Sabato 2 e domenica 3 maggio Ferrara ha ospitato “Giardini estensi”, manifestazione dedicata al verde, ai fiori, alle piante, a gradevolissimi tavolini provenzali e a miniature in ferro di simpatici uccellini. Tra bancarelle e conferenze a tema, nel programma figuravano anche delle visite guidate organizzate in collaborazione con l’associazione Guide Estensi. Listone Mag ha partecipato a una di queste e ha raccolto per voi alcuni aneddoti che vi torneranno utili per riempire imbarazzanti momenti di silenzio durante le cene coi colleghi e guadagnare punti e punti di sex appeal quando, con aria svagata, porterete a passeggio per il centro la vostra prossima fiamma, e ad ogni incrocio chiederete conto della sua ignoranza in materia di sempreverdi e toponomastica.

IL TOPIARIO E GLI AGRUMI

Il Castello Estense una volta era decorato come un palazzotto disneyano, stuccato con colori accesi e decorato.

La trasformazione da architettura militare a dimora ducale avvenne a metà Cinquecento. Tra i diversi restauri che si susseguirono, fondamentale fu l’intervento di Girolamo da Carpi – ferrarese nonostante il nome. Girolamo fu pittore e architetto, ma fu soprattutto topiario. Avete capito bene. TOPIARIO. Oggi lo chiameremmo garden designer, anche se tra i suoi compiti non rientrava solo la progettazione del giardino e la disposizione delle piante, ma anche la potatura artistica delle siepi, modellate in forme geometriche, zoomorfe, fantastiche o mostruose. Ebbene il topiario Girolamo –  oltre ad esser stato chiamato a Roma da Papa Giulio II per supervisionare la creazione del Cortile del Belvedere – si occupò nella propria città natale di organizzare in cima al Castello – sopra la torre che oggi si affaccia su corso Martiri della Libertà, la famosa Loggia degli Aranci, chiamata anche Giardino dei semplici.

Lo spazio che realizzò andrebbe immaginato così: erba a terra, una collinetta centrale con piante e fiori, tanti alberi di limoni, cedri e aranci piantati nelle botti. Fu progettato apposta per permettere ai suoi ospiti di osservare comodamente, senza essere visti, ciò che succede oltre i muri che lo custodiscono. Dove oggi le coppie di sposi si mettono in posa di fronte al fotografo, una volta Lucrezia Borgia scioglieva i capelli affinché si schiarissero col sole. Tra i tanti giardini del Castello, circondato all’epoca da una vera e propria corona verde, è l’unico ad essersi salvato.

VIA PADIGLIONI, FACCIAMOCI UNA DOMANDA E DIAMOCI UNA RISPOSTA

Il giardino più suntuoso e grande del Castello è andato completamente perso, si trovava a Nord della costruzione ed era chiamato il Giardino del Padiglione. Cominciava approssimativamente dove oggi si trovano il Palazzo della Borsa e quello della Camera di Commercio; arrivava fino all’attuale incrocio tra Ercole I d’Este e via Padiglioni (e ora tutto si spiega). Al centro dell’area si trovava un padiglione ottagonale, circondato da un fossato e sorretto da sedici colonne molto alte e imponenti. Due di queste colonne erano state scolpite nella loro estremità a forma di muso di leone, dalle bocche spalancate zampillavano getti d’acqua. All’epoca chi arrivava in città arrivava in barca, passava la Porta degli Angeli, e non trovava la splendida prospettiva che tutti conosciamo. Lo sguardo si fermava prima, all’alta siepe sempreverde che nascondeva il giardino. Sbucava giusto la copertura di piombo del padiglione, dietro la copertura si intravedevano le torri dipinte della residenza estense.

