Prima che Pontelagoscuro fosse cancellata dalle bombe, era la meta di tutti coloro che alla domenica desideravano fare la classica passeggiata in bicicletta: argine del Po, qualche “mandolino” e ritorno.

Qualcuno più volonteroso si spingeva oltre, allungava la gita di qualche chilometro sulla SS. 16, che correva lungo l’argine sinistro del Po, per arrivare fino alla Ex Dogana. In quel luogo si facevano spuntini a base di salame, oppure di pesciolino fritto al momento… una delizia.

La strada, allora esperimento d’avanguardia e fortunatamente senza successo, era pavimentata con grandi lastroni di cemento, legati nelle giunture con miscele d’asfalto.

Su di essa c’era il divieto di transito delle biciclette, per le quali però fu costruita una pista asfaltata, sulla destra andando verso Nord, perfettamente liscia e percorribile nei due sensi di marcia. Dicevano, e io l’ho sempre creduto, che solo a Ferrara esisteva una pista ciclabile così lunga, tranquilla per i ragazzi e sicura per tutti.

Parallelamente alla Statale, ad una distanza ragionevole ma non esagerata, vi era la linea ferroviaria a doppio binario facente parte della tratta Bologna/Venezia. Mentre si pedalava si vedevano spesso passare lenti e sferraglianti treni merci e veloci treni passeggeri, dal tipico rumore ovattato e con locomotive a ruote alte.

Il vecchio ponte di ferro inaugurato nel 1912

Il vecchio ponte di ferro inaugurato nel 1912 (dal gruppo FB Ferrara e dintorni in cartolina)

Poi, per noti e tristi motivi, di Pontelagoscuro non rimase più nulla. Nel primo dopoguerra la passeggiata a Ponte era divenuta una sorta di malinconica curiosità, ci si recava per vedere di persona quello che altri raccontavano. Quasi impossibile ricostruire a mente quello che c’era prima, non esistevano più i riferimenti, uno squallore unico. Pontelagoscuro era soltanto una montagna di macerie. Dei ponti erano rimasti i tronconi spezzati e semisommersi dal fiume. Indicibile lo sgomento che si provava nel vedere queste immagini apocalittiche.

Pontelagoscuro vecchio

Eravamo comunque consapevoli che l’inferno era finito e tutti erano impazienti di ricominciare a vivere; era giunto il momento di ricostruire il paese e tutto il resto, era il tempo della rinascita.

Il vecchio paese sorgeva lungo una stretta zona a forma triangolare, compresa tra l’argine del Po, la ferrovia Ferrara/Venezia e la statale Adriatica. Gli stabilimenti industriali erano raccordati alla ferrovia suddetta e la Stazione, al vertice Sud del triangolo, era un importantissimo nodo ferroviario. Chiuso da tutte le parti il paese non aveva possibilità di sviluppo, pertanto la sua ricostruzione non poteva avvenire là dove prima sorgeva. L’unica possibilità per uno sviluppo futuro era di predisporre un piano di ricostruzione, appunto, a lato della statale Adriatica situata più a Sud. Questo progetto però imponeva lo spostamento della ferrovia che altrimenti avrebbe attraversato il nuovo paese.

Gli Architetti pensarono che la miglior soluzione era proprio lo spostamento del rilevato ferroviario. Inoltre lo scalo di Ferrara, che da tempo si era dimostrato di insufficiente capienza, poteva beneficiare di uno scalo sussidiario in quel di Pontelagoscuro in conseguenza dello spostamento della Stazione ai bordi del nuovo tracciato.

Una pubblicazione del Comune di Ferrara del 1952, a firma dell’allora sindaco prof. Luisa Gallotti Balboni mostra le fasi dello svolgimento delle pratiche e dei lavori. Un tira e molla tra Comune e Ministero dei Lavori Pubblici durato oltre due anni, ma che ha portato alla realizzazione di un’opera oggi ancora indispensabile per le comunicazioni da e verso il Veneto.

Progetto-spostamento

1 aprile 1948: Per accelerare l’esecuzione dell’opera, il Consiglio Comunale delibera il 1° lotto dei lavori per £ 14.000.000, con finanziamento su fondi sollievo della disoccupazione. I lavori vennero prontamente iniziati.

21 luglio 1948: Il Cons. Com. approva lo spostamento del rilevato ferroviario e tutte le opere  annesse per un importo complessivo di £ 200.000.000.

10 Dicembre 1948: Il Cons. Com. delibera il 2° lotto per £ 42.000.000.

21 dicembre 1948: Il Ministero dei LL. PP. respinge la pratica del 2° lotto. Finanzia i lavori  solamente per £ 20.000.000.

21 gennaio 1949: Il Cons. Sup. del Min. dei LL.PP. da parere favorevole ai progetti generali.

