È una domenica di sole quando ci imbarchiamo sulla Nena 179, il battello fluviale che da alcuni anni effettua escursioni lungo i rami del Po e i canali interni, alla scoperta del nostro territorio.

La barca attende ormeggiata alla Darsena San Paolo e Georg Sobbe e Antonella Antonellini, che sulla nave sono i nostri capitano e marinaio, per prima cosa spiegano ai passeggeri le caratteristiche dell’itinerario e le particolarità dei luoghi che si stanno per esplorare. Nel nostro caso il percorso prevede la navigazione del Po di Volano diretti all’Isola Bianca, sul Po Grande, attraversando il canale Boicelli e la chiusa di Pontelagoscuro, per poi rientrare in città.

Quella di oggi non è un’escursione classica, dove il fiume è solo un’altra prospettiva per ammirare maestosi edifici: qui è protagonista, con i suoi canali, la vegetazione e le specie animali che lo popolano. Attraversando il Boicelli la città si lascia solo intravedere, oltre le sponde, e le alte costruzioni industriali ridisegnano la mappa dei quartieri che conosciamo, via via più periferici, fino a lasciare spazio a piccole costruzioni che invece affacciano direttamente sull’acqua.

Mentre navighiamo verso la chiusa, prendiamo posto sui divani blu che corrono intorno al grande tavolo chiaro all’interno dell’imbarcazione, dove nel frattempo Antonella ha predisposto giochi per i bambini e numerosi libri e riviste dedicati al Po, al suo Delta e alle sue storie.

È da lei che ci facciamo raccontare la storia del battello fluviale:

«Com’è nata l’avventura della Nena?»

«Il progetto della Nena è stato assurdo», ci racconta con un sorriso, «il Ludobus della Cooperativa Le Pagine per cui lavoravamo si era rotto e serviva un altro mezzo per continuare le attività che stavamo portando avanti con i più piccoli.

Io sono nata a Copparo -prosegue- sono sempre andata sul Po». Ecco allora l’idea: «perché anziché sul bus non portiamo i ragazzi in gita sul fiume, per aiutarli a migliorare la conoscenza del nostro territorio? Per questo ci serviva una barca a dimensione nostra e del nostro fiume: non troppo grande da manovrare, con un pescaggio basso per navigare anche in periodi di secca o di bassa marea.

Alla fine la Nena – nella sua vita precedente il Vaporetto veneziano nº.179 – ci stava aspettando a Pontelagoscuro, spoglia e senza motore».

Con la cooperativa l’abbiamo acquistata e rimessa a nuovo nel 2006, «pronta per il nostro primo progetto di “animazione fluviale”, I Ludonauti.

Noi animatori venivamo dal teatro, dove si presta grande attenzione ai bambini, ecco perché abbiamo attrezzato il battello per loro, come un salotto, con un tavolo a loro misura, che si può alzare per accogliere gli adulti» prosegue.

«Le prime esperienze duravano una giornata: quattro personaggi fantastici accoglievano i bambini sulla barca con narrazioni della storia del Po ed erano previsti attracchi speciali per le “avventure” sulla terraferma. È stato in quel periodo che abbiamo iniziato a pensare al turismo: scoprendo i luoghi abbiamo capito che si poteva farli conoscere anche ad altri, così Georg è diventato capitano e io marinaio. E oggi abbiamo anche una casa galleggiante…»

Foto di Lucia Ligniti

Mentre ci racconta i primi viaggi della Nena, Antonella risponde alle curiosità di altri passeggeri sui luoghi che stiamo attraversando, dove è sorta la prima piccola e media industria ferrarese e sul ruolo del Boicelli, costruito tra gli anni ’20 e ’30 come bacino idrico al servizio di industria e agricoltura e canale navigabile, prima per le navi commerciali e oggi per canoe e piccole imbarcazioni.

«Attenzione all’acqua!» da prua la voce di Georg ci avverte dell’apertura della chiusa, alla fine dell’Idrovia numero 7, che collega i canali interni al Po Grande.

«Le acque che entrano nel Po di Volano sono regolate dall’uomo attraverso le chiuse – ci spiega Antonella. Tra Ferrara e il mare ci sono metri di dislivello, anche per questo il nostro territorio va curato sempre».

«Qui vicino c’è un punto in cui la corrente scava di più, e forma un canale interno: è come ci fossero due fiumi.

