Il pranzo della domenica secondo la tradizione nostrana è il momento in cui ci si ritrova con la famiglia. Come lo vivono i ferraresi emigrati all’estero? Il racconto delle abitudini gastronomiche, è lo spunto per ascoltare le storie delle loro nuove vite.

Francesco Luciani ha 37 anni e vive a Versailles, Parigi. 

Quando sei emigrato? 

La prima volta nel 2005, alcuni mesi dopo la laurea, poi nel 2012, 6 mesi a Montréal, poi l’ultima (per ora) volta il 26 marzo 2014.

Cosa facevi prima? Cosa fai ora?

A Ferrara (o meglio in provincia di Ferrara), ho lavorato nel settore dei beni culturali ma non solo, anche nel campo assicurativo, per esempio. Mi sembra che soprattutto perdevo tempo. È un’accusa che non faccio a nessuno di preciso se non a me stesso. Sono riconoscente verso chi mi ha dato la possibilità di fare quello che ho fatto, la decisione di partire, ogni volta sino adesso l’ho vissuta come il tentativo di togliermi di dosso un’inerzia che altrimenti non sarei riuscito a vincere. Qui lavoro al Castello di Versailles. Per sette mesi al servizio informazioni, da novembre a oggi alla sorveglianza, poi vedremo.

Cosa ti manca? 

In ordine sparso, mi mancano i miei genitori, i miei amici di sempre, il mio gatto, la luce e i colori del mio Delta, la mia moto, alcuni sapori.

Cosa hai trovato?

Ho trovato l’entusiasmo che ti dà un contesto lavorativo completamente nuovo e in cui per quanto precario sei apprezzato, nuovi amici, nuove luci e nuovi colori, tanti altri sapori. E una seconda famiglia.

Che cosa mangi questa domenica? Con chi?

Conchiglie con pollo e funghi, prodotte dalla marca di surgelati più famosa di Francia. Non avrei mai creduto che dei surgelati potessero essere così buoni. Mi salvano spesso la vita nei giorni in cui, come oggi, sono al lavoro e la mensa è chiusa. Le ho mangiate con Cedrik, Damien, Irina, Serge, Steven, colleghi che come me lavorano un fine settimana su due, e che oggi avevano la pausa pranzo nella mia stessa fascia oraria. Durante il pranzo quel che vedo davanti a me, è una finestra della sala di riposo che dà sulla Corte dell’Opera, una delle tante corti interne del Castello.

 


Come trascorri questa domenica? 

Mi sono alzato alle 6.45 per essere al lavoro entro le 8.30. Di domenica ci sono meno autobus, quindi quando lavoro di domenica e inizio così presto mi conviene prendere il treno alle 7.50. In cinque minuti sono a Versailles ed in 20 al lavoro. Oggi il posto di mia competenza era la Galleria degli specchi (vedi foto). Tra gente che chiede informazioni, bambini che si perdono, adulti che vogliono entrare dove non si può, due pause di mezz’ora e una di un’ora e mezza per il pranzo, sono arrivate rapidamente le 16.45, fine della giornata di lavoro. Una giornata molto tranquilla, anche se la tranquillità può sparire rapidamente: l’altro giorno qualcuno ha avuto la bella idea di dimenticare nella zona della Cappella una pochette, e visto che c’è la vigilanza anti-attentato al livello massimo dopo pochi minuti è scattata l’evacuazione di un’ala del Castello. Per fortuna l’allarme è rientrato altrettanto rapidamente… Terminato il lavoro, a causa di un incidente che ha rallentato il traffico su tutte le linee mi ci è voluta un’ora per rientrare. Mi son concesso un po’ di riposo e mi sono dedicato alla cucina perché i surgelati saranno anche buoni, sì, ma… Allora ho preparato la prima tartiflette della mia vita, contentissimo per il risultato. Domani è lunedì, giorno di chiusura e quindi di riposo. Stasera posso fare a meno di mettere la sveglia.

3 Commenti

  1. Paola scrive:

    Oggetto: il pranzo degli italiani all’estero
    Pubblicatene altri: sono articoli molto belli ed interessanti !

  2. Florio Piva scrive:

    Io credo di essere una persona che ha compreso fino in fondo lo spirito di adattamento del mio concittadino. E’ in chiara evidenza il dispiacere che egli prova per aver lasciato la nostra terra d’origine. Al Sig. Francesco auguro di cuore che riesca a superare questo sentimento di appartenenza; cosa che non è riuscita a me, pur vivendo a “solo” 180 Km di distanza.
    Io mi sento come se fossi in trasferta e continuo a dirmi che tornerò prima o dopo. Mi sto ingannando da solo perché so benissimo che non potrò tornare mai più. Mi contento di vedere la mia città 2 o 3 volte l’anno, e me lo faccio bastare.
    Per quanto siano buoni i surgelati in vaschetta, credo piuttosto si debba fare buon viso e mandare giù, quasi senza guardare. Sicuramente insieme a conchiglie pollo e funghi in una vaschetta di plastica il Sig. Francesco deglutirà anche un po di “magone”……Coraggio, Lei che è ancora in tempo, so pure che è molto difficile, faccia di tutto per tornare dove è bella pure la nebbia!

  3. Francesco Luciani scrive:

    Grazie davvero Sig. Florio per le sue gentili parole di incoraggiamento.
    Sì è vero, ogni tanto un po’ di magone c’è, così come non si può cancellare il sentimento per le proprie radici. A tutto questo per fortuna poi si mescolano anche le cose belle, tutte le cose e le persone che quando le scopriamo e conosciamo sembra che ci vengano incontro con una naturalezza che fa pensare che dovevamo proprio trovarle. Ho paura che continuando così rischierò di stare bene dappertutto (o quasi) e da nessuna parte… E’ bello ed è brutto, è facile e non è facile, ma come ha detto qualcun altro, “Vivere una vita non è attraversare un campo”…
    Un caro saluto Sig. Florio.

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