di Leonardo Fiorentini, consigliere comunale di Ferrara

Qualche mese fa Eugenio Ciccone su ListoneMag si inserì nel dibattito sullo spostamento del mercato del Venerdì dal listone ponendo una domanda molto stimolante che va al nocciolo del problema: “Cosa dobbiamo farci, di grazia, sulla piazza cittadina?”.

ListoneMag, come tradisce la testata stessa, ha sempre dedicato molto attenzione alla piazza principale di Ferrara, tanto da arrivare a promuovere una sorta di backup della piazza, ricostruendone la storia attraverso il vissuto delle persone.

Ora il quesito è stimolante per due ragioni: in primis sposta l’attenzione dagli interessi di “bottega” di qualcuno (assolutamente legittimi peraltro) ad una visione più larga di impostazione della città. Poi perché finalmente mette in luce la necessità di prendere decisioni tenendo conto di un minimo di visione di quello che vogliamo che sia il centro della città in cui viviamo.

L’attuale utilizzo delle piazze cittadine è infatti frutto di una stratificazione di usi, a volte storici, a volte recenti (e fra i più recenti ci sono proprio i camion-bancarella), spesso improvvisati. E non è solo questione di Piazza Trento e Trieste e del Listone: Piazza Municipale e Piazza Castello vivono lo stesso problema di intasamento del calendario, come chiunque abbia tentato di organizzare qualsivoglia iniziativa in centro sa benissimo.

Perché spostare il mercato

Per quanto mi riguarda sono da sempre favorevole allo spostamento del mercato del Venerdì. Non tanto per questioni di mera tutela del luogo (che comunque ritengo sensate e condivisibili), quanto per gli effetti che tale occupazione settimanale ha sul sistema città. Ad esempio le linee degli autobus deviate, con evidenti disagi dell’utenza e aumento dei costi del servizio (migliaia di km all’anno in più che vanno sprecati, in una situazione complessiva di grande difficoltà nel finanziamento del Trasporto Pubblico Locali), ma anche la saturazione dei parcheggi il venerdì che rende ulteriormente difficoltoso l’accesso al centro già “orfano” dei bus. Perché una cosa è occupare il Listone, una cosa è occupare anche Corso Martiri e Porta Reno, con gli effetti conseguenti.

Poi ci sono i problemi legati alla pulizia della piazza, che nonostante gli sforzi di questi anni, anche con la promozione di iniziative di raccolta differenziata, al termine del mercato vive un momento più o meno lungo di impresentabilità (molto vicino ai picchi dei mercoledì sera alcolici), prima dell’intervento straordinario di Hera. Infine c’è il problema dell’ipoteca che un’occupazione tutti i venerdì (e qualche domenica in periodo natalizio) mantiene sugli altri usi possibili di quella piazza. Impossibile montare una struttura per una qualsiasi iniziativa nel week end se non dalle 15 del venerdì, ed impossibile spesso mantenerla per più di una settimana se interferisce in qualche modo con con gli stalli mercatali.

Un breve passaggio meritano anche agli aspetti estetici. Se è evidente che veder vendere mutande di fianco al duomo non è il massimo per una città che vuole (deve) caratterizzarsi come città d’arte e di cultura, è altrettanto evidente che la qualità delle bancarelle (e del loro contenuto), tutte rigorosamente con il loro furgone al seguito, non è assolutamente paragonabile con quella delle poverissime bancarelle che impegnavano il listone nell’ottocento. Il vero paradosso è che oggi, almeno chi scrive, si bacerebbe i gomiti ad avere quel tipo di banchi al posto di tendoni bianchi elettrificati attaccati ad un camion.

Dove mettiamo il mercato del Venerdì?

L’ipotesi che va per la maggiore (lo spostamento su Porta Reno – Piazza Travaglio) e che è stata ormai fatta sua dall’amministrazione, è una soluzione che continua a non risolvere alcune delle questioni sollevate, in particolare quelle sulla funzionalità della città. Da un po’ di tempo penso che lo spostamento del mercato debba essere un momento di sperimentazione per un nuovo modo di vivere il centro. Sperimentazione sia per verificare gli effetti sugli operatori economici coinvolti, ma anche per testare soluzioni che possono venire utili per verificare visioni possibili della città nel lungo periodo. Per questo credo che sperimentare la presenza del mercato del venerdì nell’asse Cavour-Giovecca darebbe finalmente l’occasione alla città di capire se l’interruzione dell’asse principale, lasciato permeabile ai soli mezzi pubblici, è o meno sostenibile. Un mercato che parta dall’incrocio Cavour/Armari e che si snodi per Largo Castello e Giovecca, sino all’incrocio con Via Palestro (o via Montebello), che renda possibile l’accesso al centro ai soli mezzi pubblici, potrebbe esser l’occasione per verificare quali conseguenze sull’assetto della città in un giorno feriale quell’interruzione già sperimentata nei week end delle recenti festività natalizie e di questa primavera. Certamente una sperimentazione difficile nei giorni feriali ma credo a questo punto necessaria. Sono almeno 20 anni che si parla di interruzione degli assi principali di questa città. Oggi, che con la realizzazione della tangenziale ovest si è finalmente completato il sistema tangenziale a sud della città, possiamo finalmente ragionare, verificandone prima gli effetti, sull’allargamento del centro tutelato dal traffico privato (aree pedonali e ZTL) per comprendere tutta l’area monumentale della città.

E poi cosa ce ne facciamo del Listone?

Ciccone scrive: “Eppure con l’innocenza di un bambino che grida al re nudo bisogna ammettere che questa piazza così bella e suggestiva, con il listone che va su e poi giù e poi su di nuovo, l’illuminazione spettacolare e i lampioni d’epoca pure un po’ storti è ormai sempre più vuota, impoverita della sua funzione di pubblica piazza.” Si lamenta quindi l’assenza di funzioni di una piazza svuotata dal mercato. Fra teatri che non riaprono, pochi bar richiusi su se stessi, attività nascoste dai porticati in effetti quella lunghissima piazza sembrerebbe non esser altro che un (largo) collegamento fra una parte del centro e l’altra, ed il listone un grande palcoscenico vuoto.  Si potrebbe obiettare facilmente che non sono 6 ore di mercato alla settimana a determinare le funzioni di una piazza (anche se invece ne ipotecano l’utilizzo) ma è certo che la piazza, così come è strutturata, ancor oggi fa fatica a permetterne altre di funzioni.

A suo tempo ero favorevole, fra i pochi, alla demolizione del Listone perché pensavo, e penso tuttora, che fosse di ostacolo ad una fruizione completa dello spazio, identificando la piazza come appunto due corridoi di passaggio intorno al Listone. Oggi, con la piazza rinnovata, non è cambiato molto. Se la permeabilità della piazza è stata migliorata dagli addolcimenti del rilevato, il disegno è rimasto lo stesso e gli usi si devono adeguare a questa conformazione.

La piazza, ed il suo listone, devono secondo me certamente continuare ad essere luoghi di mercato, come è sempre stato. Magari di mercati qualificati nelle merci e nelle strutture (e per cortesia nessuna casetta di legno, grazie), che non ne ipotechino totalmente l’utilizzo in modo da poter sperimentare altro. Magari non le corse dei sacchi, ma certamente, vista la fame di spazi per eventi e manifestazioni idee ce ne saranno, senza timori di fare un salto nel buio.

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