In piena notte mentre torno a casa dalla stazione di Ferrara nei pressi del Grattacielo, proprio dove c’è il parchetto, vengo più volte avvicinato da dei tizi in bicicletta che mi chiedono se sono a posto, se va tutto bene o se mi serve qualcosa. Non è la prima volta, ronzano lì intorno da anni e mi mandano sempre in paranoia, appena arrivo a casa devo studiarmi allo specchio, valutare le occhiaie e misurare la febbre per stare tranquillo. E’ anche vero però che non riesco a non fissarli appena ne vedo uno. Ho questa peculiarità, fissare le persone che incrocio di notte, non posso farne a meno. Una sera, sempre lì, perfino gli sbirri si sono affiancati con l’auto di pattuglia per chiedermi se era tutto a posto, forse hanno un informatore tra i tizi in bicicletta che gli ha detto che secondo lui a me non va tutto bene o che mi serve qualcosa e allora anche gli sbirri giù a chiedere.

Comunque, a un certo punto mi imbatto in una cagnara poco distante tra gli alberi, in mezzo le grida urlavano delle frasi in una lingua a me ignota, rallento per capire meglio e riconosco solo una voce in particolare: “Cosa guardi tu?”, faccio finta di niente e proseguo, ed è lì che la voce emerge col botto: “HEI AMICO COSA STAI GUARDANDO?”
Il mondo si ferma, tutti si voltano muti a guardarmi, dai palazzi intorno intere famiglie escono in balcone per godersi la scena. Individuo l’uomo che mi ha rivolto la domanda, un gigante di colore a torso nudo, con i muscoli che sembrano scolpiti a mano e pulsanti dalla curiosità di conoscere la risposta, faccio un respiro profondo e gli dico: “IO GUARDO QUELLO CHE CAZZO MI PARE”.
Il gruppo si rianima, ma coi toni di chi esulta perchè la serata prende una svolta imprevista e sorprendente. L’uomo dice: “Piacere di conoscerti, eroe della serata. Allora vieni a mangiare la panchina con noi?”
“Prego?”
“Vieni a mangiare la panchina con noi?”
“PREGO?!”
“VIENI A MANGIARE LA PANCHINA CON NOI?”
“COME SCUSA?”
Interviene uno dal gruppo: “Avete rotto i coglioni!”
“Allora, o mangi insieme a noi la panchina, o noi mangiamo te”
“Ok, mangiamo la panchina”
Il gruppo si apre per farmi entrare, ed era vero: per terra ci sono i rimasugli di una panchina squassata, frattaglie di legno impestato di bava.
“Sei pronto?”
“Ma voi state scherzando”
“Ma certo. Forza, diamoci dentro!”
Il gruppo si chiude intorno a me, ricomincia la cagnara, qualcuno mi caccia la testa nel pasto e non posso fare a meno di mangiare. E’ già l’alba quando finiamo di sbranare, per terra non è rimasto niente, come se non ci fosse mai stata alcuna panchina.

1 Commento

  1. herbert scrive:

    Prato idolo!

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