È possibile restituire qualcosa a un luogo che ci ha dato tanto? E se lo è, come farlo? Usando le proprie doti, apprese nel tempo, e aggiungendoci felicità a oltranza, come è in grado di fare la ferrarese Clelia Antolini. Partendo dalle parole di Ugo Cornia, parlando con gli amici del borgo dove ha passato le proprie estati da piccola, domani e domenica (30 e 31 luglio) Clelia darà vita a Pavanart, un festival delle arti di strada dedicato al suo piccolo borgo antico, ma riempito anche di molta “ferraresità”.

Partiamo dall’inizio. Che cos’è Pavanart?

«È innanzitutto la festa di Pàvana, piccolo borgo nel comune di Sambuca Pistoiese. Dista pochi chilometri da Bologna ed è famoso per le origini di Francesco Guccini. Sono cresciuta aspettando ogni anno la festa tradizionale del paese, che all’epoca prevedeva un percorso gastronomico che dalla piazza centrale scendeva fino alla casa di Guccini, e che non viene più fatta da diversi anni per tanti motivi. Per questo l’anno scorso ho voluto contattare i ragazzi di Pàvana, con i quali sono cresciuta e ricomporre un po’ quell’occasione che ci faceva felici ogni estate».

Che tipo di festival è? A chi si riferisce e chi ci parteciperà?

«Pavanart è dedicato alle arti di strada, perché sentivamo il bisogno di aggiungere musica e cultura alla tradizione culinaria del paese. Il festival è assolutamente per tutti, e aperto a tutti gli artisti in grado di esibirsi senza amplificazione o comunque l’uso di alimentazione elettrica. Abbiamo fatto circolare un bando di selezione, giusto perché Pàvana è un paesino piccolo e vogliamo che tutti gli artisti abbiano spazio a sufficienza per esibirsi al meglio senza disturbarsi a vicenda. Abbiamo scelto di ospitare venticinque artisti e tra i presenti ci saranno anche alcuni ferraresi».

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Tipo?

L’elenco è lungo, perché ho voluto invitare personalmente alcuni cari amici meritevoli e portare “un po’ della mia città nel mio paese”. Partiamo dalla cantante Marta Guidoboni, che con i suoi 21 anni è la più giovane performer del festival, e poi Re Cane e suo marito, Andrea Pavinato, Pierfrancesco Faggiotto. Arriverà anche un cantautore da Napoli, L’IO, che stimo profondamente. Oltre ai musicisti, che sono un po’ il mio “pane” (Clelia è cantante, tra cui voce del gruppo DoRobot), ci saranno rappresentazioni teatrali, alcuni fotografi che esporranno, come il ferrarese Federico Buzzoni, mentre altri lavoreranno sulle fotografie e due presentazioni di libri, come quelle con Gianluca Morozzi e Alberto Petrelli».

Clelia, ma qual è il tuo legame con Pàvana? Cosa ti collega, da ferrarese, a questo borgo?

«Pàvana è sempre stato il mio rifugio. Il mio legame con il paese è la mia mamma, cresciuta anche lei nel borgo. Per me Pàvana significa casa almeno quanto Ferrara, città in cui sono nata e cresciuta, perché lì ho vissuto tutte le estati della mia infanzia, e a volte anche la maggior parte dei fine settimana. Lassù ho passato la mia prima notte fuori di casa, in tenda, perché il mio coprifuoco era molto meno severo visto che il paese è sempre stato estremamente sicuro. Ho fatto il mio primo tatuaggio e ho preso la mia prima sbronza. Era la mia terra della libertà. Pavana mi ha dato momenti indimenticabili e ora vorrei proprio restituirle qualcosa».

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Come è nata l’idea di organizzarci un festival di artisti di strada?

«Tutto è nato in una maniera incredibile. Ho dato un esame di letteratura all’università, l’anno scorso, che prevedeva la lettura di un libro di Ugo Cornia intitolato “Sulla felicità a oltranza”. In questo volume lui parla costantemente dei bellissimi momenti, concomitanti a fatti autobiografici tristissimi, che passa nel suo “paese di vacanza” e che gli danno la forza di superare eventi tragici perché contrastano la tristezza con la felicità estrema. Quel libro mi ha commossa e ho sentito il bisogno di contattare tutti i miei amici d’infanzia, molti dei quali ora non abitano più in paese, per ricreare un momento di vera felicità che è giusto vivano anche altri bambini e che possano vivere tutti. Tra i miei amici c’è anche qualcuno che fa parte della Pro Loco, che ha accolto con entusiasmo la mia idea concretizzandola tutti insieme e aiutandoci meravigliosamente. La Pro Loco si occuperà della ristorazione tradizionale e so bene di essere in ottime mani, mentre l’idea di portare le arti di strada è stata mia un po’ perché, da buona ferrarese, non mi perdo mai un Buskers Festival e vado fiera di quest’idea della mia città, un po’ perché essendo abbastanza inserita nell’ambiente musicale sapevo che, in caso di flop del bando di selezione, sarei riuscita a coprire lo stesso il festival con l’aiuto dei miei incredibili amici musicisti! Per fortuna le cose si sono mosse bene ma non mi sarebbe affatto dispiaciuto portare solo i nostri ferraresi, visto che abbiamo un panorama musicale vario e sorprendente».

A proposito di Ferrara, quanto ci sarà di Buskers nella città di Guccini?

«Tutto e niente; nel senso che l’idea ovviamente parte da lì ma Pàvana è quasi l’opposto di Ferrara. È un piccolo borgo arroccato che non permetterà agli artisti di occupare grandi spazi, quindi ci siamo concentrati su piccole formazioni, così il festival sarà meno dispersivo. Gli artisti saranno pochi e prevalentemente adatti al clima del paese, molto caratterizzato dalla presenza di Guccini. Non mancheranno i cantautori insomma! Del Buskers Festival ci sarà la modalità “a cappello” per contribuire a piacere al lavoro degli artisti. Diciamo che nell’organizzazione ci siamo ispirati di più al modello di Contrarock, una realtà che stimo infinitamente: noi organizzatori saremo forza lavoro volontaria ed in parte protagonisti della festa. Vogliamo prima di tutto creare un ambiente familiare, accogliente e vivo, poi l’arte emergerà da sé assieme al paese».

E a proposito di Guccini, ci sarà anche lui?

«Solitamente non fornisce mai conferme ufficiali, ma sappiamo che quando si parla di musica spunta! Io lo ricordo alle feste di paese fin da quand’ero piccola. Erano momenti felici anche per lui, non credo si perderà quest’occasione. Ad ogni modo, per una volta il protagonista vogliamo sia Pàvana».

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