L’obiettivo comune è quello di bonificare le aree colpite dal degrado. Lo strumento, anch’esso sottolineato da più voci, è di ripristinare un senso della legalità che attualmente stenta a essere avvertito come tale. Sulla scelta delle modalità da utilizzare, la discussione rimane aperta. E le proposte e le testimonianze raccolte nel corso della serata di sabato 12 marzo, nell’auditorium della chiesa Addolorata, non sono mancate. All’incontro, promosso dall’associazione ‘Comitato Zona Stadio’ e dal quotidiano ‘la Nuova Ferrara’, hanno preso parte più di un centinaio di persone. Una platea composta da cittadini e associazioni, che hanno inteso lasciare il proprio contributo di idee al dibattito. Un dibattito delicato, a tratti divisivo, su come la comunità possa mobilitarsi per collaborare a contrastare le attività illecite e a rendere migliore la vivibilità generale. Difficile trarre una conclusione univoca, che sia depurata da implicazioni ideologiche e politiche e che rimanga incardinata in una dimensione di quartiere, dopo un’assemblea di circa tre ore e una serie di interventi articolati in pochi minuti. Eppure, a fianco alla constatazione di numerose e individuali situazioni di disagio, è emerso uno spirito di cooperazione di fondo.

Più persone hanno evidenziato l’efficacia, nel lungo periodo, di continuare assiduamente a segnalare le criticità. «Negli ultimi tempi – ha raccontato una residente in viale Belvedere – abbiamo fatto diverse segnalazioni su Fedro, il portale del Comune. C’è un sistema che prevede una ricevuta di risposta. E, comunque, ci abbiamo messo un po’. Ma molti interventi sono arrivati». Diverse le sezioni tematiche previste dal servizio Fedro. C’è infatti posto per le strade, dalla manutenzione alla sicurezza ai guasti alla luce. C’è il decoro urbano, dallo sfalcio dell’erba alla pulizia, ai veicoli in stato d’abbandono. Segnalare un problema e ottenere un intervento in tali ambiti pare essere un modo per non lasciare il quartiere in balia d’incuria e conseguente illegalità.

Su argomenti come prostituzione e spaccio, c’è stato chi ha proposto un ritorno alle case chiuse e la legalizzazione delle droghe leggere, spostando il discorso oltre i confini del quartiere e rimarcando la corrispondenza fra offerta e domanda. «Spaccio e prostituzione in strada non sono problemi risolvibili ma circoscrivibili, con alcune regole che li rendano più o meno accettabili. La prostituzione esplose quando nel 1958 entrò in vigore la legge Merlin. Un fenomeno che si risolve con un ritorno alle case chiuse. Per quanto riguarda lo spaccio, non bisogna dimenticare che a comprare la droga sono i nostri figli e nipoti», l’opinione di un residente di via Gavioli. Sul tema è poi ritornata un’operatrice dell’Unità di strada del Centro donna giustizia. «Noi portiamo avanti vari progetti – ha illustrato – che riguardano la violenza domestica e la prostituzione. Noi andiamo in strada e, attraverso il nostro lavoro, ci occupiamo di prevenzione sanitaria». Un’attività dove a risultare importante sono anche il ruolo dell’ascolto, e la ricezione delle segnalazioni. «Oggi – ha proseguito l’operatrice – potevano essere presenti rappresentanti di comunità di altre etnie. Se si vogliono attivare proposte positive, è bene avere presenze positive che possono fare qualcosa per la comunità. Per quanto riguarda, inoltre, la rivitalizzazione della zona, le nostre scuole d’arte potrebbero usare gli spazi comuni».

Attivarsi dal basso e agire in prima persona rappresentano ulteriori costanti. L’invito a chi è disposto a fare volontariato e a rivolgersi all’associazione ‘Comitato Zona Stadio’, è quindi giunto da un residente in viale IV novembre, che ha posto l’accento sull’area di sgambamento cani in via Nazario Sauro, e sul connesso progetto della casetta al suo interno. Allo stesso modo, c’è stato chi, in qualità di responsabile dell’Università Popolare, ha richiesto di trasferire nella zona le lezioni dei circa quattrocento iscritti. «Verso giugno, luglio – ha spiegato il residente in via Cassoli – vogliamo organizzare le lezioni nei parchi a rischio. Se può servire, bene. Mi dovrò mettere d’accordo con gli insegnanti, da privati».

L’aspetto delle proposte non è scisso da quello delle testimonianze. Che rappresentano la voce, e talvolta lo sfogo, di coloro che con problemi di varia natura e intensità hanno imparato a convivere. Da chi lamenta «urla, litigi e schiamazzi» a chi evidenzia la profonda demotivazione che affligge le forze dell’ordine, da chi chiede se gli affittuari hanno realmente titolo a stare negli alloggi a chi auspica la manutenzione dei giardini, da chi sostiene di «chiamare il 113, un giorno sì e tre no», a chi è preoccupato per la sporcizia in strada e per la difficoltà nel trovare parcheggi.

«In undici anni che vivo qui e che sono innamorato di Ferrara – ha affermato un cittadino straniero di origine ucraina – ho notato quanto è cambiata la città». A parlare prima di lui, un residente in via Darsena, che ha sottolineato «il problema di dovere individuare un interlocutore, mentre quando c’erano le circoscrizioni, esisteva un riferimento». Uno dei primi interventi della serata è stato invece affidato a un abitante del Grattacielo. «La migliore risposta – il suo commento – è la partecipazione. Molta gente presente significa che i problemi ci sono. Noi dobbiamo cominciare a vedere dove sono le responsabilità».

Dal profilo Instagram di @c_mediazione

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