Dire che con Gibì Fabbri se ne va un pezzo del cuore di Ferrara non è soltanto facile retorica, per una città come la nostra che vive così visceralmente il rapporto con la sua squadra di calcio, un rapporto tormentato di gioie (nella storia recente, purtroppo, rare) e di dolori (nella storia recente, purtroppo, tanti).

A Gibì è legato il ricordo dell’ultima S.P.A.L. vincente, quella di cui chi oggi ha tra i trentacinque e i quarantacinque anni e ha conosciuto la Grande S.P.A.L. della serie A solo dai racconti dei padri e dei nonni, manda ancora a memoria la formazione come uno scioglilingua: Torchia, Lancini, Paramatti, Zamuner, Servidei, Mignani, Messersi’, Brescia, Mezzini, Bottazzi, Labardi. Allenatore G.B Fabbri. Era la S.P.A.L. del “biennio d’oro” tra il 1990 e il 1992, racchiuso simbolicamente tra il rigore di Albiero nello spareggio di Verona contro la Solbiatese (che il 16 giugno 1991 diede ai biancazzurri la promozione in C1) e un caldo pomeriggio di fine maggio del 1992 a Siena, con il tranquillo 0-0 che riportò i biancazzurri in serie B dopo anni di purgatorio, in uno stadio trasformato in una dependance del Mazza da tanti che erano i tifosi ferraresi scesi in Toscana per festeggiare la promozione.

Alla fine degli anni ’80 la S.P.A.L. aveva toccato il punto più basso della sua storia, con la retrocessione in C2 nel campionato 1988/1989 e il decimo posto della stagione successiva, dietro addirittura alla Centese. Anche il campionato 1990/91 sembrava piuttosto anonimo, almeno fino a quando Gibì Fabbri non subentrò a Lombardo. Da lì la lunga cavalcata che portò la squadra a raggiungere la Solbiatese e a superarla nello spareggio per il secondo posto che dava accesso alla serie C1. E poi il magnifico campionato 1991/92, con la C1 dominata dall’inizio alla fine, la serie B raggiunta con una giornata d’anticipo e una S.P.A.L. spettacolare e a tratti travolgente, che aveva fatto perdutamente innamorare i ventimila del Paolo Mazza, che dagli spalti cantavano quella che era la colonna sonora di quell’anno indimenticabile: Gibì Fabbri eeeh… Gibì Fabbri oooh… .

Il calcio di Gibì era questo: spettacolo puro, con una filosofia di gioco che ricordava da vicino la lezione della Grande Olanda degli anni ’70, il cosiddetto “calcio totale”, in cui tutti sapevano fare tutto e che proprio Brusalerba (questo il soprannome che Fabbri si era guadagnato in anni di duro lavoro sulla fascia, quando, come calciatore, ricopriva il ruolo di ala) insieme a qualche altro pioniere, aveva adattato alla realtà italiana. Anche se c’è chi dice che il calcio totale lo avesse inventato lui. Forse quella S.P.A.L. del 1991/92 fu una delle sue squadre meglio riuscite, dietro solo al leggendario Lanerossi Vicenza del campionato di serie A 1977/78 che, con Paolo Rossi al centro dell’attacco e Fabbri in panchina, raggiunse un incredibile secondo posto alle spalle nientemeno che della Juventus. Per non parlare dell’Ascoli della stagione 1979/80, che Gibì portò a uno storico quarto posto in serie A, il miglior risultato di sempre per la squadra marchigiana. Perché Gibì Fabbri, da grande innamorato del suo mestiere, fu un vero e proprio “vagabondo” che andò a insegnare calcio in ogni parte d’Italia, ma che sempre tornava a Ferrara e alla S.P.A.L., il primo amore calcistico della sua vita.

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Adesso che non c’è più, ci piace ricordare quella che fu una delle sue ultime apparizioni pubbliche, il 20 marzo del 2010, quando il gruppo degli Spallinati riunì, in una Sala Estense gremita all’inverosimile, l’intera comunità biancazzurra per festeggiare l’ottantaquattresimo compleanno di Gibì. Per l’occasione, oltre a moltissimi tifosi, si strinsero attorno ad un commosso Fabbri tanti amici ed ex compagni d’avventura in biancoazzurro (da Massei a Pezzato, da Pasetti a Bagnoli), oltre a molti suoi ragazzi di quella S.P.A.L. dell’ultima promozione in B. A testimonianza di quanto fosse amato, per quel suo modo di fare semplice e quel buon senso che era proprio di un’Italia provinciale e dignitosa che non c’è più. Qualità che tanto mancano anche nel calcio di oggi. E commuove, ora, rileggere le parole con cui volle ringraziare gli Spalinati per quella bellissima serata: «Vedere amici, estimatori e tanti miei allievi raccolti in un teatro per applaudirmi è stata una gioia immensa e indimenticabile. Nella mia lunga carriera non avrei mai pensato di ricevere un tributo così grande. In particolare, che la città in cui vivo mi ricordi in questo modo è straordinario. La S.P.A.L. e tutti voi sarete sempre nel mio cuore». Firmato Giovan Battista Fabbri.

 

 

2 Commenti

  1. Giorgio78 scrive:

    Ricordo quella serata come fosse ieri, una delle più emozionanti della mia vita da spallino.
    Questo è il piccolo sentito e commosso ricordo di un uomo enorme, la cui grandezza non può essere spiegata a parole, ma le parole possono esorcizzare il dolore per la perdita di un nonno di tanti, di un amico di tanti, di un eroe di tanti.
    La Curva Ovest ha sicuramente un secondo piano, nel quale tutti coloro che hanno fatto la storia della squadra, e che oggi non ci sono più, si riuniscono per seguirla, discuterne, starle vicino. Quel secondo piano sta diventando ahimè via via sempre più affollato.
    Con Gibì sarà sicuramente un luogo più divertente, con una nuova anima bella.
    Ad essere rimasti più poveri siamo noi.

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