Pare che questa volta ci siano riusciti. Con un’organizzazione nuova, e un buon lavoro di squadra che mantiene la continuità con l’idea originale ma porta un’aria più giovane e sbarazzina, il Ferrara Film Festival seconda edizione è partito.

Una partenza non “in grande stile”, ma con una dimensione che sembra dialogare di più con la città, in una ricerca di un’identità propria che lascia intravedere il suo potenziale.

Niente red carpet alla prima, escluso quello “naturale” offerto dalla storica scalinata del cinema Apollo: produttori, attori e registi siedono tra il pubblico, mentre i direttori, il regista Maximilian Law, al secolo Massimiliano Stroscio e la produttrice Alizé Latini presentano i film di apertura.

In sala siedono alla pari con il pubblico autorità e organizzatori, ma anche attori e produttori dei film presentati, il vincitore del premio al miglior film della prima edizione, Giovanni Labadessa, il ferrarese direttore della fotografia Pierluigi Malavasi, presidente della giuria, il regista Luca Severi, responsabile della comunicazione dell’azienda che porterà il festival in diretta nel reparto dialisi dell’Ospedale di Cona, giovani registi italiani e uno dei nuovi incontri del FFF, Sara Giada Gerini, madrina del festival.

Sara è promotrice della campagna “Facciamoci sentire”, nata su Facebook a settembre sull’onda del risentimento per avere ricevuto la richiesta di pagamento del canone Rai a fronte di un servizio ancora poverissimo di contenuti accessibili alle persone sorde. In poche settimane il suo video ha ottenuto milioni di visualizzazioni e da lì la sua campagna è partita grazie a interviste e conferenze tenute nelle università di tutta Italia. Contattata dagli organizzatori del Festival, la sua campagna è diventata parte integrante della manifestazione: tutti i film sono sottotitolati e per la prima volta compaiono i sopratitoli delle presentazioni.

«Sono felice di essere riuscita a mandare un messaggio semplice ed incisivo» scrive Sara nella sua pagina, e la sua personalità forte sta guidando una battaglia rimasta troppo a lungo in silenzio per avere pari accesso ai media, alla conoscenza ma anche allo svago: godere cioè di una piena cittadinanza.

Il colpo d’occhio è quello di un festival che vuole uscire dalle sale e, indipendentemente dai film in concorso, vuole dialogare -attraverso il cinema- con il pubblico cittadino.

Vedremo in questa edizione i frutti di questo incontro, di giovani professionisti, e di due città, Ferrara e Los Angeles, dove vivono la maggior parte dei giovani organizzatori e ospiti, attirati da ogni parte d’Italia verso la città del cinema, che là si sono conosciuti e a Ferrara si incontrano di nuovo, portando allegria e mestiere.

Le premesse ci sono, i piccoli intoppi con la tecnologia delle inaugurazioni non si fanno attendere, ma in pochi minuti si recupera. Come ogni buon festival, il FFF ha in programma corti e lungometraggi in gran parte in anteprima (nazionale e assoluta) ed eventi a tema.

Questa edizione apre con la proiezione del corto Invisibili, realizzato per Unicef Italia e del lungometraggio statunitense fuori concorso Trafficked.

Entrambi denunciano i diritti violati, il primo dei bambini invisibili, minori migranti non accompagnati di cui non si ha più traccia dopo lo sbarco in Italia. Attraverso le parole di ragazzi e ragazze racconta storie di illusioni, sconfitte e riscatto di chi è restato e le speranze di chi, clandestinamente, parte in cerca del futuro sognato. Nel lungometraggio invece non c’è posto per il chiaroscuro, la compassione o i ripensamenti: ci mostra la storia di tre ragazze che come tante altre, spesso minorenni, ogni anno vengono rapite in tutto il mondo, segregate e costrette a prostituirsi. L’ambientazione texana che sullo schermo ci è familiare, con i legami malavitosi tra  gang messicane e cellule statunitensi, insieme alle storie che si intrecciano, servono a denunciare quanto il traffico di esseri umani non sia una vergogna lontana, ma ha radici ovunque.

Fuori sala si parla del film e, quale che sia la valutazione, la sensazione è quella di avere la possibilità preziosa di essere tra i primi a poter emettere sentenza. Si scattano foto ricordo nel piccolo set allestito al piano: stasera andare al cinema è una gita tra chi fa cinema, in compagnia degli appassionati.

1 Commento

  1. Marco scrive:

    Condivido l’analisi. Iniziative così coraggiose e innovative per una citta’ come Ferrara, meriterebbero pero’ una partecipazione di pubblico ben maggiore!! Mi auguro che come accadde per il Ferrara Buskers Festival, nato quasi in sordina, poi…
    Comunque, tanto di cappello a Maximilian Law per il suo coraggio!!

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