C’è quello di un cassetto e c’è quello di un palcoscenico. In mezzo ai due rettangoli ci sono oltre trent’anni di distanza. La linea che idealmente li unisce asseconda le imprevedibili geometrie della vita. Perché la storia che è stata messa in scena al Teatro Comunale ‘De Micheli’ di Copparo, lo scorso sabato 28 novembre, comincia con un sogno, presto richiuso in un cassetto, proprio agli inizi degli anni Ottanta. L’idea di scrivere e comporre i brani di ‘Roadissea’, infatti, arriva all’allora studente universitario Riccardo Scandiani. Musicista e appassionato di rock, insieme a un gruppo di amici, pensa di dar vita a un progetto artistico dalle singolari suggestioni. Realizzare un’opera rock italiana, muovendo dagli spunti del poema di Omero. ‘È il mare stesso ad aiutarci a creare e a vivere il nostro sentiero: il percorso, quindi, è il mare stesso, road-is-sea, come direbbero gli inglesi’ si legge nella presentazione dello spettacolo che, dopo essersi arenato più di trent’anni fa, finalmente oggi approda davanti a un pubblico. Ne abbiamo parlato proprio con Ricky ‘Doc’ Scandiani.

Quando comincia questa storia?
«‘Roadissea’ è la realizzazione di un sogno di quando ero uno studente di Medicina. Risale a trentatré, trentacinque anni fa. In quel periodo ero appassionato del poema ‘Odissea’ di Omero e avevo pensato di riproporlo, attualizzandolo. Non come musical, ma come opera rock».

Quale è la differenza?
«Il musical prevede una storia che in parte viene recitata e in parte cantata. Nell’opera rock invece non ci sono momenti recitativi. Un esempio che mi viene in mente è ‘Jesus Christ Superstar’. In Italia penso a ‘Dracula’, il progetto della Premiata Forneria Marconi del 2005».

Poi cosa è accaduto?
«Che insieme agli altri ragazzi, all’epoca tutti studenti, riuscimmo ad arrivare in sala registrazione, a realizzare ventidue canzoni e fare uscire due audiocassette. Poco dopo, però, si è arenato tutto quando stavamo tentando di portare l’opera in teatro. Abbiamo mollato tutti, ma il sogno nel cassetto è rimasto. E si è rimesso in moto quando, dopo tanto tempo, mi sono avvicinato alla Scuola di musica moderna, con cui collaboro come insegnante di pianoforte».

Quale ambiente ha trovato alla Scuola di musica moderna?
«Intanto ho ritrovato alcuni amici musicisti come Roberto Formignani, Daniele Barbieri e Roberto Poltronieri, con i quali avevo lavorato oltre trent’anni prima alla realizzazione di ‘Roadissea’. Poi ho incontrato una gioventù con tanta voglia di fare. E allora mi sono detto: ma se chiedessimo a loro di ri-registrarla? Sarebbe un bel modo di cedere il testimone ai più giovani».

Da cosa erano caratterizzate le canzoni comprese nel progetto originario?
«Dalle sonorità di quel periodo. Erano gli anni 1981 e 1982, ed eravamo in pieno progressive. C’era un uso massiccio di sintetizzatori».

Da quante persone era composto il cast musicale?
«Eravamo circa una quindicina di cantanti e una ventina di musicisti».

Courtesy Ricky Scandiani e Gabriella Paluzzi

E invece quante cantano e suonano oggi?
«Oggi sono in quarantuno fra cantanti e musicisti».

Ci sono altre differenze rispetto al progetto iniziale?
«Io oggi mi occupo della supervisione e di dare le dritte ai ragazzi che interpretano l’opera. Invece di lavorare su un unico gruppo, ho pensato di creare cinque piccoli gruppi di lavoro, con uno spazio ciascuno che comprenda quattro, cinque canzoni. Gli strumenti base di ogni gruppo sono la chitarra, il basso, la batteria e la tastiera. Poi, in base alle esigenze, ci sarà l’aggiunta di un elemento come la tromba, il sax o il flauto. I testi dei brani sono sempre quelli».

Quale è l’età media dei ragazzi impegnati all’opera rock?
«Ce ne sono alcuni minorenni, con un’età di sedici, diciassette anni. L’età media comunque si aggira intorno alla trentina».

Chi altro collabora a ‘Roadissea’?
«C’è chi era presente al progetto di allora, come Luca Malaguti, che ha mixato il suono del doppio cd con le canzoni, uscito alcuni gioni fa. Ci sono le scene e i costumi di Virna Comini. Poi abbiamo contattato la coreografa Ingrid Cassani, del Centro Attiva Med di Portomaggiore. Infatti nell’opera rock saranno previsti dei momenti di pole dance e di antigravity. Per quanto riguarda la regia, abbiamo chiamato Lorenzo Guandalini, che ha insegnato ai ragazzi come muoversi sul palco».

Quanto è durato il lavoro di preparazione?
«Le registrazioni sono cominciate circa un paio di anni fa. Abbiamo anche lavorato d’estate qui, negli spazi della Scuola di musica moderna, compatibilmente agli impegni dei ragazzi, che con entusiasmo si sono dedicati alle prove».

E le ultime preoccupazioni, poco prima del debutto?
«Beh, cantare con i microfoni ad archetto, gestendo al meglio la respirazione».

Quale messaggio lancia ‘Roadissea’?
«È la riproposizione attualizzata di un poema epico che potrebbe suscitare interesse nelle scuole, con tante possibilità di interpretazione. Le persone potrebbero essere invogliate a rileggerlo».

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