7 marzo 1949: Il Cons. Com. approva la convenzione tra Comune e Min. dei Trasporti. Il Comune si  impegna a eseguire i lavori e di espropriare i terreni, il Min. provvede all’armamento e all’esecuzione delle opere d’arte relative.

15 marzo 1949:  Hanno inizio i lavori del 2° lotto per £ 20.000.000

16 marzo 1949: Il Min. dei LL.PP. non ha i fondi a sollievo disoccupazione. Il Comune deve assumersi gli oneri per il completamento dell’opera.

18 giugno 1949: Il Cons. Com. approva l’assunzione di un mutuo di £ 150.000.000, secondo i consigli del Min. LL.PP.

3 settembre 1949: Il Min. dei LL.PP. risponde che, a causa delle difficoltà finanziarie dello Stato, non può accordare il contributo statale sull’ammortamento, e il Comune può chiedere agli Organi ministeriali i benefici secondo la legge del 10 Aprile 1947 n°261, cioè l’anticipazione dei fondi da rimborsarsi in 30 anni.

23 ottobre 1949: L’Amministrazione Comunale, modificando la pratica, aderisce.

18 ottobre 1950: Il Min. dei LL.PP. fa presente che stando al parere sfavorevole espresso al  riguardo dal Min. del Tesoro, non può accordare l’anticipazione, sebbene fosse stata formalmente assicurata verbalmente e per iscritto ai  Parlamentari ferraresi.

A seguito delle vive insistenze della civica Amministrazione, Il Min. dei LL.PP. accordava un altro stanziamento di £ 50.000.000. I lavori saranno appaltati nelle prime settimane del 1952.

Quando venne conclusa questa pratica tanto importante per lo sviluppo di Pontelagoscuro?

La Pubblicazione del Comune da cui sono prese le note sopracitate, non descrive le vicissitudini successive dell’iter, perché essa comprende, in sintesi, solamente le attività svolte dall’Amministrazione Democratica dal 25 aprile 1945 al 31 dicembre 1951.

Nel giro relativamente di poco tempo, nel 1952, l’opera di spostamento del rilevato ferroviario fu portata a termine e contemporaneamente Pontelagoscuro e il Barco si espandevano secondo i criteri del progetto.

Risale invece a tempi recenti, il 15 settembre del 2001, l’inaugurazione del ponte gemello a quello del dopoguerra, edificato 13 metri e mezzo più a valle: tre anni di lavoro, 3mila e 300 tonnellate di ferro divise in nove travate in acciaio che scavalcano il fiume per una lunghezza di 610 metri. Un’opera resa necessaria dal crescente traffico ferroviario sulla tratta dopo oltre cinquant’anni di passaggi a binario unico.

3 Commenti

  1. Maurizio scrive:

    Bella e interessante ricostruzione.Sono stato docente di storia moderna e contemporanea e mi ha sempre appassionato la storia delle costruzioni industriali nel mondo e naturalmente in Italia, dietro c’è la volontà di progresso, la cultura del miglioramento continuo e ci sono i ricordi dei nostri costumi, quando la vita scorreva più serenemente e una gita in bicicletta con un panino rappresentavano la felicità.Ricordi, dolci ricordi, di un tempo ormai scomparso nel crepuscolo del passato, immagini che fuggono via come quelle viste da un treno che corre veloce verso la notte.

  2. Sto cercando di ricostruire la storia della famiglia di mia madre, ferrarese d’origine trapiantata in Lombardia dov’é morta nell’82.
    Il mio cruccio più grande é quello di non aver “interrogato” abbastanza mia madre, quand’era in vita, sulla sua famiglia, di cui non ho conosciuto i capostipiti, cioè i miei nonni, né l’intera famiglia di sua sorella Beppina, sterminata in uno dei bombardamenti del ’44. Ne porto i nomi ma sono molto insoddisfatta per avere così poche informazioni tanto che da qualche anno, appena ho tempo, consulto tutti i siti possibili per riuscire a colmare almeno un poco le mie lacune.
    La ringrazio di essere così ricco e preciso sulle informazioni pubblicate e mi riservo anche di porle qualche domanda a cui mi auguro vorrà replicare.
    Albertina (Giuliana per parenti ed amici) Alberti, figlia di Alfredo e Carmen Sarti (Vivetta per la famiglia)

  3. Florio Piva scrive:

    Non sono in grado di aiutarla mi spiace moltissimo.

Lascia un commento

Prima di lasciare il tuo commento, ricordati di respirare. Non saranno ospitati negli spazi di discussione termini che non seguano le norme di rispetto e buona educazione. Post con contenuti violenti, scurrili o aggressivi non verranno pubblicati: in fondo, basta un pizzico di buon senso. Grazie.