Se tutto va bene Ferrara avrà presto il suo Film Festival

Chissà se Martin Scorsese finirà col preferire i cappellacci col ragù oppure burro e salvia. Lo sapremo solo quando il regista statunitense arriverà a Ferrara. Magari come ospite del Ferrara Film Festival. O addirittura come presidente di giuria. I bene informati dicono che potrebbe accadere per davvero. Gli organizzatori ovviamente non arrivano a tanto, ma puntano comunque molto in alto, dimostrando che se non altro le ambizioni non mancano. D’altra parte uno dei motti proposti e riproposti durante il lunghissimo show di presentazione del (futuro) Ferrara Film Festival è “se lo puoi immaginare, lo puoi fare”.

Diciamo che se il FFF fosse a sua volta un film, può già contare sul set (Ferrara), sulla troupe (la Ferrara Film Commission) e sul regista, un ferrarese che dieci anni fa è partito da qui col nome di Massimiliano Stroscio ed è tornato con quello di Maximilian Law. Ora restano da trovare il cast (i partecipanti) e soprattutto il budget. Law, che negli Stati Uniti si è costruito un curriculum di uomo di spettacolo a 360 gradi, sa come impressionare le persone, per cui al momento di parlare di soldi fa piazzare dietro a sé una slide con una semplice scritta nera su fondo bianco: “Chi paga?”. La risposta la dà lui stesso: “Andremo dagli sponsor, che di soldi ne hanno. Non chiederemo un singolo euro di fondi pubblici. Il resto verrà raccolto attraverso la vendita dei biglietti e le iscrizioni dei partecipanti al festival”.

Certo è che per creare l’ideale ponte tra Hollywood e Ferrara, rappresentazione contenuta in un’altra slide, non ci si potrà accontentare di un budget striminzito. Law e la Ferrara Film Commission presieduta da Alberto Squarcia puntano molto sul gioco di squadra, che coinvolge anche Victor Rambaldi, figlio del tre volte premio Oscar Carlo Rambaldi e attuale direttore della Fondazione intitolata al mago degli effetti speciali scomparso nel 2012. Secondo Law il proposito alla base del FFF è “andare oltre l’americanata”. Ossia valorizzare al meglio le opere di provenienza e di spirito hollywoodiano: “Mi piacerebbe far capire il sistema con cui lavora quell’industria, che sembra così lontana e così impenetrabile. Vorrei poter abbattere la barriera tra addetti ai lavori e pubblico e vorrei poterlo fare con questo festival”.

Foto di Alessandro Orlandin

In sostanza il Ferrara Film Festival accoglierà film di due diverse macro-categorie: USA e World. Nella prima le produzioni statunitensi, nella seconda quelle del resto del mondo. Per ciascuna di esse si potranno presentare lungometraggi, cortometraggi e film d’animazione, ma ci saranno spazi particolari anche per i film ricchi di effetti speciali (nel segno di Rambaldi) e per pellicole realizzate da film maker emiliani. Ad aprire e a chiudere la rassegna – in programma indicativamente tra maggio e giugno 2016 – ci saranno due film fuori concorso – presumibilmente produzioni ad alto budget – con tanto di galà e red carpet. Al miglior film andrà il “Dragone d’oro”, una statuetta raffigurante il patrono di Ferrara San Giorgio intento a trafiggere il leggendario drago.

Le proiezioni avverranno al Cinepark Apollo, i galà d’apertura e chiusura al Teatro Nuovo, tutti gli eventi collaterali tra il Castello Estense e Palazzo della Racchetta. Di più, al momento, non è dato a sapere. Per cui prima di concedersi ad alcune domande, Law annuncia: “Ci vediamo presto”. Magari già a inizio 2016 per riferire in merito ai progressi di questa impegnativa impresa.

L’ambizione non manca. Lo prova anche l’entusiasmo con cui in chiusura i presentatori Francesca Succi e Edoardo Boselli intonano “Nel Blu Dipinto di Blu” di Domenico Modugno, con quel “volare” che non a caso è uno dei ritornelli più conosciuti e amati dagli americani. Scorsese magari non c’è ancora, ma l’inno ufficiale del festival potrebbe esserci già.

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