“Questo è il giardino dell’ottimismo” grida una delle attrici dello spettacolo “Il Migliore dei mondi possibili” ispirato al Candido di Voltaire e portato in scena al festival Totem dalla compagnia Murmuris/Attodue per la regia di Magdalena Barile.
La battuta sembra quasi riferirsi al Parco Tito Salomoni di Pontelagoscuro, davanti al Teatro Cortazar dove ci troviamo, e dove la cooperativa Teatro Nucleo ha organizzato per questo fine settimana (3, 4, 5 giugno) la quarta edizione della rassegna di arti performative.

Ci vuole ottimismo, oltre che impegno e tenacia per riuscire a portare fino a qui, ai confini della provincia, sotto la continua minaccia della pioggia, con costi ridotti, ma risultati di qualità, un programma così fitto di appuntamenti.
E non è la periferia che va in città ma il contrario, grazie alla collaborazione con Witoor, il cicloperator della Bike Night, che ha condotto un gruppo di spettatori su due ruote dalla darsena fino al teatro, attraverso le piste ciclabili, nella “Migliore delle pedalate possibili”, ispirata allo spettacolo, e scandita da incontri con attori lungo il percorso.

“Il festival è nato quattro anni fa dall’idea di aprire le porte della nostra sede, nell’ex cinema del paese, dove risediamo da dieci anni. Pontelagoscuro è una frazione periferica, potremmo dire depressa, raramente attraversata da iniziative culturali. Per questo abbiamo scelto di unire proposte popolari, rivolte a tutte le fasce di pubblico e ai non addetti ai lavori, a spettacoli di teatro contemporaneo, mescolando il pubblico più avvezzo al teatro, alle persone che vivono qui” spiega Natasha Czertok attrice e regista della compagnia Teatro Nucleo e organizzatrice di Totem, così come Davide Della Chiara che conferma: “Vogliamo coinvolgere un pubblico trasversale per età, gusti e provenienza”.

Ed ecco che nella prima giornata di Totem, il pomeriggio è dedicato ai laboratori per bambini e alla performance contemporanea, e la sera al cibo vegano e alla musica che dice no alla SIAE, selezionata dalla web radio Radio Strike e dal festival delle etichette e delle produzioni indipendenti Borderline.

Foto di Pietro Marino

E sopra a tutto il teatro. La prima serata è affidata alla compagnia fiorentina Murmuris/Attodue, che porta in scena la storia di quattro attrici alla corte di una esigente padrona – le travolgenti Simona Arrighi, Luisa Bosi, Laura Croce e Sandra Garuglieri – e la loro gara per compiacerla, mettendo in scena le avventure del Candido di Voltaire, giovane ingenuo e ottimista alle prese con infinite sciagure. Custodi di un elegante giardino nel quale si esibiscono, intente a primeggiare per ricevere le lodi della loro signora, le cortigiane rimangono disorientate dalla sua improvvisa uccisione. Cosa fare con la nuova autonomia acquisita? Le quattro donne iniziano a coltivare il giardino, piantando insalata al posto dei fiori, ome in un principio di rivolta autarchica. Poi arriva la notizia che nuovi padroni stanno arrivando e si ripropone il dilemma: sottomettersi a una nuova autorità che le guidi e le elogi, o lasciare il giardino dell’Eden per cercarne un altro, l’El Dorado, e inseguire la libertà? Ma “esiste un posto dove a tutti sta a cuore la libertà?” si chiedono, e per tutte la risposta è no. Eppure una reagisce dicendo “ma io vado a cercarlo”. Le altre rimangono nel giardino a mettere in scena una nuova opera, questa volta del Marchese De Sade, che parla di coprofagia, sadismo e sottomissione.

Nella messa in scena entra la domanda del filosofo Etienne de la Boétie che due secoli prima di Voltaire si chiedeva come “potesse accadere che in ogni regime, che in ogni luogo e tempo della storia, singoli uomini o sparute minoranze riescano a dominare e asservire le masse”.

Ed entra anche la tagliente ironia del Saggio sull’arte di strisciare di Paul H.D. d’Holbach, una sorta di manualetto ad uso dei cortigiani al servizio di un padrone.
“Non trovano nulla di meschino in tutto ciò che fanno per lui? Ma che dico? Al contrario si inorgogliscono nell’esercizio dei più infimi incarichi presso l’adorata persona; giorno e notte aspirano alla gratificazione di essergli utili; lo scortano, si atteggiano a intermediari compiacenti di ogni suo piacere, si attribuiscono le sue sciocchezze o si affrettano ad approvarle; in poche parole, il buon cortigiano è così assorbito dall’idea del dovere, che spesso si sente fiero nel compiere atti disprezzati anche dal più leale servitore”.

Uno spettacolo sul masochistico bisogno di sottomissione e sul’istinto alla ribellione, che vuole suggerire, come spiega la compagnia “che i patimenti degli uomini sono spesso l’effetto del loro volontario e misterioso asservimento a un potere coercitivo a cui si convincono di dover rispondere”. E dove “il pessimismo di Voltaire, il suo sguardo acuto si adattano allo scenario martoriato di oggi, alla ricerca disperata di un po’ di luce, di un po’ di speranza sul futuro del genere umano”.

Per continuare a coltivare la speranza nel giardino dell’ottimismo, il festival prosegue fino a domenica sera.
Qui il programma: www.totemartifestival.com

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