di Elisabetta Vecchi

storiasavonuzzi_02_alta1È terminata lo scorso 6 novembre la mostra sull’ingegnere e architetto ferrarese Carlo Savonuzzi, intitolata “Città di carta. Città di pietra. L’archivio professionale di Carlo Savonuzzi protagonista dell’architettura ferrarese del Novecento”.  Lo spunto è nato a seguito della generosa donazione del suo archivio privato, da parte della figlia Gloria, al Dipartimento di Architettura e oggi conservato presso la Biblioteca. Tre i luoghi scelti per l’esposizione di alcuni dei suoi progetti più significativi: Palazzo Tassoni Estense, in via Ghiara 36, sede delle Facoltà di Architettura e Design, dove il 28 ottobre si è svolta l’inaugurazione della mostra. Palazzo Savonuzzi, in via Darsena 57, sede del consorzio Wunderkammer, ed infine il Teatro Comunale Claudio Abbado, in Corso Martiri della Libertà 5. Dal 2004 è iniziato il censimento del fondo, che oggi è accessibile a tutti grazie alla creazione del portale “ArchIVI Città degli archivi” (http://cittàdegliarchivi.it/), promosso dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna.

Ma chi era Savonuzzi e perché è così importante per la città di Ferrara? Innanzitutto va chiarita una cosa: stiamo parlando di due persone e non di una sola!

Carlo Savonuzzi (Ferrara 1897 –  San Remo 1973) e il fratello maggiore Girolamo (nato a Ferrara nel 1885, tra le vittime dell’eccidio fascista davanti al Castello Estense di cui ieri ricorreva l’anniversario), ricoprirono entrambi il ruolo di ingegnere capo del Comune ed il loro sodalizio lavorativo portò alla realizzazione di alcuni degli edifici e dei monumenti oggi divenuti simbolo di Ferrara. Se ci si chiede perché non vennero chiamati ad operare in città architetti famosi di quegli anni, la risposta era “perché a Ferrara ci sono i Savonuzzi!”, infatti, non subendo ingerenze da Roma, costruirono tutto da sé. Girolamo, detto il “modernista”, presumibilmente si occupava delle pianificazioni urbanistiche, lasciando a Carlo, il “razionalista”, la progettazione dei singoli edifici.

c1568Tanti sono i progetti portati avanti insieme: il nuovo prospetto del Palazzo Municipale di fronte alla Cattedrale (1926), in stile neo-medievalista (si pensi alla Sala dell’Arengo in stile neo-estense affrescata Da Achille Funi).

La scuola elementare Mario Poledrelli nel nuovo quartiere Giardino ed il Foro Boario nella parte sud della città, entrambi costruiti a partire dal 1928.

Riguardo il Foro Boario, purtroppo dismesso definitivamente dal 1982, si aspetta di conoscere la sua sorte, alla luce di un Piano Particolareggiato del Comune che ne prevede la totale distruzione per fare posto all’ennesimo centro commerciale. Per fortuna la vendita dei vari lotti sta andando avanti a rilento e, per ora, il danno maggiore subito riguarda solo la distruzione delle tre tettoie in cemento armato, in cui venivano allevati, appunto, i bovini. Sarebbe indubbiamente un’enorme perdita per la città un complesso unico come questo. Unico nel tessuto urbano ferrarese per la sua forma ellittica e ricco, sia all’esterno che all’interno, di elementi di decoro in stile liberty.

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Il Piano Regolatore per la sistemazione dell’area dell’ex Ospedale Sant’Anna del 1932, ha portato, invece, alla fortunata realizzazione della cosiddetta “addizione novecentista”, a pochi passi dal Castello in pieno centro storico. Il quadrivio è composto dal Conservatorio G. Frescobaldi (1935-39), il Museo di Storia Naturale (1935-37), la Scuola elementare Alda Costa (1932-33) ed il complesso del dopolavoro Boldini (1935-39).

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La prospettiva da Corso Giovecca sulla torre della scuola Alda Costa è una delle più belle di Ferrara ed il nuovo complesso urbano si è inserito felicemente nel tessuto storico di quel brano di città. Carlo poté esternarvi la sua adesione al razionalismo senza alcuna remora classicista. Proprio la torre scanalata della scuola, alta 37 metri e adibita a biblioteca, funge da centro prospettico e dà un ritmo ascensionale ad un insieme di solidi (parallelepipedi, rettangoli, semicilindri) sporgenti e rientranti. Essa è caratterizzata da grandi finestroni ed il rigore geometrico investe anche la disposizione delle finestre dell’intero complesso: tre ordini perfettamente raggruppati. L’uso del laterizio ferrarese si contrappone al grigio di basamenti e cornici, al cemento dei pilastri, dei bancali e di altri elementi decorativi (in materiale cementizio nel cortile interno e in pietra serena (di sarnico) sulle facciate principali.

Del solo Carlo vanno, infine, menzionati tre edifici nel quartiere Giardino.

L’Acquedotto Monumentale (1930-32), oggi sede dell’Isola del Tesoro, centro comunale di accoglienza per le famiglie. Nella piazza che circonda il complesso da anni si svolgono, inoltre, manifestazioni cittadine importanti, per citarne due si ricordano Estate Bambini ed il Mercato Europeo e, notizia di questi giorni, questo Natale vedrà la presenza addirittura di una pista da sci, lunga 70 metri.

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Gli ex Magazzini Generali della Darsena (1940-41), oggi “Palazzo Savonuzzi “grazie ad un intervento di recupero partito nel 2004 che ospita, come accennato in apertura di articolo, il Consorzio Wunderkammer, che ha in gestione una sala performativa di oltre 200 mq  pensata “come un centro di produzione culturale giovanile che sia polo di riferimento per organizzare e raccogliere le capacità culturali, artistiche e produttive proprie delle realtà giovanili presenti sul territorio”.

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Infine l’ex Mercato Ortofrutticolo, o MOF, (1936-37) che è oggi in fase di restauro per poter ospitare la nuova sede dell’Ordine degli Architetti, su progetto dello studio QB Atelier.

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Lo Stadio Paolo Mazza (1925-28), oggi tornato sotto i riflettori grazie alla promozione in serie B della Spal, ed il Palazzo dell’aeronautica su Viale Cavour (1935-37), nascono invece dalla collaborazione di Carlo con l’ingegnere Giorgio Gandini.

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Si può dire che Carlo Savonuzzi operò un vero e proprio salto di qualità nel campo della progettazione, sia grazie alla fortuna di stare a stretto contatto con il fratello, ma soprattutto perché era riuscito a fare tesoro di molteplici esperienze personali, maturate nell’ambito di una carriera fulminea e ricca di stimoli.

2 Commenti

  1. Florio Piva scrive:

    Trovo giusto che siano ricordati “i Savonuzzi”che tanto hanno dato a Ferrara, Saranno certamente con onore ricordati nel tempo attraverso le testimonianze concrete lasciate.
    Desidero fare una precisazione circa la scuola “Alda Costa”. Il nome attuale sostituì, nell’immediato dopoguerra, quello iniziale “Umberto I°”.

  2. Marcella Pirazzoli scrive:

    ..e non dimentichiamo il complesso con la “M” mussoliniana e le due torri di via Marconi ex-linificio canapificio, oggi sede Acosea e Comune.

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