Si sa quanto forte sia, per gli sportivi ferraresi, la rivalità con Bologna. Se l’ultima vittoria della Spal contro i rossoblù risale a più di vent’anni fa (play-off del campionato di Serie C1 1993-94, due a zero al Dall’Ara con reti di Zamuner e Olivares) e, chissà, magari presto potrà esserci una replica su palcoscenici più nobili, non è che negli altri sport le cose vadano molto meglio. L’ultimo confronto ad alti livelli è stato, in questa stagione, nel campionato di Legadue di basket, in cui la Bondi ha dovuto inchinarsi alla Fortitudo in entrambe le partite.

Rimanendo alla pallacanestro, però, c’è un ferrarese, sia pure d’adozione, che quest’anno è riuscito a vendicarci, guardando, per una volta, i bolognesi dall’alto in basso: è Andrea Diana, capo allenatore della Leonessa Brescia, con cui ha vinto il campionato di A2 battendo, in finale, proprio la Fortitudo, al termine di una combattutissima serie chiusa con la trionfale vittoria in gara cinque.

Andrea Diana, oggi, è uno degli allenatori emergenti nel panorama della pallacanestro nazionale, ed è arrivato a quello che, per ora, è il punto più alto della sua carriera, attraverso una lunga gavetta, che proprio a Ferrara ha segnato una tappa importante. Livornese di nascita, dopo aver giocato vari anni tra la C1 e la B2, inizia molto presto la carriera di allenatore nella sua città natale, prima con la pallacanestro Livorno, poi con la società Don Bosco, dove rimane otto anni, tra il 2000 e il 2008, e dove matura quell’approccio, per così dire, pedagogico all’insegnamento della pallacanestro che gli deriva dall’aver lavorato tanto coi bambini e coi ragazzi. “Quelli alla Don Bosco sono stati per me anni fondamentali – racconta Andrea – in cui ho spaziato dal mini basket fino agli under 18. Un’esperienza che mi sento di consigliare a qualunque giovane che voglia intraprendere la carriera di allenatore”. Nell’agosto del 2008 l’allora allenatore del Basket Livorno lo vuole come suo assistente in A2. Non stiamo parlando di uno qualunque, ma di Sandro Dell’Agnello, pure lui livornese doc, e soprattutto uno che, insieme a Vincenzo Esposito e Nando Gentile, aveva vinto da giocatore, nel 1991, lo storico campionato di A1 con Caserta, il primo per una squadra del sud. Insomma, se uno come Dell’Agnello ti vuole come suo vice vuol dire che qualcosa vali.

Foto di Piero Cavallina

Questo primo assaggio di Legadue, in realtà, non è molto fortunato per Andrea, perché la stagione 2008- 2009 termina con il drammatico fallimento del Basket Livorno e la scomparsa, dal panorama cestistico nazionale, di una piazza che tanto ha dato alla pallacanestro. “Quello di Livorno è stato un fallimento “lungo” – commenta Diana- siamo arrivati a luglio quando ormai le squadre erano fatte e io sono rimasto fregato. Così ne ho approfittato per venire a Ferrara”. A Ferrara dove c’è Valentina, conosciuta qualche anno prima su un campo di pallacanestro durante un torneo giovanile: lui, ovviamente, ad allenare, lei ad arbitrare (ed è, probabilmente, il primo caso al mondo di allenatore che invece di insultare l’arbitro se ne innamora); e dove si accasa alla 4 Torri, la storica società di pallacanestro cittadina, che gli permette di tornare al suo primo amore, insegnare basket ai giovani. “Quando sono arrivato alla 4 Torri, ci siamo dati l’obiettivo di ricostruire il minibasket e in una stagione, partendo da zero, siamo arrivati ad avere circa cento ragazzi, facendo anche un gran lavoro promozionale nelle scuole – continua Andrea -. Ho avuto poi l’opportunità di lavorare con Mario De Sisti, un gigante della pallacanestro ferrarese e nazionale, che per me ha rappresentato una vera scuola di formazione e mi ha permesso di continuare a crescere dal punto di vista tecnico”.

