L’esternalizzazione delle scuole d’infanzia è quella che, ricorrendo ad un francesismo tutto ferrarese, si definisce “pezza merda”, ovvero uno straccio imbibito di escrementi che, come lo tocchi, ti sporca. Un problema che non si sa da che parte prenderlo, ma che ha innescato un processo di partecipazione civile ad una scelta amministrativa con esiti davvero inaspettati per questa città.

Prima di tutto, però, riassumiamo la vicenda. Alla fine dello scorso anno, l’Istituzione scuola di Ferrara ha annunciato di dover appaltare a cooperative esterne la gestione di docenti e personale di alcune scuole per l’infanzia, per far quadrare il bilancio. «Devo risparmiare 500 mila euro – aveva annunciato il sindaco Tiziano Tagliani – l’alternativa all’esternalizzazione è chiudere le scuole o alzare le tasse. Con la crisi è aumentata la morosità, ci sono tanti genitori che non riescono a pagare le rette, si è creato un buco che il Comune non riesce più a sostenere». «Non potete dircelo ad iscrizione avvenuta», sono insorti i genitori della scuole “Pacinotti” e “Jovine”, le due interessate dal problema. «Non ci avete mai interpellati. Ora temiamo per la continuità scolastica e per la qualità del servizio». In un’ottantina si sono costituiti nel comitato Bambini fuori dal comune ed hanno organizzato un banchetto in piazza dove hanno raccolto duemila firme a sostegno della loro mobilitazione contro l’esternalizzazione.

Poi è arrivata la protesta degli insegnanti comunali che hanno visto il loro posto a rischio e con loro i sindacati. Stesso destino incerto per il personale ausiliario che nel panorama prospettato dovrà essere ricollocato. Infine sono intervenute anche le tanto vituperate cooperative che hanno visto messa in discussione la bontà del loro lavoro. E per complicare ulteriormente la faccenda si è posta anche la questione interna delle insegnanti da loro assunte contrattualmente non equiparate a quelle comunali.

Ognuno ha le sue ragioni, a partire dai bambini, anche se non hanno parte attiva nel dibattito. Le scuole e l’infanzia sono la base del futuro di una comunità, quindi è comprensibile che ciò che le riguarda sia vissuto con grande partecipazione. E partecipazione è appunto il concetto che ci interessa in questa vicenda. L’amministrazione ha cercato il dialogo con i genitori. Ci sono stati un paio di incontri, fondamentali per la reciproca comprensione, e da lì il comitato, che nel frattempo ha raccolto ulteriori adesioni, ha preso una decisione: “se ci fornite i dati necessari, uniamo le nostre competenze e proviamo ad individuare una soluzione alternativa alla vostra, che non ci soddisfa”. Come dire, non siamo d’accordo con voi, ma invece di farvi la guerra, vi aiutiamo.

Foto di Stefania Andreotti

Questo ci riporta all’oggi e all’incontro con Massimiliano Ruggeri, portavoce del comitato Bambini fuori dal comune. Lui fa l’ingegnere e ha una bimba alla materna. «Voglio premettere che in attesa che prendessero mia figlia al nido, la portavo allo Spazio bambini gestito da una cooperativa ed è stata un’esperienza molto positiva, per cui non ho nessun preconcetto. Inoltre ci sono tante ottime scuole private. Ma noi vogliamo la scuola pubblica, gestita dal nostro comune, l’unico che ci dà la garanzia di fare solo gli interessi dei cittadini. Se c’è una speranza di integrazione è nella scuola pubblica, nella quale io sono cresciuto e mia madre prima di me ha insegnato. Le nostre scuole per l’infanzia sono un fiore all’occhiello, perché dobbiamo cambiare qualcosa che funziona? Noi non ce l’abbiamo con il personale delle cooperative, è che ci preoccupa la logica di un soggetto privato».

Quando tutto pareva già deciso, la mobilitazione dei genitori, ha indotto il Comune a rivedere le sue scelte. Così, per chi è già iscritto, nulla cambierà nel corso dei tre anni del ciclo scolastico, che si tratti di nido o materna. Intanto entrerà in vigore il nuovo modello ISEE che valuterà in modo più rigoroso le capacità delle famiglie di contribuire alla retta. E i pagamenti saranno probabilmente anticipati, così si potrà avere fin da subito un quadro più attendibile della situazione.

Nel frattempo i genitori del comitato si sono divisi in gruppi di lavoro a seconda delle varie competenze, per studiare la contrattualistica delle cooperative, la normativa delle assunzioni pubbliche, le modalità di gare e bandi. «Io sto pagando di tasca mia delle consulenze di specialisti che ci aiutino a capire come risolvere il problema. Ci sono stati periodi in cui mi sono dedicato solo a quello, come durante le vacanze di Natale, ora almeno un giorno a settimana. Per noi è una priorità, perché stiamo parlando della cosa più importante, i nostri figli. Con gli altri ci troviamo circa ogni dieci giorni. Per la maggior parte di noi, questa è una dimensione nuova. Trovarsi in tante anime diverse a parlare, prendere decisioni e magari dover ricominciare tutto daccapo perché non tutti stavamo andando nella stessa direzione. Confrontarci con i media, che non sempre ci hanno trattato bene. Con le istituzioni e con i cittadini. Siamo usciti dal classico individualismo ferrarese e non è facile, così come non sarà facile trovare una soluzione. Intanto siamo ancora in attesa di dati importanti dal Comune, che probabilmente tardano ad arrivare perché non sono mai stati aggregati, anche per loro è un lavoro nuovo, uno sforzo ulteriore».

Sono in esame anche esempi di altre città come Modena, dove il problema è stato aggirato creando una fondazione senza scopo di lucro che gestisce le scuole, può ricevere donazioni, e reinveste nell’attività scolastica tutto ciò che incassa. Ma sulle possibili scelte, i genitori al momento non si sbilanciano. «Dico solo – afferma Ruggeri – che ci piacerebbe trovare un soluzione non viziata da una logica di guadagno. I servizi alle parti deboli vanno protetti dalle derive ad opera di soggetti diversi da quello pubblico. Ecco sto già parlando come un politico…».

È vero, ma fa parte del processo di maturazione civica che questi cittadini sono stati costretti a fare: mettere da parte le reazioni di pancia per passare ad un impegno più ragionato e costruttivo. Chiedo cosa ne è stato della rabbia dell’inizio. «Quando abbiamo visto che dall’altra parte c’erano rappresentanti delle istituzioni collaborativi e aperti, non aveva più senso essere arrabbiati». Ecco un altro elemento nodale. Le istituzioni non risolvono tutto, arrivano fino ad un certo punto. Riescono ad andare oltre solo con la collaborazione dei cittadini, ma i cittadini vanno ascoltati, sempre.

Un giorno, quando saranno più grandi, questi genitori avranno una bella storia da raccontare ai loro figli.

1 Commento

  1. Ornella scrive:

    Conoscete il problema evasione? Purtroppo per le scuole comunali ognuno paga SE, QUANDO e COME vuole, tanto nessuno controlla. Qualcuno per caso va a verificare le convivenze che risultano famiglie mononucleari? O se ci sono davvero ancora fratelli nella scuola di destinazione? Io so di voucher REGALATI a chi ne ha approfittato. Se la gente non capisce il valore di un servizio e non lo paga, non si lamenti che viene esternalizzato. E se il Comune non controlla…beh, l’insostenibilità economica se l’è cercata. O no?

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