“La notte sogno che mi mancano i bicchieri”

Matteo Musacci è orgoglioso ed entusiasta, ma anche preoccupato. Assieme a Claudio Bellinello, socio da sempre, sta per aprire un nuovo locale a Ferrara – nella stessa via Carlo Mayr che qualche anno fa salutò l’inaugurazione di DiCibo, spazio diventato in pochissimo tempo tra i più amati e conosciuti del quartiere per colazioni e pranzi veloci. Lo incontro per un sopralluogo in anteprima e qualche chiacchiera.

“Sarà un esperimento e si chiamerà Apelle, perché è vicino al cinema Apollo”. Efficace e conciso. Ça va sans dire.

La tensione è comprensibile: il figlio in arrivo – che vedrà la luce venerdì 24 aprile – avrà un profilo decisamente atipico. Sarà un posto dove mangiare e bere – “Smart food, drink good” è lo slogan appeso alle vetrate delle sale ancora chiuse – ma sarà molto distante dal tipico ristorante a cui i ferraresi sono abituati. Niente cappellacci e niente salama da sugo, niente coppia e nemmeno tenerina, niente spritz e nemmeno mojito, niente aperitivo a buffet. “Io e Claudio avevamo già collaborato nella gestione dell’Osteria delle porte serrate, in via Montebello – spiega Matteo -. Da quell’esperienza abbiamo capito entrambi che la ristorazione intesa in senso classico non ci interessava più. DiCibo è stato il primo frutto di quella riflessione, è diventato il luogo del quotidiano e del sostenibile. Apelle sarà il luogo del contemporaneo, aperto per la cena e il dopocena, proiettato verso modelli che in Italia si possono vedere solo a Milano o a Roma. Ci siamo ispirati soprattutto a quello che abbiamo visto nelle capitali del Nord Europa”.

I punti di riferimento saranno: il Rebelot del Pont e il Fishbar di Milano, il Dabbous di Londra, il Candelaria di Parigi, il Jerry Thomas di Roma.

Cosa troverà chi entrerà da Apelle? “Troverà materie prime di alta qualità e difficile reperibilità, trattate in modo semplice. Troverà chi beve un cocktail, chi mangia le ostriche e chi si sporca la faccia addentando un hamburger. Fish & chips all’inglese e smorrebrot danese. I piatti non saranno necessariamente ascrivibili alle consolidate categorie di antipasto, primo e secondo”.

Prima di proseguire l’intervista mi faccio spiegare brevemente cos’è uno smorrebrot: “è una fetta di pane di segale, servito caldo e imburrato con sopra varie combinazioni di carne e di pesce”. Postilla: “la cucina danese in questi anni detta legge, non è un caso se negli ultimi quattro anni è stato confermato per tre volte come miglior ristorante del mondo il Noma di Copenaghen”.

Foto di Davide Prato

Per quanto riguarda i vini verranno selezionate poche etichette di qualità, tutte disponibili alla mescita al calice. Le birre saranno solo artigianali e verranno proposte da Libera Arte della Birra. I fusti verranno cambiati ogni mese e si comincerà con il Birrificio del Ducato. “In Italia la cultura del bere bene ha fatto passi da gigante per quanto riguarda il vino, ma il mondo dei superalcolici e dei cocktail resta quasi sconosciuto. In pochi sanno distinguere un distillato da un liquore. Ci piacerebbe – racconta Matteo – provare a portare qualcosa di nuovo anche in questo settore, lavorare molto sulle miscele, sugli spiriti e le essenze, sulle sode”.

L’ambiente è stato completamente ristrutturato, grazie al sapiente intervento di Lorenzo Modugno: travi e mattoni a vista, un grande bancone in gres, rivestito di legno e lamiera sul quale ci si potrà non solo appoggiare per bere ma anche per cenare. Matteo e Claudio si sono attivati nel luglio 2014 per capire chi fosse il proprietario di queste sale al piano terra, chiuse già da diversi anni: “non abbiamo mai visto fuori cartelli di vendesi o affittasi. Abbiamo cercato di rintracciare il proprietario col passaparola, ma anche rivolgendoci alle agenzie immobiliari. Dopo averlo trovato ed esserci messi d’accordo per l’affitto abbiamo cominciato a pensare a cosa poterci fare dentro, studiare le potenzialità e incaricare lo studio di architettura e ingegneria per la ristrutturazione. Siamo intervenuti su dei muri che hanno seicento anni di vita, e che sono tutelati dalla Sovrintendenza delle Belle Arti, affacciandosi non solo su Carlo Mayr ma anche su via delle Volte. In cantiere gli imprevisti sono stati all’ordine del giorno e a dicembre abbiamo dovuto stoppare tutto. Avevamo demolito lo strato di cartongesso e rimosso l’arella – vecchissima! – dalle pareti.  Ci siamo fermati per studiare la situazione e capire come procedere. Il risultato ottenuto da questa ristrutturazione ha superato molto le nostre aspettative”.

Visitiamo le stanze ancora da sistemare e pulire, l’arredamento c’è tutto ma il resto è ancora da organizzare. Chiusi dentro gli scatoloni stanno i bicchieri da mezza pinta bassi e tondi, arrivati niente meno che dalla stiva di una nave affondata. Sul fondo di vetro si vede lo stemma della compagnia navale, l’ancora in rilievo. “Il legno dei tavoli ha più di cento anni, viene da una baita in disuso, smantellata nel bellunese. Le sedie appartenevano a una scuola media francese, degli anni Trenta. Le lampade sono Jieldé originali. Le altre luci sono inserite in portabombole del gas, oppure sono lanterne da cantiere. La ricerca nel mondo del modernariato è opera di Daniele Rossi. Il retrobanco è splendido, l’ha realizzato l’antiquario di via Frescobaldi, Luca Marchetti. ”.

