Ferrara è la pasta al tonno del Bar Anna, la sedia semisommersa dalla piena del Volano, i vetri rotti dell’ingresso dell’Ex Mof, Via Mazzini di notte. Gli alberi che escono dai cortili ma inciampano sulle ringhiere finendo per spezzarsi la spina dorsale e invadere la sede stradale, senza nessuna voglia di rialzarsi. Ferrara sono i cartelli autostradali che ti fanno venire voglia di partire, i nidi di cui ti accorgi solo perché sei costretto a fissare il soffitto, i piccioni che fanno i nidi sugli aghi anti piccioni, il distributore automatico di cornetti caldi, le scatole di latta colorate dei locali con il logo disegnato da un tuo amico, il vetro dei tavoli che incorniciano locandine dei cinema. Ferrara è l’anziano che nella Sala del Consiglio racconta del suo giardino per le farfalle, è l’unica città dove non nevica, è il vento che si infila in tasca, sono i biglietti dei concerti che bisogna pagarli in contanti, è l’assenza di contanti, è la bustina di zucchero rovesciata sul tavolino, è l’associazionismo spinto, Ferrara è la pioggia che sembra gelatina, le quattro frecce lasciate accese per mandare una mail, i binari della ferrovia per Codigoro, l’indifferenza del commesso di negozio di elettronica, gli aperitivi con le carote, gli aperitivi con il vino, gli aperitivi analcolici, le bionde doppio malto piccole, Ferrara è il gol su rimessa laterale di Higuain al Clandestino, le quattro ore su uno sgabello, le sette ore rimasti svegli, è un libro da terminare prima che faccia mattino, è addormentarsi mentre Thomas muore, Ferrara sono le ville liberty di via Vittorio Veneto, l’edera nelle discese verso i garage, le riunioni di sera, le riunioni a pranzo, le riunioni di pomeriggio quando non fa più nemmeno buio, i Comitati per la sicurezza, per l’educazione, per l’ambiente, per il degrado e contro il degrado (ormai non riconosco la differenza), è l’edicola che non frequenti più, sono i maxi schermi dei pub, sono le strette di mano per le brutte notizie, sono le mamme che si fanno fotografare, sono i corsi di ritratto, i quaderni per gli appunti, le pagine bianche che sembrano piste da sci la mattina di Capodanno, è radersi con il vento, la barba che la lasci crescere per un fioretto, Ferrara è il coworking alla bocciofila e un posto dove meglio non farsi più vedere per strada, sono i Verdena strillati agli incroci per concimare le aiuole delle rotonde, Ferrara sono le conferenze che fanno metaletteratura, le ragazze in attesa solitaria davanti all’Apollo, la ciminiera fumante del vecchio Sant’Anna, le foglie che se ne sono andate e ci hanno lasciato soli con i palazzi brutti, sono i cartelli Vendesi, Ferrara sono gli articoli che non ci piacciono, le canzoni che odiamo, le interviste impossibili da tagliare, prendere l’incrocio dei pali a calcetto e mancarlo per il fiatone che diventa nebbia davanti ai nostri occhi, Ferrara è le inaugurazioni, i tagli di nastro, i tagli al bilancio, i tagli di capelli, la mano di Anna sopra la spalla mentre ti chiede se vuoi il caffè, gli amici che tornano a viverci dopo due anni a Londra, i matrimoni al circolo Arci, i “fatti inculare” che si scambiano le coppie nel sottomura di via Baluardi, gli imbarazzi lasciati seduti sulle poltrone del Bolognesi, Ferrara è l’indolenza, è mettersi a piangere durante il discorso di Mattarella lungo la Rossonia, è il Grattacielo da demolire o da costruire davanti al Duomo, sono le battute fuori luogo, Ferrara è il budget ridotto, è il tasto repeat dell’autoradio, è un sì che mi serve, è abbracciare il muro della sala d’attesa della stazione di Vigarano, sono i semafori lampeggianti di Viale Cavour e Corso Giovecca alle tre di notte, quando Ferrara diventa cortissima, immediata, e sembra facile passare da un capo all’altro della storia, sembra facile includermi nell’inferno in cui vivi tu.

7 Commenti

  1. Andrea Forlani scrive:

    Bravo

  2. Guido Bovolenta scrive:

    Bello, se ci fosse una musica sotto sarebbe https://soundcloud.com/fabione-1/offlaga-disco-pax-07-robespierre

  3. Florio Piva scrive:

    Sig. Fabio, colgo il Suo lamento, peraltro scritto molto bene, per una Ferrara che ormai offre solo quello che Lei ci ha fatto leggere. Lei certamente sa che ormai tutto sta andando alla deriva, anche nelle altre città,e tanto per non far nomi, non ultima, quella in cui sono costretto ad abitare da tanti anni: Brescia.
    In quello che Lei descrive c’è tanto rammarico per una città che non si muove! Per il mio decollo professionale molti anni fa fui costretto a lasciare il luogo dove avrei voluto viverci fino alla fine, invece……Ferrara non aveva allora nulla da offrirmi, se non forse solo per sopravvivere, e a me non stava bene, e neppure ora mi pare non esistano, se non minime, opportunità di affermazione nel campo del lavoro. Risultato: le cose vanno ancor peggio di prima! Ferrara è comunque una bella città, in tutto e per tutto. Per goderla senza problemi non bisogna essere costretti a lavorare per vivere.
    La saluto e complimenti ancora.

    • Fabio Zecchi scrive:

      Grazie Florio. Più che un lamento, era una rappresentazione visiva dell’intreccio tra la propria città e le proprie sensazioni emotive. Come sempre, una città è fatta dalle persone che la abitano, e, forse o in parte, anche viceversa.

  4. Florio Piva scrive:

    Sig Fabio, Lei è stato molto gentile a rispondere al mio commento. Ha ragione una città è fatta anche dalle persone che hanno il potere di farla vivere o addormentare. Ferrara è bella anche perché ci sono persone sensibili come Lei.

  5. luca scrive:

    Fabio rocks!!

  6. Giorgia scrive:

    bello

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