Tornare ad allenare le giovanili dopo essersi affacciato per la prima volta nel basket professionistico, avrebbe potuto significare un ridimensionamento delle proprie ambizioni. Non così per Diana: “Il piacere di allenare i giovani lo scopri quando vedi come questi ragazzi ti rimangano legati. I messaggi più belli che mi sono arrivati dopo aver vinto il campionato con Brescia sono di quei ragazzi che ho allenato da bambini e che mi sono rimasti affezionati. C’è chi trova un lavoro importante al di fuori dello sport e mi scrive per dirmi che se è diventato la persona che è oggi lo deve al fatto di avere avuto me come allenatore. Queste sono le soddisfazioni più grandi!”.

Dal profilo FB di Andrea Diana

Ma il tempo sa essere galantuomo con chi lo merita e, così, dopo un paio d’anni passati a crescere talenti e a formare uomini alla 4 Torri, un giorno dell’estate 2011 Andrea riceve una chiamata da un vecchio amico. È ancora Dell’Agnello, nel frattempo trasferitosi a Brescia, che si ricorda del suo assistente a Livorno e lo vuole di nuovo con lui in A2. Inizia, così, la scalata di Diana verso le vette della pallacanestro nazionale, prima come vice di Dell’Agnello e, poi, di Martellossi; infine, dall’estate 2014, direttamente come capo allenatore della Leonessa, fino alla trionfale stagione 2015- 2016, culminata con la vittoria finale, al termine di un campionato massacrante e di play off durissimi, con partite terminate tutte in gara cinque. Il momento fatidico, quello in cui capisci che ce la puoi fare davvero, per Andrea e i suoi ragazzi è arrivato, paradossalmente, quando tutto sembrava perduto, in semifinale contro Scafati, con Brescia sotto due a zero: “Il giorno dopo gara due, prima di salire sull’aereo che ci avrebbe riportati a casa, ho rivisto la partita e mi sono reso conto che, pur avendo perso, avevamo giocato molto bene – racconta Diana. Da quel momento abbiamo avuto una grande reazione, ribaltando il risultato e andandoci a prendere il punto decisivo in gara cinque a Scafati”. Anche la finale non è stata una passeggiata: in vantaggio due a zero, la Leonessa è stata raggiunta sul due a due dalla Fortitudo, per poi vincere con una partita perfetta in casa, riportando Brescia in A1 dopo ventotto lunghissimi anni.

Foto di Pierpaolo Romano

Che Andrea sia una persona elegante anche nella vittoria, lo si capisce dal fatto che, anziché infierire sulla Fortitudo Bologna (come ci si potrebbe aspettare da uno che ha radici, sia familiari che professionali, così profonde nella nostra città e che prima di andare alla Leonessa è stato vicino a diventare vice allenatore di Ferrara), concede l’onore delle armi agli avversari sconfitti: “La Fortitudo è una società storica, con la tifoseria più bella d’Italia, è stato bellissimo giocare una finale contro di loro”. Per uno come lui, così innamorato del proprio mestiere, si può dire che non esista un momento della giornata in cui non ci sia spazio per il basket; e mentre a Brescia stanno ancora festeggiando la storica promozione, insieme al suo staff Diana ha già iniziato a preparare la nuova stagione di A1, che si preannuncia molto difficile. “Tutti i giorni arrivano video promozionali di giocatori, anche attraverso Facebook. Molti sono americani che non sono stati selezionati nei roster delle principali squadre degli Stati Uniti e che, non avendo un agente, si propongono direttamente, senza intermediazione. Se intuisci che il giocatore può essere interessante, poi ti fai mandare il video di qualche partita e magari ti informi da chi lo ha allenato”. Una specie di “mercato 2.0”, che Andrea può gestire anche dalla sua casa di Vigarano Mainarda, dove trascorre un po’ di meritato riposo insieme a Valentina e al loro piccolo Federico, prima di partire per il Trentino, dove è stato invitato per il quarto anno consecutivo al Camp estivo di Folgaria, in cui potrà tornare di nuovo, per qualche giorno, a insegnare la pallacanestro ai ragazzi.

1 Commento

  1. Sergio scrive:

    Articolo da brividi…commosso!!!
    Complimenti!

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