Durante il sopralluogo incontriamo Maura Maya Ferrari, la “cheffa” – come la chiama Matteo, che pulisce i fornelli. Gli altri componenti dello staff saranno Massimiliano Uccellatori, bartender giovane e biondo che i frequentatori del DiCibo sicuramente riconosceranno, Francesco Grazzi e Giada Rossin in sala, Tommaso Manfredini in cucina assieme a Maura.

“Lei di notte è quella che sta sveglia a ragionare sul menù, a fare la lista delle cose che dobbiamo preparare. Il processo creativo non si ferma. Io sono quello che invece dorme, ma fa sogni assurdi. Dovete scusarmi se mi vedete un po’sconvolto. Apelle rappresenta per noi una grande addizione, di viaggi e di esperienze. Non vogliamo rinnegare la tradizione gastronomica locale – io sono l’ultimo che può farlo – ma sperimentare. Poi ovviamente saremo flessibili, cercheremo di capire la reazione della città, perché in fin dei conti è il pubblico che fa il locale” – conclude Matteo.

Le prenotazioni per la serata inaugurale di venerdì 24 aprile sono aperte da oggi – martedì 21.  Per info: 0532 790827.

6 Commenti

  1. Ndrea scrive:

    Un giorno qualcuno mi disse che sul listone non si faceva pubblicità né tantomeno pubblicità travestita, ne deduco che ciò che ho appena letto sia un racconto? un opinione? o forse solo narrativa di cattivo gusto..

  2. Eugenio Ciccone scrive:

    Caro Andrea, questo sopra è il racconto di un’idea, di un locale che apre, di qualcosa di nuovo in città. Lo raccontiamo come ci pare, quando ci pare, in totale libertà, senza che ci venga chiesto, imposto, pagato o altro. Quando qualcosa ci incuriosisce andiamo di persona a vedere di cosa si tratta ed escono articoli come questo. Potenzialmente ogni articolo di Listone è “pubblicità” a qualcosa di Ferrara: a volte sono associazioni, a volte locali commerciali, a volte singole persone, luoghi, enti… Sono ormai due anni che seguiamo questa linea, credo si sia capito no?

  3. Ndrea scrive:

    Il fatto che lo facciate in totale libertà non significa che non sia pubblicità, il fatto che non vi siano soldi di mezzo non significa che non sia pubblicità. Pubblicità secondo Treccani è: Divulgazione, diffusione tra il pubblico. In particolare [..] mezzi e modi usati allo scopo di segnalare l’esistenza e far conoscere le caratteristiche di prodotti, servizi, prestazioni di vario genere.. Per cui non capisco il perché di cotanta reticenza a chiamare le cose col loro nome. Definire “racconto di un’idea” un articolo che fa pubblicità ad un locale è fare uso improprio del vocabolario. Ad ogni modo, come già ti dissi, apprezzo il lavoro che fate comunque lo vogliate chiamare.

  4. Feliciano C. scrive:

    Mio personalissimo parere:
    Quando appare qualcosa di particolare, e che riguarda la nostra città,credo sia doveroso da parte di chi si occupa di informazione,divulgarne la nascita.
    Quando poi questo qualcosa che compare è l’intreccio di passione e coraggio di imprenditori che scommettono sul nostro territorio,sfidando le incognite del mercato in un momento che chiamare difficile non è solo è riduttivo ma anche improprio , mettendoci del denaro,creando occupazione …beh, credo sinceramente che non meritino solo attenzione e incoraggiamento (uno può usare anche il termine che più gli aggrada,anche pubblicità se vuole… la sostanza non cambia) ma un grande e scaramantico ” in bocca a lupo ragazzi “,è il “minimo sindacale” che deve essere pronunciato dalle bocche delle persone coerenti .
    Un saluto

  5. Eleonora scrive:

    Concordo con Feliciano sulla divilgazione delle idee.
    Sento spesso lamentele sulla resistenza dei ferraresi al ” diverso”.. riuscirà un locale ad emergere anche senza i soliti cappellacci e salama da sugo ? Un articolo per sostenere le idee imprenditoriali mi sembra doveroso rispetto agli innumerevoli sforzi che si devono affrontare per aprire un locale. E quindi perchè non parlarne, se si tratta di genuina ispirazione e innovazione?
    Non conosco il posto nè i proprietari nè Licia che ha scritto l’articolo: ma le faccio i complimenti perchè mi ha incuriosito e stasera andrò a fare il mio personale ” in bocca al lupo” con un tavolo già riservato.

  6. Mirko scrive:

    Vivo e lavoro all’estero e rientro a Ferrara raramente, diciamo un mese all’anno, in varie sortite.
    Non fosse stato per Listone Magazine non avrei saputo di questa novità’.
    Pertanto ben venga la pubblicità’, se di ciò’ si tratta, di qualcosa di nuovo a Ferrara, città nella quale sono nato, ho vissuto e che rimane e rimarrà sempre nel mio cuore.
    Grazie Listone!

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