(segue da prima parte)

Incontro ravvicinato II – Elena

Elena è stata una delle prime donne ad entrare nel Petrolchimico. Diplomata perito chimico industriale, lavora al Centro Ricerche, un’area di laboratori di chimica, tra camici e provette.

Come hai cominciato?

Sono entrata alla fine degli anni ’80. Ho partecipato a un concorso e si sono aperte subito le porte. Sono stata tra le prime donne tecniche, prima c’erano solo segretarie. All’inizio eravamo ammesse nei reparti durante le ore diurne ma ben presto abbiamo iniziato anche i turni di notte. Oggi, grazie a questa flessibilità, le donne hanno numericamente superato gli uomini.

In cosa consiste il tuo lavoro?

Lavoro al Centro Ricerche, un centro unico in tutto il mondo, per la presenza degli Impianti Pilota. Offriamo assistenza a tutti gli impianti del mondo. Si testano cose per l’industrializzazione arrivando a produrre fino 100-200 chili di plastica (40 chili di plastica all’ora), si fanno film tipo Domopak, bottiglie e cose così, per testarne le caratteristiche. Abbiamo prodotto i primi paraurti di plastica per la Ritmo in collaborazione con la Fiat. Al Centro ci vengono posti problemi di chimica (fluodinamica, pressione, equilibri) che dobbiamo riprodurre in scala ridotta. Ricreando la situazione possiamo studiare una soluzione. E’ un lavoro che mi piace perché non è affatto un lavoro di routine, è un lavoro iper specializzato.

Devi indossare una divisa al lavoro?

Altroché. Prima di entrare in laboratorio è obbligatorio indossare un abbigliamento ignifugo, anti scintilla, antiacido, a manica lunga, guanti per i solventi, scarpe anti perforazione, occhiali antiinfortunistica. In caso di manipolazioni di sostanze pericolose, maschera facciale per i vapori tossici. Chiaro che non stiamo facendo la Nutella. Pensa come sono cambiati i tempi. All’inizio del mio lavoro indossavo giusto un camice per non sporcarmi.

Foto di Giacomo Brini

Quali differenze hai notato nel corso degli anni?

Un primo cambiamento riguarda la sicurezza. Negli anni ’60 mi raccontavano che si buttava tutto per terra. Oggi c’è una grandissima attenzione a queste cose. Essendoci una gestione americana, metà del nostro tempo la spendiamo in sicurezza. Ci fanno controllare una checklist per contrastare i possibili pericoli. Se l’impianto non ha incidenti arrivano premi agli azionisti e ai lavoratori.  Un’altra differenza c’è stata quattro, cinque anni fa con il passaggio da Basell a LyondellBasell. Da azienda puramente industriale ad azienda finanziaria, quotata in borsa. Purtroppo le strategie aziendali sono cambiate. Una volta la ricerca era di tre tipi: a breve termine, cioè l’assistenza tecnica, a medio termine, per il miglioramento di impianti e strutture esistenti e a lungo termine, per creare cose nuove, con nuove tecnologie. Oggi la strategia a lungo termine è quasi scomparsa, si fanno importanti tagli alla ricerca e si rischia di non essere più competitivi sul mercato. Per la finanza contano solo i dividendi del momento.

Cos’è quella fiamma eterna della torre di Yara?

Si tratta di rifiuti di produzione depurati. Si brucia quello che non si può recuperare. Si tratta di sostanze pericolose ma le emissioni sono regolate. I rifiuti vengono smaltiti secondo precise procedure, la plastica contaminata separata dai materiali ferrosi. C’è un’azienda interna che si occupa dello smaltimento, la Geotec.

E dell’incidenza dei tumori a Barco cosa mi sai dire?

Barco è stata costruita negli anni ’60 per gli operai della Montedison, quando le condizioni di lavoro erano pessime. Oggi abbiamo molte più conoscenze a livello tossicologico e un’altra sensibilità.

Come sono i livelli di sicurezza?

Abbiamo istituito un Comitato Guida, un Istituito per la sicurezza che si occupa della formazione alla sicurezza per i dipendenti, un team di responsabili e osservatori della sicurezza. Registrano comportamenti a rischio, eseguono test anonimi, studiano i comportamenti sbagliati e trovano una soluzione. Ad esempio abbiamo notato che gli occhiali anti infortunistica venivano poco usati perché molto scomodi. Così abbiamo studiato un modello nuovo, più pratico.

Si sono mai verificati incidenti? A volte si sono sentite delle esplosioni.

Quando si sente BOOM sembra chissà che ma è solo saltato il disco di rottura, si è rotta una guarnizione. Ricordo che durante la guerra del Golfo eravamo sotto controllo militare come obiettivo sensibile e mi fece molta impressione. Il Petrolchimico è una no flight zone, se uno ci lancia una bomba dall’aereo bye bye.

In che termini possiamo parlare di dipendenza da Marghera?

La materia prima arriva dal petrolchimico di Marghera, via nave, via tubo o via ferro-cisterna (treni). Il Cracking serve per la distillazione del petrolio, e arriva da Marghera tramite dei grossi tubi chiamati pipe-line.

Elena ci lascia con un sorriso stanco, è quasi ora di cena. Scivoliamo via svelti sui ciottoli di fiume. Domani è un’altra alba.

(continua)

2 Commenti

  1. Florio Piva scrive:

    Il mio commento per questa seconda parte consiste nel congratularmi per la prevenzione applicata nelle operazioni dei processi produttivi. Se questi principi fossero stati presi sul serio, come ora, negli anni 60, pensiamo quante vite si sarebbero potute salvare! La ricerca nella sicurezza non finisce mai. Perseveriamo!

  2. G. B. scrive:

    Condivido pienamente.
    Sono stato per 39 anni , dal 1949 al 1998 un quadro del Centro Ricerche G. Natta e dopo altri 15 anni nel consiglio del CRAL come consigliere nominato dalle varie Direzioni aziendali succedutesi negli anni. Ho potuto nella mia vita aziendale, confrontare la nosta Societa’ con quelle delle nostre Brindisi, Terni e consociate . E’ non ha mai sfigurato. Mi è stato possibile confrontare Ferrara anche ad insediamenti esteri ( Belgio, Germania , Stati Uniti tra i prrncipali) così pure nei miei frequentissimi contatti con societa’ Licenziatarie a Ferrara e in loco europee, asiatiche , del Nord e sud America. A parte il numero di incidenti fisiologici comuni al resto del mondo, simili a tutti gli insediamenti del globo, quelli di gravita’ , causa umana e non per carenza organizzativa sono a un livello più che soddisfacente. Chi scrive è un ottantenne, forze nostalgico ma ormai ultra senile ma ancora cosciente.
    Vostro (Paolino di allora oltre 86 kg)

Lascia un commento

Prima di lasciare il tuo commento, ricordati di respirare. Non saranno ospitati negli spazi di discussione termini che non seguano le norme di rispetto e buona educazione. Post con contenuti violenti, scurrili o aggressivi non verranno pubblicati: in fondo, basta un pizzico di buon senso. Grazie.