Prendere le cose sul serio non sempre significa avvicinarsi alla realtà, dice Watanabe in Norwegian Wood.

Sapevo solo una cosa sul Pastafarianesimo e c’entra lo scolapasta. Nel luglio 2011, l’ufficio dei trasporti di Vienna ha riconosciuto il diritto di un giovane pastafariano, Niko Alm, di indossare uno scolapasta nella foto della patente. Nel luglio 2013 a Brno, in Repubblica Ceca, è toccato al ventottenne Lukáš Nový . Nella carta d’identità sfoggia una foto che lo ritrae con lo scolapasta, con buona pace delle leggi nazionali che consentono l’utilizzo di copricapi per motivi medici o religiosi purché non nascondano il volto.

Lo scolapasta. Gli otto condimenti. Il frescovo di Ferrara. Partiamo dall’inizio.

Alla spaghetteria arriviamo in ritardo. Alessandro Suardi e Marco Miglianti sono già alla prima birra, bevanda sacra del Pastafarianesimo. Sfilo dalla borsa uno scolapasta in acciaio. Almeno non sono arrivata impreparata. Di fronte a me ho due tra le massime cariche della Chiesa Pastafariana locale. Marco Miglianti, scardinale di Bologna, e Alessandro Suardi, frescovo di Ferrara. «Abbiamo cariche spirituali e politiche, l’Associazione è goliardica ma il fine è serissimo: la laicità dello stato nonostante l’articolo 7 e i Patti Lateranensi» ci spiega Alessandro. Posso ordinare i tortellini? chiedo. «Ma certo, grazie alla transustanziazione tutto diventa spaghetto, anche il pollo. E così anche i celiaci sono a posto».

Un antico autore francese diceva che la vera intelligenza sta nell’adottare il ridicolo del proprio secolo in modo critico. E’ la stessa filosofia che ha ispirato Corrado Guzzanti quando portò alla Rai il culto di Quelo, divinità scesa sulla Terra nei panni di un comune pezzo di legno, dalle massime come La risposta è dentro di te e però è sbagliata e La seconda che hai detto in risposta a qualsiasi domanda. La satira e la letteratura si sono sempre occupate di religione, da Dostoevskij alla rivista anticlericale L’Asino. Ma qui stiamo parlando di qualcosa di molto più strutturato. Il Pastafarianesimo è una religione vera e propria, mi dicono. «Abbiamo fondato l’Associazione a novembre a Bologna» racconta Marco «E’ registrata all’Agenzia delle Entrate come attività religiosa. Abbiamo la nostra testata, l’Osservatore Pastafariano, giornale periodico politico. Il sogno è stamparlo e distribuirlo nelle chiese. E non ci manca il settimanale Famiglia Pastafariana».

Partiamo dall’inizio. Da dove viene il Pastafarianesimo?

Tutto nasce nel profondo Oregon. Il culto del Dio Spaghetto è una religione rivelata da Bobby Henderson, per protestare contro la decisione del Consiglio per l’Istruzione del Kansas di insegnare il creazionismo nei corsi di scienze come alternativa alla teoria dell’evoluzione. In una lettera aperta inviata al Kansas State Board of Education, Henderson professò di credere in un creatore sovrannaturale somigliante a degli spaghetti con le polpette e rivendicò uguali ore di insegnamento. In Italia è presente una Chiesa Pastafariana Italiana, nata ufficialmente il 12 marzo 2012 a Roma ad opera di Giorgio de Angelis, che nel 2012 mandò una lettera a Henderson. Il profeta non rispose mai e allora si decise per l’autodeterminazione della Chiesa Pastafariana Italiana. L’abbiamo già santificato, ovvio.

Foto di Giulia Paratelli

Possiamo definirla una religione parodistica?

No. Rifiutiamo questa etichetta. Le religioni parodistiche sono altre, come quella dell’Unicorno Invisibile Rosa, che riesce a essere contemporaneamente rosa e invisibile. Noi non siamo parodistici, siamo una vera religione. Noi abbiamo tutto quello che può avere una religione organizzata, inclusi i Comandamenti/Condimenti, le cariche e, ovviamente, la devozione al Prodigioso Spaghetto Volante, the Flying Spaghetti Monster.

Lo dico perché avete un lessico chiaramente parodistico, un rovesciamento delle reliquie e dei sacramenti cattolici. Pannocchia al posto di parrocchia ad esempio.

Certo, tra di noi ci chiamiamo confrittelli. Uno dei nostri simboli è la lisca di pesce, il Liscafisso, più utile del crocifisso perché ci stappi la birra. Abbiamo anche scoperto la Sacra Sindrome, una tovaglia sporca di sugo rinvenuta a Torino. Per noi il battesimo, o meglio Pastesimo, vale solo da maggiorenni, un neonato non sa neanche di essere al mondo. Il 20 Luglio 2014, presso il rifugio Dolada nell’Alpago, è stato celebrato il primo matrimonio in Italia con rito pastafariano Durante i matrimoni pastafariani la formula della promessa di matrimonio è la canonica Vuoi tu… a cui si risponde, convintamente, forse. Non esiste il peccato quindi non so se qualcuno va all’inferno. Però abbiamo il paradiso, con vulcani di birra fredda.

Perché lo scolapasta?

