di Gloria Dalla Vecchia

Forse non tutti sanno che vi fu un tempo in cui la Sicilia veniva chiamata Regno di Trinacria, ovvero Regno dei Tre Promontori: Pachino a sud, Peloro a nord e Lilibeo a ovest, tre vertici che rimandano alla forma del triangolo. Ed é proprio dalla Trinacria che nasce il gruppo jazz di cui Listone Mag si occupa oggi, che sta acquistando sempre più popolarità a Ferrara: i Trinacria Express.

Calogero Spanò detto Carlo viene da Messina, è il chitarrista ma anche l’ artefice di numerose composizioni del gruppo, Matteo Balcone di Catania al basso, Giovanni Invincibile detto Gianfilippo, di Ragusa, alla batteria e Valerio Rizzo, di Trapani, al pianoforte.

Per chi non avesse ripassato la geografia lo specifico subito: le città natale di questi ragazzi corrispondono proprio ai vertici della Trinacria, il cui cuore è Messina, città ai piedi dell’Etna, da cui sgorga un “tappeto lavico di creatività”.

I quattro hanno frequentato e si sono conosciuti al conservatorio Frescobaldi di Ferrara, dove hanno attivato lodevoli collaborazioni – con Teo Ciavarella e Roberto Manuzzi, oltre che con artisti di fama europea come Alfio Antico, conosciuto per le sue originali tammurriate. 

Durante la loro formazione hanno potuto conoscere artisti provenienti da tutto lo stivale, inoltre hanno avuto la preziosa possibilità di sperimentare con i colleghi diversi stili e musicalità, anche se per loro, ben presto, le radici si sono fatte sentire.

Foto di Giulia Paratelli – scattate presso la sala prove Sonika

Il gruppo prende il nome da un treno realmente esistente, che da Palermo viaggia sempre in direzione Aeroporto. Trinacria Express è stato scelto sia per ricordare le origini mitologiche della loro terra, sia per ribadire la necessità di viaggiare, superare i confini del tempo e dello spazio. «Il viaggio che ci porta alla nostra terra è piacevolmente lungo. Ci piace il treno perché così possiamo portare con noi gli strumenti musicali, un po’ perché è davvero romantico percepire fisicamente il distacco che c’è tra la Sicilia e il resto della penisola. Piangiamo quando arriviamo, ed è bello poter esportare le nostre tradizioni. Crediamo fortemente in ciò che facciamo, ci rende felici».

La Sicilia di certo offre la possibilità di scatenare l’immaginazione. I musicisti affermano che la loro isola «rappresenta l’unione tra occidente ed oriente, è magica e unica nel suo genere. Catania per esempio è nera, essendo terra di origine vulcanica, a Ragusa invece ci sono le spiagge rosse, mentre Messina è ricca di boschi. Una varietà di paesaggio che non si può trovare in nessun altro luogo. È una realtà a sé stante».

Con la costituzione del regno di Trinacria nel 1302, la sovranità venne formalmente assegnata a Federico II d’Aragona, ma di fatto l’isola viveva in modo indipendente rispetto agli altri possedimenti aragonesi nell’Italia meridionale. Cercò sempre una politica economica autarchica, pertanto anche certe tradizioni e consuetudini non vennero conosciute, tanto meno condivise, dagli abitanti della terra ferma. Gli usi e i costumi venivano tramandati di generazione in generazione oralmente. A recuperare i canti popolari – gli stessi che ispirano i Trinacria Express – ci pensò negli anni Cinquanta un ricercatore americano: Alan Lomax, etnologo e musicologo. Le vicende della sua esperienza in Italia si possono leggere nel libro “L’anno più felice della mia vita”, anticipato da una presentazione redatta da Martin Scorsese – niente di meno!

Egli effettuò una serie di registrazioni delle fonti orali e popolari siciliane più antiche e genuine, grazie anche all’aiuto del raccoglitore di storie Diego Carpitella. Raccolse le nenie dei pescatori di tonno nelle Isole Egadi, dei lavoratori dell’industria salina di Trapani, dei mietitori di Sommatino e delle raccoglitrici di mandorle di Avola, ma anche semplicemente le voci delle persone comuni che cantavano le proprie attività. Lomax descriveva i canti siciliani spesso come «un “lamentu”, un lamento di selvaggia malinconia, giunto dall’epoca della schiavitù del Mediterraneo» e la Sicilia stessa come «una forchetta che si protende sul mare».

