Quanto ci appassionano le vicende legate alla nostra piazza! I lavori di riqualificazione dello scorso anno hanno tenuto banco sulle pagine dei quotidiani locali numerose volte tra cittadini più o meno convinti: il gradino c’è, non c’è, si farà, la fontanella, il lampione, il piccione, eccetera. Poi il turno della Fiera del Regalo: come ogni anno l’orribile baraccone ha popolato malamente il Listone con bancarelle e dolciumi sacrosanti nel periodo natalizio, chiudendo però la vista complessiva con una struttura che a molti non piace, a partire dal sottoscritto che per due volte se ne è lamentato su queste pagine.

Ora è il turno del mercato del venerdì: l’ipotesi di spostamento da Piazza Trento e Trieste richiesta dal sindaco Tagliani all’assessore Serra fa discutere parecchio cittadini e commercianti. Da un lato il secco no di chi possiede una bancarella e teme mancati introiti, dall’altra il parere favorevole di chi vuole preservare la piazza a tutti i costi e lamenta il danneggiamento della pavimentazione operato dai furgoni e camion che portano la merce stazionando un’intera mattina. Giustissimo, per carità. Cento metri più in là non faranno male a nessuno tutto sommato e ripopoleranno zone meno battute del centro storico magari da valorizzare e riscoprire.

Eppure con l’innocenza di un bambino che grida al re nudo bisogna ammettere che questa piazza così bella e suggestiva, con il listone che va su e poi giù e poi su di nuovo, l’illuminazione spettacolare e i lampioni d’epoca pure un po’ storti è ormai sempre più vuota, impoverita della sua funzione di pubblica piazza. Il mercato sul Listone esiste da un secolo e più, rende vitale un luogo altrimenti solo di passaggio: preservarlo trovando il modo di non danneggiare fisicamente la piazza significa mantenerne viva la sua tradizione di luogo di incontro cittadino. Una piazza ha senso se svolge anche una funzione sociale, a maggior ragione se è quella principale in città. Da questo punto di vista Piazza Ariostea seppure decentrata ha stoffa da vendere.

Non ci sono fontanelle nel centro storico (salvo quella supermoderna un tempo meta preferita dei piccioni), non ci sono panchine per sedersi e riposare o scambiare due chiacchiere con un amico. I bar che si affacciano con tavolini sulla piazza sono soltanto tre, di cui uno chiuso dietro un vetro. Negozi spesso in franchising privi di una qualche funzione associativa, un teatro purtroppo ancora chiuso, nessuna aiuola verde e una forma allungata che invita a transitare veloci per poi andare altrove. Presto anche il sagrato del Duomo sarà irraggiungibile perché chiuso da catenelle al fine di preservarne decoro e funzione religiosa.

Cosa vogliamo farci, dunque, di questa enorme piazza al centro di Ferrara? Le corse con i sacchi sul Listone? Una gara podistica di velocità? Un cinema all’aperto? Forse un campo di bocce? Le idee ad associazioni di vario genere sicuramente non mancherebbero per rivitalizzare la piazza per più di una sera al mese.

Altrimenti finirà che vedremo popolata Piazza Trento e Trieste soltanto per il Buskers Festival o per qualche concerto eccezionale. A questo punto tanto varrebbe metterla sotto una teca come la Gioconda, far passare i visitatori a guardare come è bella da dietro un vetro, per poi passare velocemente oltre. Pagando il biglietto naturalmente.

2 Commenti

  1. Fabio Zecchi scrive:

    Chiediamoci anche quali sono i bisogni delle persone che la attraversano. Si fermerebbero lo stesso senza mercato? Passerebbero un Natale migliore con bancarelle migliori? Avrebbero ancora sete con la fontanella? Le infrastrutture innescano bisogni che non credevamo di avere, certamente, e una piazza dovrebbe prima di tutto offrirsi alle persone, andarle a cercare, stimolarle. Però (e la mia è una domanda non da tecnico, non sono un urbanista) quando le persone hanno un “bisogno”, poi le piazze vengono comunque “prese”, anche se non hanno panchine dove sedersi (i giovani al mercoledì sera in piazza ci vanno lo stesso, e ci andranno anche con catene a cingerla, perché rispondono a un loro bisogno di aggregazione)? Dobbiamo coltivare sia le piazze che i bisogni delle persone, forse.

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