La storia dello scolapasta non è solo una goliardata. La legge italiana che regolamenta la pubblica sicurezza impone un’identificazione, un documento con foto senza copricapo, ma poi prevede deroghe per motivi religiosi, e questa, per noi, è ingerenza della religione negli affari dello stato. Se un prete o una suora possono indossare un copricapo allora deve valere anche per tutte le altre religioni. E il nostro copricapo è lo scolapasta.

Qual è il vostro scopo?

La goliardia è il grimaldello con cui scardiniamo e mettiamo in ridicolo lo strapotere e l’ingerenza della Chiesa Cattolica. L’Italia dovrebbe essere un Paese laico e non ci piace che un gruppo abbia maggiori benefici rispetto agli altri. Prendiamo le tasse sui luoghi di culto: la Chiesa Cattolica per molti suoi immobili non paga l’ICI. Pensa che ci sono degli alberghetti con cappella annessa che non pagano l’ICI perché figurano come luogo di culto. Allora io, come scardinale di Bologna, benedico questo ristorante come pastafariano. D’ora in poi non dovrà più pagare le tasse. A Pasqua il sindaco di Bologna chiama il parroco per benedire i locali, io gli ho scritto una lettera, se l’anno prossimo vuole invitarmi vengo anch’io.

Alessandro Suardi, tu sei uno dei frescovi di Ferrara. Com’è la situazione in città?

Io e l’altro frescovo abbiamo fondato la Diocesi Pastafariana locale. Avevamo letto un articolo sulla storia della carta d’identità con lo scolapasta e ci era piaciuta molto la storia. Poi abbiamo conosciuto Marco, di Bologna, e ci siamo uniti. La pannocchia ferrarese conta 92 membri, ma si stima che i pastafariani siano molti di più.

Quanti sono in Italia?

Sono ormai migliaia (la pagina Facebook raccoglie almeno dodicimila like). Nei paesi più cattolici il culto dello Spaghetto ha più successo. Pensa che nella cattolicissima Polonia è addirittura un culto riconosciuto ufficialmente.

Quali sono le vostre iniziative?

Prima di tutto facciamo delle gran mangiate e bevute. Insomma, anche i cristiani facevano delle gran cene. Ogni venerdì sera è, infatti, una festività religiosa. La Chiesa Pastafariana Italiana ha organizzato tre raduni nazionali, il primo a Roma, il secondo a Venezia e il terzo a Bologna. Nel corso dell’ultimo raduno, l’8 novembre 2014, ci siamo dati statuto di associazione e stiamo raccogliendo adesioni per chiedere il riconoscimento ufficiale dallo Stato. Quest’anno saremo a Firenze il 12-13 settembre. Una delle nostre ultime iniziative è quella delle Tagliatelle in Piedi, distribuiamo pasta di fronte alle Sentinelle, noi vogliamo che la gente stia bene, che sia contenta e a pancia piena.

Cosa bisogna fare per aderire?

Basta registrarsi su chiesapastafarianaitaliana.it, associarsi e versare la quota associativa che ci serve per finanziare le nostre attività. Oppure potete mettervi tra i simpatizzanti.

Devo dire che avete molte battaglie in comune con i valdesi. Per fare una battuta, possiamo dire che siete dei valdesi con lo scolapasta in testa.

Infatti i valdesi ci stanno molto simpatici. Siamo a favore della scienza, dei matrimoni omosessuali, della laicità dello stato, della legge 194, della fecondazione assistita. Tutte posizioni in comune.

La carbonara arriva e il Dio Spaghetto ci guarda in tutta la sua golosa bontà. Continuiamo a parlare e tocchiamo questioni come la legalizzazione del matrimonio gay in Irlanda («Per noi il matrimonio gay in Irlanda è un grande successo per l’umanità, le esatte parole rovesciate del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano»), i diritti LGBT («Siamo assolutamente a favore, al Gay Pride di Benevento parteciperemo, abbiamo un carro e ci porteranno in trionfo») e la parità di genere («Abbiamo anche frescovi e scardinali donne ovviamente»).

La cena si conclude con la lettura degli Otto Condimenti. A differenza dei Comandamenti della Bibbia non c’è traccia di imperativo negativo ( Non desiderare…). Qui domina il condizionale, forma di cortesia per eccellenza. Gli otto Io preferirei davvero che…sono molto divertenti. Leggiamone insieme un paio:

  1. Io preferirei davvero che tu evitassi di usare la Mia esistenza come motivo per opprimere, sottomettere, punire, sventrare, e/o, lo sai, essere meschino con gli altri. Io non richiedo sacrifici, e la purezza è adatta all’acqua potabile, non alle persone.
  2. Io preferirei davvero che tu evitassi di giudicare le persone per come appaiono, o per come si vestono, o per come camminano, o, comunque, di giocare sporco, va bene? Ah, e ficcati questo nella tua testa dura: donna = persona. Uomo = persona. Tizio noioso = Tizio noioso. Nessuno è meglio di un altro, a meno che non stiamo parlando di moda e, mi spiace, ma ho dato questo dono alle donne e a qualche uomo che capisce la differenza fra magenta e fucsia.

RAMEN A TUTTI

http://www.chiesapastafarianaitaliana.it/

http://osservatorepastafariano.chiesapastafarianaitaliana.it

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