Avete mai sentito parlare di un certo Sebastiano Filippi, detto il Bastianino? Avete mai posato lo sguardo su un suo affresco o una sua tela? Forse credete di non conoscerlo e di non aver mai visto le sue opere, anzi, ne siete quasi convinti. Proviamo a riformulare le domande, avete mai percorso le navate della Cattedrale di Ferrara, ammirato le sale del Castello estense o quelle della Palazzina Marfisa? Avete visitato la Pinacoteca Nazionale nel Palazzo dei Diamanti? Se siete state anche in uno solo di questi luoghi, allora, avete sicuramente avuto modo d’imbattervi nelle opere di questo degno rappresentante dell’Officina Ferrarese.

Sebastiano Filippi (1528/32-1602) fu un artista molto apprezzato dalla corte estense, specialmente da Alfonso II e Francesco d’Este, e assieme al padre Camillo e al fratello Cesare lavorò intensamente nei territori del ducato. La famiglia Filippi operava come una vera e propria bottega, dalla quale emerse nel tempo l’opera di Sebastiano. Grazie ad un periodo di formazione a Roma, dove rimase folgorato dalle volte della Cappella Sistina, e alla sua sensibilità artistica, egli seppe maturare una visione personale e riconoscibile. Evolvendo da uno stile giovanile, più morbido e irriverente, la sua pittura cominciò come a “perdersi nella nebbia”. Nelle opere mature, difatti, il colore sempre più pastoso sembra voler avvolgere e velare ogni cosa. Apparizioni di luci lampeggiano tra calde e dense ombre, dalle quali emergono figure statiche e mobili al contempo. Eccellenti esempi di questa maturazione artistica sono il Giudizio Universale (1577-1581),affrescato nel catino absidale del Duomo di Ferrara, e la Resurrezione (anni ottanta del XVI secolo) creata per la Chiesa della Conversione di San Paolo.

Foto di Claudio Furin

Per incontrare da vicino Bastianino e apprezzarne l’opera è possibile visitare fino al 15 marzo, e speriamo anche oltre, la mostra ospitata presso la Pinacoteca Nazionale dal titolo “LAMPI SUBLIMI a Ferrara – Tra Michelangelo e Tiziano – Bastianino e il cantiere di San Paolo”. L’esposizione, curata dalla direttrice dalla Pinacoteca Anna Stanzani, propone un percorso ben strutturato dal quale emerge l’attività del Bastianino relazionata ai pittori che lo hanno preceduto o affiancato e ai grandi maestri, Michelangelo e Tiziano, che lo hanno in vario modo ispirato.

Molte delle opere esposte, tra cui la sovra citata pala raffigurante la Resurrezione, provengono dalla Chiesa della Conversione di San Paolo. Quest’antica chiesa carmelitana, riedificata nel 1573 su progetto di Alberto Schiatti e situata in pieno centro storico, ha subito numerosi danni durante il terremoto del 2012. A questi si sono sommati i danni preesistenti, rendendo totalmente inagibile la struttura e mettendo a rischio il suo cospicuo patrimonio culturale. Fortunatamente, con il pronto intervento del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia-Romagna, i preziosi dipinti sono stati ricoverati tra la Pinacoteca Nazionale di Ferrara e il Palazzo Ducale di Sassuolo. Inoltre dal 2014, grazie a un finanziamento del MiBACT, sono cominciate le operazioni necessarie al restauro di questo importante edificio.

La mostra allestita presso la Pinacoteca corona pertanto un più vasto progetto, volto a tutelare e valorizzare il ricco patrimonio artistico della città. Risulta comprensibile e apprezzabile, in quest’ottica, il duplice intento dell’esposizione, ossia mostrare al pubblico delle opere a lungo trascurate, riscoprendo criticamente un artista degno di nota, e al contempo sensibilizzare la cittadinanza riguardo le sorti di uno dei più bei luoghi di culto della città.

Perché dunque non accorrere, magari in un pomeriggio di nebbia, per perdersi tra le tele del Bastianino, così da essere pronti nel caso qualcuno vi chiedesse: «Avete mai sentito parlare di un certo Sebastiano Filippi, detto il Bastianino?».

Curiosità e spunti

  • Nel 1581,un certo Torquato Tasso dedicò questi versi a “messer Bastianino/dipintore eccellente”:

    “Tu che le vere carte altrui colori
    e le famose per antiche carte,
    pittor, fingesti mai con sì bell’arte
    sì belli ignudi i pargoletti Amori…?”

  • Per una lettura ancora attuale sull’opera di Sebastiano Filippi si rimanda allo studio di Francesco Arcangeli del 1963.
  • Per una lettura classica e immancabile sui protagonisti della pittura ferrarese si consiglia il saggio Officina ferrarese di Roberto Longhi.
  • Per una lettura fantasiosa, ma suggestiva, si propone il romanzo di Silvana Zanella dal titolo “La cappella del Bastianino”.

1 Commento

  1. Blizzard scrive:

    “Se siete state” ??
    Sì solo le donne ci vanno xD

    “Un pomeriggio di nebbia” ?
    Sì uno all’anno ormai 🙁

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