Io sogno spesso che qui la Nena sale il ponte e continua a navigare sulla terraferma…»

Noi invece usciamo dalla chiusa ed eccoci sul grande fiume. Il capitano Georg riprende il binocolo e vira a sinistra, verso le rive di sabbia dell’Isola Bianca, Oasi Naturale gestita dalla Lipu.

Mentre gli spazi si aprono intorno alla barca e i suoni si disperdono nell’aria più fresca, torniamo con Antonella alla sua storia.

Avete deciso di acquistare un ex vaporetto per navigare il Po e i suoi canali: come avete scelto il nome “Nena”?

«La barca aveva già un numero, 179, doveva avere anche un nome: l’abbiamo chiamata così in onore di Nazzarena Casini -ricorda Antonella- una mitica donna del fiume.

Nazzarena era una grande esperta del Po, aveva sempre vissuto in golena: faceva da traghettatrice ai pescatori e agli operai da Salvatonica a Ficarolo e non si era mai sposata, perché diceva che il Po era suo marito. Traghettava a remi perché le piaceva sentire le nervature – ci racconta mentre sfoglia un libro di fotografie di Nazzarena – e sapeva se nell’acqua c’erano pesci da catturare solo guardando le increspature.

Solo io sono una vera donna!” affermava orgogliosa quando parlava di sé, e sosteneva di aver inventato lei la gonna con lo spacco per poter salire e scendere più facilmente dalla barca».

Tra la fine degli anni ’70 e gli anni ’80 il Centro Idrografico ha condotto diverse ricerche sulla storia dei luoghi e delle persone che li hanno abitati e ha intervistato Nena. «Durante la guerra aveva seppellito da sola 13 cadaveri di soldati tedeschi annegati, contrassegnando gli alberi in modo che potessero essere ritrovati, e diceva di avere traghettato persone anche durante l’alluvione del ’51»: sul suo piccolo traghetto era passata la storia di questi luoghi e Nazzarena ne era stata protagonista, attraverso il fiume con cui aveva sempre vissuto.

Antonella è una miniera di aneddoti e storia del nostro territorio, e mentre respiriamo l’aria più ossigenata degli spazi aperti prepara un aperitivo per gli adulti («tanto qui siamo già passati!», scherza mentre rientriamo) e distrae i bambini che preferiscono giocare.

«Vi siete documentati a lungo, per proporre i vostri progetti…»

«Fin da piccola venivo in bici al Po, crescendo mi sono sempre documentata; poi Georg è guida turistica, è stato naturale cercare le conoscenze e trasmetterle attraverso il gioco ai più piccoli, poi anche agli adulti.

Il fiume è un mondo sconosciuto – prosegue – quello che abbiamo fatto è stato documentarci e conoscere gente. Ad esempio, c’è un museo dedicato al Po a Battaglia Terme: lì abbiamo trovato notizie sui mulini che servivano le due sponde, sulla decadenza del Boicelli con la diffusione del trasporto su gomma,…»

«Cercando tra i documenti poi, abbiamo trovato un aneddoto interessante che abbiamo usato come spunto per il nostro progetto coi bambini “Casa sul fiume”, dove bisognava ingegnarsi a inventare un modo di vita basato su caccia e pesca».

Mentre continua il racconto, Antonella ci consegna uno dei libri a disposizione sul tavolo, pieno di immagini in bianco e nero di improvvisate scene di vita quotidiana sulle rive del Po: pesca con arpioni, palafitte su cui appendere specchi e bacinelle per lavarsi e farsi la barba, tende e cucine da campo e originali francobolli e cassette della posta. Sono copie delle foto delle vacanze della famiglia del prof. Luigi Salvini, che dal 1946 al 1955 aveva fondato, su un isolotto tra Serravalle e Papozze, la Tamisiana Repubblica di Bosgattia, “libera, indipendente, periodica, transitoria e analfabeta”.

Quello che stiamo sfogliando mentre la Nena rientra in Darsena per attraccare, è l’album delle estati trascorse a Bosgattia delle famiglie del professore e dei suoi amici, che per 10 anni avevano dato vita a una goliardica Repubblica organizzata, dotata di Costituzione, leggi, servizio postale, moneta, eppure lontana dalla frenesia della vita quotidiana.

Ogni anno, per un’estate, il Po era un rifugio, un luogo per sperimentare una ritrovata armonia con se stessi e con la natura, che in un luogo così potente come il grande fiume poteva nuovamente realizzarsi.

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