Di solito il volo in mongolfiera serve per svelare le meraviglie segrete nascoste nel centro storico di Ferrara: come se la nostra città fosse un enorme costruzione Lego, con mirabili costruzioni nel suo cuore e una vita che dall’alto ci sembra in miniatura. Il Castello, il Duomo, il reticolo nevrotico delle strade del Castrum, il Balloons Festival è da sempre l’occasione per cogliere Ferrara dall’alto, da una prospettiva impossibile per una città piatta all’infinito.

Foto di Alberto Menegatti

Quest’anno però il vento ci ha portato lontano dai monumenti e dalla storia e ci ha trascinato nel presente. Abbiamo visto una città dall’alto proiettata nel presente, dove il passato è rappresentato non dalla storia, dai mattoni secolari o dalle linee architettoniche, ma da carcasse di auto, bancarelle del mercato, filari regolari di alberi da frutta. «Le città viste dall’alto ricordano i viaggi nello spazio«, dicevano i Massimo Volume, e il volo in mongolfiera ci ha offerto cosa è (anche) Ferrara oggi, nel 2015. L’autostrada che le corre a fianco, portatrice di traffico e di promesse che ci passano a una velocità insostenibile, forse, per raccoglierne almeno qualcuna. Nuove costruzioni testardamente ordinate nel loro pattern ripetitivo. Persone che si incontrano nei parcheggi. Nuove tangenziali appena inaugurate. Una coppia di grattacieli, passato prossimo del nostro vivere. Ferrara dall’alto è «l’attimo in cui le macchine, i palazzi, le nostre giustificazioni cessano di essere quello che sono», e diventa le strade bianche calpestate dai copertoni di un fuoristrada, diventa i campi da coltivare, il nostro presente fatto di solchi sulla terra, un cielo debole e assopito in cui può capitare anche di incontrare un volto che ti offre un sorriso gigante.

Foto di Alberto Menegatti

 

Foto di Alberto Menegatti

E poi un ricordo o un residuo di bosco, alberi che si chiamano a raccolta tra di loro nella desertificazione dei campi coltivati che ingloba tutto. Alberi che si radunano come vecchietti sulle sedie attorno a un tavolo a giocare a carte, al tramonto (anche se era alba), con la radio sintonizzata sulle partite, parlando di politica, di calcio, di cronaca, di loro stessi, forse, anche, se capita.

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