Stavo tranquillamente mimetizzandomi nella mia deriva quando, a fine settembre, mi giunse la proposta di lavorare un mese a Ferrara. Città di cui poco sapevo, per averla frequentata incidentalmente in occasione di un concerto dei Sonic Youth al Castello Estense. Una serata magica, nel piccolo recinto delle questioni private. Ma non avevo più ripetuto l’esperienza di percorrere l’ombra dell’alte torri in largo castello. Ed eccoci qui, invece, di nuovo.

Un mese di sosta può non voler dire nulla, soprattutto se consumata principalmente nei confini di due scatole di cemento: l’aula del lavoro e la caverna silenziosa del riposo. Tuttavia, è pur sempre possibile farsi una domanda. Ma com’è Ferrara agli occhi del lavoratore di passaggio? Tante piccole cose, forse, a partire da cosa non è.

Non una città, quindi, in cui osar ambientare Nynphomaniac volume tre: passioni e ossessioni in queste mura sembrano annacquate, frammiste a tutta quella nebbia che da tanta parte dellultimo orizzonte il guardo esclude. Certo abbiamo visto e messo a referto i piaceri rituali studenteschi che, appoggiati ai corpi, girano e prendono vita sotto forma di serate universitarie per post-universitari. Riti attesi e in ritardo sul loro stesso tempo, aggrovigliati intorno a piazza Trento Trieste. E al centro della piazza ecco il listone che si proietta oltre l’orizzonte, spingendo al massimo i motori della fantasia, come una Stairway to Purgatory, viste le disavventure della locale Cassa di Risparmio. La città penitenziale. A tal proposito, consigliatissimo ai banchieri cattolici del posto ‘La Borsa e la vita’ di Jacques Le Goff, in cui si legge:La speranza di sfuggire all’inferno grazie al purgatorio permette all’usuraio di fare avanzare l’economia e la società del XIII secolo verso il capitalismo”. Un bel promemoria. Chissà che ne pensa il vescovo Negri, del denaro. Sappiamo che ne pensa dei gay e di Francesco Papa nei dettagli, in compenso. Vogliamo parlare della polemica sull’albero di Natale? No, per carità. Di notte è bellissimo, ma non ci vivrei, direbbe qualche poeta surrealista.

Non si può arrivare sulla Luna e sulle sue cianfrusaglie, da Ferrara: è una città ovattata che interroga chi la abita e chi la abita forse preferisce non rispondere e indaffararsi nelle sue consuetudini borghesi, lasciando alle mura il duro compito di reggere una prospettiva. Una provincia dove l’unica azienda locale quotata è una bonifica e in cui i rapinatori arrivano solo perché c’è l’autostrada comoda, coi mitra che, visto il clima, quasi quasi si potevano pure risparmiare. Dove alla riunione dei risparmiatori Carife impoveriti, quello che si incazza di più è uno di Modena. Dove gli artisti ferraresi fanno mostre sugli artisti ferraresi che parlano di Ferrara che ospita mostre di notevoli artisti ferraresi. Dove per fortuna e purtroppo, si sta bene. Si sta bene e non ditelo fuori le mura, che poi chissà che dicono quelli là.

lettera firmata

2 Commenti

  1. donatella scrive:

    non so chi sia lo straordinario scrittore che si cela sotto l’anonimato
    straordinario affresco!
    era tempo che non leggevo un passo così eccellente
    complimenti a chi lo ha scritto, chi lo ha scelto e a chi lo ha pubblicato

    DD

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