Il progetto musicale dei Trinacria Express deve molto a operazioni di salvaguardia della memoria come quella effettuata da Lomax, perché raccoglie e attualizza in chiave jazz canti popolari e di lavoro, evocando storie e mitologie antiche. Per questo si potrebbe rappresentare allegoricamente come un vagone, capace di solcare le acque fino a superare le colonne d’Ercole, che anticamente delimitavano il mondo conosciuto, oltre il quale vi era il Nulla.

Il primo album – Cialomi – rielabora i canti dei pescatori, ed il fatto che questa parola ricordi un po’ lo Shalom ebraico viene inteso dal gruppo come un sincero omaggio agli artisti d’oltreoceano, in particolare di New Orleans.

«Sicilian era il nome di un quartiere di New Orleans, città culla del jazz, agli inizi del Novecento. Nick Larocca ne fu il precursore, ed era di origini siciliane. Abbiamo scelto un’interpretazione del jazz in chiave mitologica perché le nostre radici sono vere, sono potenti, e noi le riusciamo a sentire: ci danno l’ispirazione e la forza di andare avanti».

Foto di Giulia Paratelli – scattate presso la sala prove Sonika

Di certo non è facile vivere di musica…

«Noi infatti insegniamo musica per arrotondare, ma gli ingaggi non mancano. Abbiamo l’aiuto del nostro manager, Giulia Masarati, che ci procura le date necessarie. Questo di Trinacria Express è forse il progetto più impegnativo – tra gli altri – ma ne vale la pena».

Tra gli altri? Quanti progetti musicali paralleli state sviluppando?

«Altri due. Uno si chiama Saracenia ed è maggiormente improntato sul rock.  Si sente che è una costola del Trinacria Express ma si percepiscono anche delle vene soul e r’n’b. Tendenzialmente è sempre tutto strumentale ma a volte capita che vocalizziamo sopra la musica; un amico ha anche scritto per noi una poesia come testo per una canzone,“Aviators”, e alcuni pezzi si possono trovare su Sound Cloud. L’altro progetto si chiama Silk Roads, acciamo per lo più cover di Stevie Wonder, Ray Charles, RH Factor».

Come mai avete scelto una simbologia tanto forte?

«La trinacria è il simbolo della Sicilia. Le gambe ne rappresentano i promontori e al centro vi è Medusa. Ci piacciono tantissimo i personaggi mitologici».

Non solo a loro! Un amico storico del gruppo, Gianluca Vittorio, ha scritto una specie di racconto allegorico dedicato all’incontro dei quattro. Si intitola “Occhio” e descrive i ragazzi come «umili pescatori, abituati alla vita di tutti i giorni, fino a quella che sembrò essere la loro ultima uscita in mare. Pescarono qualcosa di insolito, un mostro marino con un occhio solo, da cui era possibile vedere il passato, il presente, il futuro: tutto ciò che essi desideravano. Una “splendida punizione divina” che li trascinò in fondo al mare, facendo credere alle famiglie che non sarebbe più stato possibile rivederli. Dopo tre lune piene però ritornarono a riva, sorprendendo i tristi partecipanti al funerale senza corpi, rubando ai musici gli strumenti musicali e cominciarono a suonare: l’inizio di una festa eterna».

Il conterraneo Orazio Marino, titolare dell’azienda di graphic design Shamun a Milano, ha disegnato per loro la copertina dell’album Cialomi: primeggia il mostro marino ciclope, che trasmette ai giovani pescatori la forza per portare avanti il loro progetto.

Per spiegare la scelta di questa singolare figura, i jazzisti riportano una similitudine antica, paragonano questo mostro a Tifeo: «nella cosmogonia di Esiodo Tifeo è una sorta di Satana, destinato a soccombere al volere di Zeus. Viene imprigionato, dopo una dura lotta, nell’Etna.
La tradizione popolare vuole che Tifeo sostenga la Sicilia in una sorta di crocifissione. Si immagina il corpo del gigante, disteso, a sorreggere i tre vertici dell’isola con il cono dell’Etna proprio sulla sua bocca, rivolta verso l’alto. Ogni qual volta il gigante si infuria, fa vomitare fuoco e lava dall’Etna e ad ogni suo tentativo di liberarsi dal legame eterno, ecco che la terra trema».

Tremate dunque, gente: i Trinacria Express suoneranno il 22 febbraio al Fuori Porta, vicino via Pomposa, a orario aperitivo. Inoltre, da non perdere, “Jazz e Filosofia”, con altri e altrui progetti musicali paralleli: il 23 febbraio al cinema teatro San Benedetto alle 21. Il ricavato della serata andrà a favore delle zone terremotate del centro Italia.

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