È un sabato sera di pioggia leggera e mal di gola a Copparo. Pierpaolo Capovilla è appena fuori da una porta laterale del Teatro De Micheli, quando il suo tour manager ci accoglie per l’intervista in programma, si recupera la data rinviata del tour teatrale di “Obtorto Collo”, il primo lavoro solista di Capovilla. Il fumo del tabacco lo divora, mentre ci saluta con lo sguardo di uno che sembra appena uscito da un capitolo dell’inferno. Si versa mezzo bicchiere di qualcosa e si mette la giacca nera, chiedendoci gentilmente se l’intervista possiamo farla fuori. «Così almeno posso fumare», spiega. Usciamo dalla stessa porta laterale che aveva varcato poco prima per i convenevoli, e ci mettiamo a parlare tra i colpi di tosse e le macchine che ci sfrecciano di fianco.

Ho definito “Obtorto Collo”, il tuo primo album solista, come un disco d’amore sotto mentite spoglie. Perché pur parlando d’amore, affronta argomenti d’impegno sociale che hai trattato più volte. Come mai proseguire in questa direzione?

«Si, è un disco molto romantico. Io continuo a battere il chiodo su quei temi là, nel senso che insisto su quei temi perché credo sia giusto affrontarli. Sono tematiche importanti come ad esempio quello della violenza domestica, o un tema a cui tengo tantissimo come quello del diritto a vivere dignitosamente del popolo romanì in Italia. Sono argomenti che mi stanno a cuore ed amo affrontarli ogni qualvolta mi piaccia.»

Quanto ti responsabilizza affrontare questi temi nelle tue canzoni?

«Io credo che se non narrassi il paese e le sue contraddizioni, le ingiustizie che vedo, che osservo e che vivo spesso anche sulla mia stessa pelle o sulla pelle delle persone a cui voglio bene, non scriverei canzoni. Devo combattere. E raccontare per combattere, non per raccontare e basta. Majakovskji diceva che l’arte non è lo specchio della società, ma un martello con cui scolpirla.»

Le sonorità di questo disco sono più cantautorali. Possiamo considerare la tua carriera solista come un’emancipazione dal rock?

«E’ un processo emancipativo, non è ancora stato portato a termine fino alla fine. Credo che non ci riuscirò mai (ride). Comunque mi piace questa cosa, perché credo che ognuno di noi si debba emancipare, anche dalle cose che ama in realtà. Perché quando ti affezioni troppo a qualcosa, poi subentra l’abitudine a quest’affezione. La noia ed anche l’oblio e la dimenticanza. Quindi se io riesco ad emanciparmi dal percorso che ho inseguito fino a questo momento, per trovare nuove crisi, intese come incroci e nuove direzioni, ben venga.»

Cosa significa per te suonare dal vivo e cantare le tue canzoni?

«Per me suonare, scrivere, comporre e performare è un processo di apprendimento. Imparo a capire cosa voglio dalla vita.»

Foto di Davide Prato

Che tipo di pubblico ti viene ad ascoltare in questo tour, visto che questo disco è diverso dai precedenti?

«Nel caso di “Obtorto Collo”, credo di aver fatto un disco per persone adulte. O meglio, adulte nella misura in cui anche la scrittura temo sia più alta della mia precedente. L’ho voluta così, l’ho desiderata così. Perché quando scrivo una canzone in realtà io penso a chi la ascolterà. Non è che non ci penso e non mi preoccupo di questo aspetto qui, quindi voglio essere compreso ed essere capito. Dunque cerco anche una forte semplificazione del vocabolario complessivo nel tessuto narrativo di una canzone o di un’album. In questo caso qui, mi sono sentito un po’ più libero di fare quello che mi pareva.»

Sono state annullate delle date di questo tour per insufficienti prevendite. Credi sia anche questo una conseguenza della decadenza culturale italiana o soltanto episodi che si possono verificare?

«Non credo che la poca presenza ai miei concerti, sia la cartolina da sventolare come decandenza culturale, ma sicuramente è un segno dei tempi. Questo disco ha venduto ed è stato ascoltato poco. Ai concerti non ci sono molte persone. Ti racconto un episodio legato a questo: poco tempo fa ero a suonare a Perugia. E lì vicino a quella zona, nella stessa sera suonavano gli Stato Sociale. Al mio concerto ci saranno state 30-40 persone, mentre al loro molta più gente. Ora è il loro momento, sono giovani ed hanno voglia di fare e disfare, va così. Ma sinceramente per quest’album mi aspettavo un sostegno maggiore dal pubblico del Teatro degli Orrori.»

Questa sera suoni al teatro De Micheli, preferisci suonare in questi ambienti o nei club?

«Preferisco suonare nei club, soprattutto per la vicinanza alla gente. Però questo disco si presta decisamente all’atmosfera del teatro.»

Hai suonato altre volte a Ferrara e dintorni?

«Si certo, ho suonato in un locale che non ricordo come si chiama, mi sembra Renfe. Ci avrò suonato una dozzina di volte. L’Emilia-Romagna mi piace molto, è una delle Italie buone, oneste.»

Cosa ne pensi della scena musicale ferrarese?

«Purtroppo non la conosco, ma se si parla di Vasco Brondi o Giorgio Canali, certo. Talking heads, sono teste pensanti.»

Ora proseguirai il tour di “Obtorto Collo”?

«Si, speriamo di fare qualche altra data. Ma sto lavorando sodo al disco del Teatro degli Orrori, e ne verrà fuori un disco notevole. Questo lo dico io ovviamente. Spero uscirà presto, perché vorrei farmi una bella estate di concerti in giro per l’Italia.»

2 Commenti

  1. Carlotta Campobasso scrive:

    Mi piacerebbe tanto fare due chiacchiere con Pierpaolo. Sono una sua grande fan, è stato il mio ideale di ‘persona’, non ‘uomo’. Ecco, lui per me è una Persona.
    Amo il suo modo di pensare, cosa fa e come scrive. Il suo album da solista, devo ammettere, non mi è piaciuto per nulla. Mi hanno affascinato di lui le tematiche affrontate e il suo coraggio, ma anche la musica stessa. Obtorto Collo è completamente diverso da ogni precedente di Pierpaolo, e se avessi letto i testi senza conoscere l’autore, non avrei do certo intuito che fossero suoi. Il mio è un appoggio a fare, sempre, ma spero che con l’album de Il Teatro Degli Orrori, ritorni un po’ alle origini de Dall’impero Delle Tenebre, perché la società ne ha bisogno.

  2. Chiara Bignardi scrive:

    21 febbraio, Copparo, serata da ricordare! Per la performance di Pierpaolo e dei suoi ottimi musicisti, per averci spiazzato amabilmente con nuovi arrangiamenti, perché ho fatto il pieno di grande musica e riflessioni, per la gentilezza di Pierpaolo… Perché siamo entrambi classe 1968…
    Grazie a tutti!!!! Chiara

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