di Matteo Provasi con il contributo di Ilaria Calanca

Ore 9.15. Con puntualità svizzera (e d’altronde, sono reduci da una tournée internazionale nel nord Europa… Lugano, Bellinzona, Chiasso!) i cinque Oblivion più uno – Graziana è al settimo mese di gravidanza – si presentano alla platea di un teatro De Micheli stracolmo per ‘spiegare’ lo spettacolo. In primo piano, sul palco, un particolarissimo juke box: una bulle di vetro, all’interno della quale il pubblico ha infilato i pizzini con i propri desiderata musicali. L’idea è semplice (realizzarla meno, soprattutto se qualche burlone in sala richiede i Figli di Bubba, dimenticabilissima formazione nata e morta nel 1988, almeno così recita Wikipedia). Estrarre i foglietti e costruire un percorso musicale, rendendo ogni data diversa dalla precedente e dalla successiva.

Ne escono quasi due ore di viaggio dissacrante all’interno della storia della musica italiana. Due ore nelle quali gli Oblivion di nero vestiti (ma più bravi dei Neri per Caso) cantano a cappella o accompagnati dalla sola chitarra di Lorenzo, scherzano con il pubblico (e si prendono bonariamente gioco del pubblico), ballano, si travestono, fanno i mimi. Tutto senza soluzione di continuità.

Dal loro repertorio sterminato ecco una carrellata di tutti i vincitori di Sanremo in cinque minuti, una parodia di X Factor (impagabili Giusi Ferreri di nuovo cassiera all’Esselunga e Mengoni in camicia di forza), la deriva delle vecchie glorie della musica pop in tour in Russia (ma la finta Romina canta meglio di quella vera!), per arrivare a Povia in salsa gospel (con tanto di predicatore modello James Brown nei Blues Brothers). I loro funambolici mash up partono sempre dallo stesso principio: giocare con le parole, andare a caccia del calembour. Ne sono una prova Caruso di Lucio Dalla cantata dalla vocalist solo con le vocali (appunto!), La Cura di Battiato che si trasforma nella lettura di un bugiardino, il medley di Morandi suonato sulle musiche dei Queen. E nel bis accettano la sfida di una spettatrice, trasformando in un pezzo rap Una zebra a pois.

Foto di Francesca Susca

Ore 19.45. A poco più di un’ora dall’entrata in scena, assistiamo a una ouverture dedicata dello spettacolo. Perché quella con gli Oblivion è – diciamolo – un’intervista impossibile. Basta una parola, un’idea, un concetto, che parte naturale, inesorabile, il gioco dell’associazione di idee, dell’equivoco linguistico. E alla fine il confine tra risposta seria e gioco si scolora. Ma qualcosa abbiamo scoperto.

L’incontro fatale è arrivato alla BSMT (Berstein School of Musical Theatre di Bologna), e non “alla scuola di recitazione di Gabriel Garko” come sussurrano impertinenti. Una solida preparazione attoriale e musicale. L’idea di costruire qualcosa insieme. Ma qualcosa cosa? Difficile incasellare il teatro degli Oblivion in un genere; un po’ musical, un po’ cabaret, un po’ satira. “Teatro di varietà surreale”, lo autodefiniscono.

Quando il progetto sembrava sul punto di arenarsi, galeotto fu un video postato su youtube: I Promessi Sposi musicati in dieci minuti.

Musica grottesca e letteratura è un bel binomio. Prossimi progetti? “Sicuramente la Bibbia. È un libro che tutti conoscono, universalmente condiviso, e molto divertente. Con tutti quei giochi di prestigio, pani e pesci che si moltiplicano, l’acqua che diventa vino… Ovviamente, sarà il nostro ultimo spettacolo!”.

Inevitabile, visto il periodo, il discorso piega su Sanremo. “La nostra hit assoluta è Papaveri e papere di Nilla Pizza. Ma confessiamo di avere un debole anche per Povia. Purtroppo nessuno ce lo chiede mai, ma cerchiamo sempre di incastrarlo nello spettacolo”.

E dell’ultimo Sanremo? “Belle le canzoni strumentali di Patty Pravo e i Bluvertigo: solo orchestra e soffi di vento. Chi pensiamo vinca? Diciamo che speriamo in una canzone in minore, che si accordi bene con Grande amore del Volo. Noi nel prossimo spettacolo ad Asti dobbiamo aggiornare il medley su Sanremo e aggiungerla. Certo, vincesse Elio sarebbe tutto più semplice: tra gli otto ritornelli vuoi non trovarne uno che funzioni musicalmente!”.

Lascia un commento

Prima di lasciare il tuo commento, ricordati di respirare. Non saranno ospitati negli spazi di discussione termini che non seguano le norme di rispetto e buona educazione. Post con contenuti violenti, scurrili o aggressivi non verranno pubblicati: in fondo, basta un pizzico di buon senso. Grazie.