Simone Dovigo ha 32 anni e vive a Londra.

Quando sei emigrato?

Sono andato e tornato diverse volte, vivendo in luoghi più o meno lontani e molto diversi tra loro. Tre anni fa sono andato nuovamente in direzione di Londra, dove vivo tuttora e dove ho messo su famiglia.

Cosa facevi prima, cosa fai ora?

Non ho mai avuto un lavoro fisso, ho sempre cambiato facendo diverse cose, tra le più disparate. Gli studi mi hanno portato ad avere una certa abilità nell’ambito della grafica e della fotografia, abilità che mi hanno permesso di lavorare spesso o arrotondare talvolta. Però mi è anche capitato di fare tutt’altro, come dirigere la progettazione e costruzione di un asilo in un piccolo villaggio del Mozambico.

Non sono emigrato per mancanza di lavoro a Ferrara o comunque in Italia, ma piuttosto per un mio bisogno di avventura. Conobbi una ragazza polacca in una mia breve esperienza a Londra e dopo qualche anno a distanza decisi di provarci, o la va o la spacca. Ora siamo felicemente sposati e abbiamo una bambina.

A Londra ho iniziato subito come cameriere, avendo la fortuna di trovare presso un’agenzia di catering, la migliore in UK e una delle migliori nel mondo (mi permetto di farne il nome perché a me ha dato tanto e potrebbe essere un aiuto interessante per chiunque legge e sta pensando se partire o meno: Off To Work). Ho avuto la fortuna di lavorare in eventi prestigiosi, quali gli afternoon tea della Regina a Buckingham Palace e le Olimpiadi di Londra. Dall’agenzia sono poi passato a lavorare presso il Bulgari Hotel nell’area eventi avendo la fortuna di servire molte celebrità.

Non volendo però fare il cameriere a vita, due anni fa decisi di ritagliarmi del tempo e aprire una mia attività, più connessa a quella che è sempre stata una mia grande passione: la bicicletta e i viaggi in bicicletta. Ho aperto un Tour Operator con l’idea di portare gli inglesi in Italia e mostrare loro la Mia Italia.

Cosa ti manca?

Mi mancano gli amici e le relazioni umane. Londra è una città enorme, ma per davvero eh. Considerate che vivo in zona 5 (per risparmiare un po’) e disto 20 km dal posto di lavoro, in centro a Londra (distanza che percorro in bicicletta per due motivi: per risparmiare e perché sono ferrarese) . Con distanze del genere e con un lavoro che ha orari molto particolari è difficile avere il tempo o per lo meno far coincidere le tempistiche con quelle di altre persone. Risultato, ho molti colleghi e zero amici.

Cosa hai trovato?

Ho trovato una mentalità vivace, energetica, la mentalità del fare. Quello che succede a Ferrara in un anno, qui succede in un giorno. Londra è la città più cara del mondo, per sopravvivere bisogna fare, tanto e farlo bene. È anche la città più cosmopolita del mondo, questo accresce di tantissimo la competizione. Ora c’è pieno di italiani che vengono qui, che ci provano, le statistiche parlano di un aereo al giorno pieno di italiani. Qualcuno si ferma, qualcuno non ce la fa, perché a Londra, sì, il lavoretto lo si trova, ma si deve essere disposti a combattere e a sacrificarsi tanto. Però è bello ritrovare così tanti italiani pronti a tutto.

Una cosa che mi ha sempre fatto sorridere è che sul CV inglese, la fotografia non va messa. Qui l’apparenza conta poco e anche questa è una bella cosa.


Cosa mangi questa domenica? Con chi?

Mi piace sperimentare, portando un po’ di creatività in cucina. Qui a Londra spesso è anche necessario essere creativi e riuscire ad adattare le ricette agli alimenti che si trovano al supermercato. Esistono sì dei piccoli negozi con prodotti italiani, ma ahimè troppo costosi per le nostre tasche. Quindi bisogna accontentarsi della mozzarella un po’ troppo plastica e del pomodoro che del pomodoro ha solo il rosso.

La domenica però no, proviamo a riservarci il meglio. Oggi abbiamo ospite una coppia di amici che ha un bimbo piccolo, e la mamma di mia moglie. Quando ho ospiti mi piace usare qualche asso nella manica. Ci siamo regalati un bel tagliere di prodotti italiani accompagnati da funghi caramellati, i crostoli come dessert e per concludere del buon caffè ecuadoriano, preparato in una vecchia Bialetti di famiglia.

Venendo abbastanza spesso a Ferrara, riesco a non farmi mai mancare alcuni prodotti basilari quali il grana, i salumi e l’olio, che riesco ad infilare in grosse quantità nel bagaglio sportivo contenente la mia bici che mi porto su e giù una volta all’anno. A Natale non mi faccio mancare il cotechino, uno di quelli buoni, stagionato nella cantina di qualche amico di famiglia e il pampapato che utilizzo anche come regalo natalizio per i miei colleghi.

Preferisco il vino alla birra e quindi si ripresenta il problema del costo. In più molto spesso al supermercato i vini hanno il tappo a vite e per principio, no. Un vino non si può svitare, dai!

Una volta ho fatto una pazzia, sono andato in un’enoteca italiana ed ho acquistato tre bottiglie della mia regione perché avevo ospiti a cena e volevo far vivere loro l’Emilia-Romagna. Mi vergogno a dire quanto ho speso e non sono neppure certo che i miei ospiti abbiano capito il valore (più sentimentale che economico) del vino, ma il chiudere gli occhi, non vedendo più i bus rossi dalla finestra, e sorseggiare del Lambrusco… che emozione!

Come trascorri questa domenica?

Oggi sono off dal lavoro (talvolta lavoro la domenica), quindi ne approfitto per passarla in famiglia. Svegliandomi con il sole, cosa rara da queste parti (infatti dura poco come si vede nella foto…), decido di prendere subito la bici e andare a fare un giro in campagna, nella countryside, cosa che mi creerà un discreto buco nello stomaco che vedrò di colmare a pranzo. Preparazione veloce del pranzo, benvenuto agli ospiti e pomeriggio speso tra chiacchiere, film e coccole a nostra figlia.

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