Ho notato questo negozio una sera di primavera. Ero in giro con il cane per godere dei primi tepori della bella stagione quando vengo incuriosita da un’insolita movida, o mossa per dirla come diciamo da queste parti, nella zona di via De’ Romei. Gente, musica, luci, una festa di quartiere in cui ogni negoziante si spingeva oltre la porta del proprio negozio ed esponeva i suoi prodotti sulla strada. Una vera esplosione di colori si diffondeva per tutta la via, tranne che in un angolo, quello che svolta verso via Voltapaletto. In questo punto preciso era come se ci fosse un filtro, uno di quelli di Instagram che rendono l’immagine antica, in stile seppia, e quello che veniva ritratto in questa immagine dai bordi un po’ consumati era un negozio di alimentari, quella che un tempo era chiamata “drogheria”. Giusto il tempo di fermarmi a fare queste considerazioni cromatico-stilistiche che ritrovo il cane che sgranocchia un crostino e io tengo tra le mani un bicchiere di vino e in bocca un pezzo di cicciolo tremendamente unto e delizioso. Dall’immagine vintage era uscita una minuta signora che aveva iniziato a raccontare qualcosa del suo negozio. L’ho fermata, valeva la pena dedicare un po’ di tempo a quello che aveva da dirmi, senza vino e senza ciccioli a distrarmi e armata dell’obiettivo di un buon fotografo ad accompagnarmi.

Siamo tornati a trovare la signora Marisa qualche giorno fa, stagione diversa, ora diversa, luce diversa ma stesso posto, stessa sensazione di luogo fermo nel tempo, con la sua proprietaria che riprende il flusso di ricordi senza che le chieda niente.

Il negozio è qui dal 1946, lo ha aperto mio padre, poi all’età di dodici anni ho iniziato a lavorarci anche io. All’inizio aiutavo dopo la scuola, poi è diventato il mio lavoro, tutti i giorni da… beh fai tu i tuoi conti…

Tanto… e chissà quante cose ha visto cambiare in tutto questo tempo.

Ho iniziato in una Ferrara bellissima, pulita, ordinata, dove tutto funzionava, era una città bella da vivere, adesso è tutto diverso, la città è caotica, sporca, piena pur essendo vuota. Come la gente del resto, il ferrarese ha i bei macchinoni vuoti; una volta dentro le macchine e dentro le case c’era la famiglia. Adesso ci si riempie di cose inutili e di debiti inutili, talmente tanti che non gli si dà più peso; una volta c’erano le cambiali e se non si pagava si veniva iscritti in un libraccio, un vero disonore. Ecco, quello a cui si teneva di più era l’onore. Mio padre ad esempio, quando doveva andare a batter cassa mandava noi bambini, non ci pensava neanche ad andare lui a casa delle donne, non avrebbe mai compromesso il suo onore. Adesso non si sa neanche cosa sia l’onore.

Tra i tanti cambiamenti a Ferrara ad un certo punto sono nati i centri commerciali e anche il modo di fare la spesa è cambiato. Un’attività come questa come ha retto il colpo?

All’inizio non posso dire di non averne risentito, un piccolo scossone lo abbiamo avvertito. Ma è stato il negozio stesso a salvarmi. I miei clienti si sono allontanati, hanno provato il nuovo e poi sono tornati e mi hanno trovata qui ad aspettarli, con tutti i prodotti che possono trovare solo da me, prodotti di nicchia, di qualità eccellente; qui si trova l’estratto di tamarindo, gli estratti per i liquori, tutte le droghe come il ginepro, i semi di cumino, le spezie per il vero pampepato. Chi cerca questi prodotti deve venire da me. D’altra parte sono stati i clienti stessi ad insegnare a mio padre a riconoscere i prodotti di qualità. All’inizio gli dicevano cosa comprare, a quali caseifici rivolgersi, dove trovare i salumi migliori, i marchi più prestigiosi. E mio padre, che veniva da tutt’altro mestiere, si è fatto insegnare, si è formato una sua esperienza e l’ha tramandata a noi fratelli.

Chi preferisce aprire un sacchetto di surgelati e avere il piatto pronto in due minuti va altrove. Qui viene chi ha il tempo e l’amore per la buona cucina.

Foto di Francesca Canella

Da quando sono qui però ho visto entrare diversi giovani, che di solito di tempo ne hanno sempre poco. Chi sono i suoi clienti?

Tutti, dalle signore che fanno la spesa, le domestiche della nobile con il conto aperto che paga ancora una volta all’anno e poi ci sono quelli che vengono a prendere il panino, li faccio io, sono buonissimi, sono studenti e lavoratori in pausa pranzo, per lo più i bancari.

Mi sa che lei li vizia proprio i suoi clienti…

Lo dice sempre anche mio nipote (che intanto è arrivato in negozio ad aiutare la zia). Ma io dico di no. Accompagno i clienti, cerco di accontentarli, di soddisfarli. Mio padre, lui sì che li viziava. Quando eravamo piccoli venivano a bussare a casa alla domenica perché si erano dimenticati di prendere qualcosa.

E lui andava ad aprire?

Certo!

Le persone arrivano ad un certo punto e iniziano a fare il conto alla rovescia per la pensione che sta diventando sempre più un miraggio. A lei non è ancora venuta voglia di godersi un po’ di riposo?

Io non so neanche cosa sia il riposo. Con questo negozio non conosco né ferie né malattia. Inizio a lavorare alle sei, quando arrivo e sistemo il banco, preparo il prosciutto, aspetto i fornitori e verso le otto apro fino alle due. Riapro alle cinque e alle otto di sera inizio ad abbassare la saracinesca, ma lo so che arrivano sempre gli ultimi clienti. Così tutti i giorni tranne la domenica quando sono a casa a cucinare per mio nipote. Se devo dire la verità inizio ad essere un po’ stanca, è una vita che alla mia età pesa come pesano le forme di grana da quaranta chili e i prosciutti da caricare sull’affettatrice. Ho pensato di vendere, ma quando racconto queste cose la gente scappa. Io vorrei che continuasse la tradizione della drogheria, ma perché vada avanti non ci sono aperitivi il mercoledì o vacanze di Natale che tengano e questo spaventa. Ci vuole sacrificio e impegno e per il momento qui ci rimango io.

Marisa sorride e guarda il nipote, che fa finta di niente. Mi avvicino a lui.

Posso farti una domanda?

Basta che non mi chiedi se voglio raccogliere l’eredità.

No, ok, allora ti chiedo qual è l’ingrediente segreto per un’attività di successo che dura da quasi settant’anni.

Ah questa è facile: è mia zia!

2 Commenti

  1. Giulia scrive:

    Dovreste fare un bell’articolo anche sul magico Mario di via Arianuova! 58 anni di negozio. Quando entri sei assalito dalla quantità di oggetti e profumi. È la gastronomia!

  2. lorenzo scrive:

    io sono straniero,Non cambierò mai Ferrara con un altra Città,sia Milano,Roma o altre Città……

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