mai scontata nel nostro Paese, molti dei contributi alla realizzazione del Museo arrivano dalle cosiddette “nuove generazioni”. Giovani, preparati ed entusiasti sono i due curatori Lorenzo Zamboni e Carla Buoite. Giovane e portatore di idee innovative è il gruppo di architetti NMC Comacchio, che ha pensato e realizzato il concept espositivo. Giovanissimo è infine il ragazzo di Comacchio che ha vinto il concorso di idee per la realizzazione del logo del Museo.

1 Commento

  1. Angela Allini scrive:

    é un Museo bellissimo, gli architetti, la curatrice Laura Ruffoni, Maria Rosa Sabattini con lei nella organizzazione, poi Carla Buoite, Lorenzo Zamboni, Annachiara Penzo, il professor Zamboni hanno dato un contributo veramente unico per il tocco elegante e intelligente dell’allestimento!!

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