Il pranzo della domenica secondo la tradizione nostrana è il momento in cui ci si ritrova con la famiglia. Come lo vivono i ferraresi emigrati all’estero? Il racconto delle abitudini gastronomiche, è lo spunto per ascoltare le storie delle loro nuove vite.

Cecilia Malaguti, ha 38 anni e vive a San Francisco, California.

Quando sei emigrata? Cosa facevi prima?

Sono una archeologa. Circa 2 anni fa mi sono trasferita stabilmente a San Francisco dove vivo tuttora. Il motivo che mi ha spinto qui è stato un ragazzo di San Francisco che avevo conosciuto proprio lavorando in uno scavo è che ora è mio marito. Avevo visitato San Francisco diverse volte prima, anche per lunghi periodi e mi sono subito innamorata di questa città. È una città meravigliosa come clima (mai troppo freddo o troppo caldo), culturalmente molto attiva, cosmopolita ma che allo stesso tempo ti accoglie come se avessi sempre vissuto qui. Il fatto di essere italiana poi è sicuramente un plus: nessuno mi ha mai fatto sentire una straniera anzi, tutti adorano l’Italia e non è difficile trovare in giro persone di tutte le età che fanno corsi di italiano e che non vedono l’ora di parlare con te. Le differenze qui sono viste come un arricchimento e non certo con sospetto o chiusura.

Cosa fai ora?

Abbiamo un bimbo di 6 mesi che si chiama Leo e devo dire che sono felice che avrà la possibilità di vivere in due posti molto differenti ma che si completano in qualche modo tra loro: San Francisco e Ferrara.

Come trascorri la domenica? Cosa mangi? Cos’hai perso e cos’hai trovato?

Non è una regola ovviamente ma la domenica mi piace cucinare la pizza. Oltretutto la domenica e’ un po’ il giorno (come in Italia) dove si cerca di passare tempo con la famiglia e qui passare il tempo significa chiacchierare, trovarsi a casa di uno dei famigliari e nel frattempo guardare il football che è lo sport nazionale, proprio come lo è il calcio in Italia. La cosa differente però è che ci sono continuamente partite di football la domenica, davvero: tutto il giorno, partendo dalla mattina fino alla sera. Il bello è che ci sarebbero anche il sabato ma non esageriamo. Io poi personalmente odio il football, è complicatissimo e anche quelle poche volte che ho provato non ci ho capito un’acca.

Quindi quando pranziamo qui a casa nostra il piatto perfetto per questo genere di riunioni è la pizza! Facile da fare, si mette in forno, piace a tutti e si puo’ mangiare ovunque, anche sul divano, magari guardando la partita.

Infatti scordiamoci il classico pranzo di famiglia italian-style: qui il tempo passato a tavola e’ incredibilmente meno che in Italia. E non è fisso: per esempio, se c’e’ il football metà persone sono sul divano a guardare la tv e le altre (di solito io con mamma e sorella) a chiacchierare a tavola.

Ma veniamo alla pizza. La ricetta me l’ha data mio papà dopo avere sperimentato varie combinazioni:
370 grammi di farina, 2 bustine di lievito di birra (da sciogliere in acqua tiepida con un cucchiaino di zucchero), olio di oliva e sale.
Di solito io la faccio margherita (mozzarella, pomodoro e basilico) che è la mia preferita.

Foto di Cecilia Malaguti

Cerco di comprare prodotti biologici e sicuramente locali, cosa abbastanza semplice visto che il concetto di slow food è proprio nato qui in California. Anche gli ingredienti sono facili da trovare: in qualsiasi supermercato un po’ fornito si possono trovare prodotti di buona qualità. (La farina che uso è prodotta localmente a Petaluma California, a pochi kilometri a Nord di SF).

Per la salsa di pomodoro (che compro già fatta) bisogna stare più attenti perché spesso ci sono altri ingredienti aggiunti (spezie, aglio molto spesso) quindi a volte mando in malora lo slow food e compro il mitico Pomì (proprio lui!) importato dall’Italia. Se trovo qualcosa di equivalente locale vado su quello ovviamente.

Il basilico ce l’ho sul balcone in un vaso quindi più slow food di così…

Il risultato alla fine è decente: una massaia italiana forse me la tirerebbe in faccia ma alla fine viene una pizza buona e soprattutto con ingredienti che sono sicura essere freschi e come piace a me. Perché se è facile trovare gli ingredienti base allo stesso tempo non è cosi facile trovare una pizza (fatta) sempre buona.

Le pizze qui sono sempre over farcite e soprattutto aggiungono quasi sempre l’aglio al pomodoro della pizza cosa che a me ad esempio non piace. Non dico che non ci sono pizze buone a SF, anzi. Ma sono piu ristoranti che pizze da asporto: diciamo che la media non è mai buona.

E alla fine un buon caffè per tutti, ovviamente fatto con la mitica caffettiera Bialetti (comprata qui). E l’immancabile sambuca!

3 Commenti

  1. Simone scrive:

    Pensavo ora, mentre leggevo questo articolo, che io per esempio mi affido spessissimo a GialloZafferano per portare un po’ di profumo italiano in cucina. Però quando non ti basta più portare un po’ di Italia in casa, ma vuoi sentirti a Casa, allora le ricette sono sempre quelle della mamma o del papà, quelle con cui si è cresciuti e che ora, fanno sognare.
    From London

  2. Stefania Andreotti scrive:

    Grazie Simone per questa tua riflessione. La condivido in pieno anche perché ho un’avversione per Giallo Zafferano…ma questa è un’altra storia. Vivo circondata da bigliettini di ricette che mia madre o gli amici in giro per il mondo hanno scritto, o appunti volanti raccolti nei ristoranti. L’intestino è quanto di più vicino al cuore noi abbiamo, ci conforta e ci fa ricordare.
    Se sei di Ferrara e vivi, come mi pare di capire, a Londra, hai voglia di raccontarci come trascorri il tuo pranzo della domenica? Puoi scrivermi a questa mail: s.andreotti@listonemag.it.
    Un saluto Stefania

  3. alberto scrive:

    salve ma la cecilia è la stessa che ho conosciuto io a siena un quattro anni fa?
    ceciona, sono alberto.

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