Foto di Andrea Bighi

QUANDO LE COLONNE CAMMINANO

L’ingresso del Parco Massari originariamente era molto diverso da quello che siamo abituati a vedere varcando la cancellata di corso Rossetti. Niente sentierini curvilinei, trucco prospettico inventato dagli inglesi per nascondere il confine dell’area e farla sembrare più grande. Il giardino – di pertinenza del palazzo che porta lo stesso nome, costruito alla fine del Cinquecento – si apriva con un solenne viale, affiancato da cento colonne impegnate a sorreggere altrettante statue di eroi e divinità della mitologia greca – alcune di queste statue sono conservate attualmente a Voghiera, presso Villa Massari. In fondo al viale: una fontana più grande di quella che oggi tutti conosciamo, con tre piatti a raccogliere l’acqua, e un Nettuno in cima. Ancora più in fondo, dove tuttora si trova un piccolo rialzamento del terreno, si trovavano delle arcate marmoree ricoperte di rampicanti. Nella parte destra era situato il teatro di verzura, costruito con siepi di sempreverdi, dedicato alla rappresentazione di spettacoli e all’esecuzione musicale. Sempre a destra – guardando dall’ingresso – stava anche la ghiacciaia, utilizzata fino in epoca moderna. Nella parte sinistra c’erano i bagni, calidarium e tepidarium, e l’aranceto. Lo spazio era organizzato in modo scenico, anticipava la moda del giardino barocco.

La devastazione di questo piccolo paradiso avvenne durante l’occupazione francese, quando le truppe napoleoniche decisero di stabilirvi l’accampamento militare. In seguito, nell’Ottocento, l’area verde venne ripristinata, anche se cambiò profondamente natura e attitudine. A quell’intervento risale la piantumazione di alcuni degli alberi più vecchi, tuttora viventi, come i magnifici cedri del libano. Nota gossip: all’epoca la loro essenza era costosissima, proprio per questo il nuovo proprietario decise di sistemarli vicino alla strada, affinché tutti sapessero quanto ricca fosse la sua famiglia.

Quattro delle colonne originali vennero utilizzate nell’Ottocento per sostituire le vecchie colonne del protiro del Duomo.

LA GROTTA CHE NON TI ASPETTI

Sotto la montagnola vicina ai Bagni Ducali gli Este avevano realizzato una grotta affrescata, dipinta da nomi come Dosso Dossi e Bastianino.

IMPOSSIBILE EVITARE I FINZI-CONTINI

Non si può chiudere una visita dedicata ai giardini estensi senza una sosta in corso Ercole I d’Este, a immaginare quello che non c’è, il giardino dei Finzi-Contini che titola il più celebre dei romanzi bassaniani. Aneddoti a riguardo si sprecano, l’argomento è popolare. Giusto due appunti: l’ingresso del giardino che si vede nella trasposizione cinematografica di Vittorio De Sica corrisponde all’entrata laterale di Parco Massari, ed è l’unica ripresa girata a Ferrara per descrivere il luogo letterario. Le altre sono state girate a Roma, al Giardino di Ninfa, e alla Reggia di Monza. E poi: nel libro Alberto dalle mura sbircia l’interno del giardino; nella realtà avrebbe sbirciato l’interno del cimitero ebraico.

IL CONSIGLIO

Per la manifestazione è stato eccezionalmente aperto al pubblico lo stupefacente giardino di Palazzo Scroffa. Centinaia di iris, un roseto rosso che nemmeno la Regina di Cuori, il glicine attorcigliato alle colonne del porticato. Un albero di Giuda secolare, probabilmente uno dei più antichi d’Europa. Chi avesse perso questa perla sappia che sabato 16 maggio alle ore 10 partirà dalla Biblioteca Ariostea la “Passeggiata tra grandi alberi e giardini entro mura”, organizzata dal Garden Club, che comprenderà anche lo splendido hortus conclusus di via Terranuova 25.

2 Commenti

  1. SILVIA scrive:

    Bellissima ed interessantissima descrizione dei Giardini Estensi, mi spiace non esserci stata il 2-3 maggio ma sicuramente vorrei parteciparvi il 16 maggio.
    cortesemente vi chiedo di farmi sapere dove si trova il punto d’incontro per la partenza a questa meravigliosa passeggiata. e comunque COMPLIMENTI!!!!SIETE FANTASTICI!!!!

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