Il video del coro di migranti da Ferrara alla Biennale di Venezia

“Se non ci fossero frontiere, la maggior parte di noi non sarebbe qui e altri come noi, decine di migliaia, non rischierebbero le loro vite tentando di attraversare il Mediterraneo. Per milioni e milioni di persone, gli inni nazionali significano ancora frontiere e le frontiere sono una questione di vita o di morte, ed è per questo che siamo qui a cantare.”

Lo hanno ripetuto tre volte, in italiano, francese e inglese davanti ai rispettivi padiglioni della Biennale Arte i venti migranti che hanno cantato lo scorso 13 agosto a Venezia. Un coro estemporaneo di persone che vivono a Ferrara, composto da rifugiati, richiedenti asilo, migranti residenti, seconde generazioni. Tutti hanno affrontato un viaggio per sopravvivere, trovando in città la possibilità di una vita migliore. Ora hanno voluto mettere i paesi europei che chiudono le frontiere davanti alle loro responsabilità, con un gesto artistico di alto valore simbolico: cantare il loro inno.

La performance artistica a sfondo sociale è stata concepita dagli artisti canadesi Elle Flanders, Tamira Sawatzky, Adrian Blackwell e Christine Shaw, e proposta all’associazione Cittadini del Mondo, che in nemmeno due mesi, grazie alla collaborazione di Caritas e Cooperativa Camelot, ha radunato i novelli coristi. A dirigerli Eugenio Sorrentino, che con pazienza ed entusiasmo, in tempi strettissimi, ha preparato i ragazzi all’esibizione.

Una laurea in tromba e un diploma inferiore di composizione presso il Conservatorio G. Frescobaldi di Ferrara, oltre a una laurea in Musicoterapia a pieni voti. Sorrentino ha alle spalle una solida preparazione, ma soprattutto ha deciso d’istinto di raccogliere la sfida, ed è questo che ha portato al risultato finale.

Il racconto di quei giorni nel filmato realizzato dalla Cooperativa Camelot.

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