Le persone normalmente non si interrogano su come possa essere la vita all’interno di un ospedale psichiatrico giudiziario. E perché dovrebbero? La risposta sarebbe sgradevole e nessuno ha voglia di pensare a cose sgradevoli. É per questo che più passa il tempo più costruzioni come carceri e ospedali psichiatrici vengono spostate fuori dai centri urbani, così che a nessuno capiti di rovinarsi la giornata passeggiando nei dintorni, trovandosi di fronte domande che preferirebbe evitare. Anche se ovviamente ignorare un problema non ha mai contribuito a risolverlo, come sanno bene i soci della Società della Ragione e di StopOPG.

A loro si deve la mostra “I volti dell’alienazione”, inaugurata il 21 gennaio nel Salone d’Onore di Palazzo Municipale, location strategica per portare finalmente all’attenzione della cittadinanza il tema degli ospedali psichiatrici giudiziari (opg – un mix tra carcere e manicomio, per chi lo riesce a immaginare).

La tappa ferrarese è stata aggiunta in corso d’opera, l’allestimento è itinerante. Ha già toccato Milano e Firenze, la prossima destinazione sarà Roma. Comprende una serie di ritratti realizzati dal designer, architetto e pittore piemontese Roberto Sambonet, famoso tra le varie per aver progettato nel 1974 – assieme a Bruno Munari, Bob Noorda e Pino Tovaglia – il logo della Regione Lombardia.

Sambonet visse in Brasile dal 1948 al 1953, insegnava disegno per tessuti e stampati al Masp di San Paolo. Fu in quegli anni che un amico psichiatria – Edù Machado Gomes – gli diede l’opportunità di visitare il manicomio di Juqueri, a una cinquantina di chilometri dalla città, struttura enorme e sovraffollata, presso la quale l’artista decise di trascorrere diversi mesi. “Il libro della pazzia” è frutto di quel soggiorno: una settantina di fogli schizzati a matita e a china, segni schietti che tratteggiano fronti sudate, sorrisi, denti taglienti, gambe e braccia intrecciate, facce e posture capaci di intimidire, di imbarazzare, di commuovere, capaci soprattutto di far vergognare. Alcuni pazienti sono stati ritratti soli e distesi in un letto che non si vede ma si percepisce, bianco come la carta, con le bocche aperte pronte a urlare e ad accogliere i medicinali. Altri in gruppo, all’aperto, seduti sulle panchine oppure acciambellati a terra. A Juqueri vivevano rinchiuse oltre 15mila persone.

Foto di Giacomo Brini

“Sabonet mostra la disumanizzazione, la deformazione dei volti causata non tanto dalla patologia quanto dal manicomio. Essere costretti in una gabbia rende alienati, la libertà è terapeutica”, così ha commentato l’esposizione il senatore Gianfranco Spadaccia, presente all’inaugurazione per ricordare come a breve la legge italiana dovrebbe sancire la definitiva chiusura degli opg, prevista per il 31 marzo 2015 dopo una serie di scadenze già fissate e prorogate. Attualmente le strutture rimaste ancora aperte sono sei, contengono circa un migliaio di persone. “La domanda che ora va per la maggiore – ha proseguito il senatore – è ovviamente la seguente: dove metteremo i matti criminali? Mi ricorda una follia di quando ero giovani e si volevano chiudere gli zoo. Tutti si chiedevano: dove metteremo le bestie feroci, il pericoloso leone e il vecchio elefante? Gli zoo sono stati comunque chiusi senza problemi. Certo non c’è nulla di facile, né di scontato, dovremmo studiare un’accoglienza civile, ma siamo a un punto di svolta”.

Stefano Cecconi, del gruppo StopOPG, ha voluto sottolineare che “questo tipo di strutture rappresentano l’ultimo baluardo della logica manicomiale, associano il peggio del manicomio al peggio del carcere. La mostra di Sambonet nel percorso verso la loro chiusura può sembrare un evento marginale, locale, ma non lo è, ed è importante il fatto che il Comune l’abbia voluto patrocinare e ospitare. I ritratti esposti rappresentano un’umanità dolente ed il senso della battaglia che stiamo portando avanti sta tutto lì, la volontà è quella di restituire umanità alle persone. Non è facile perché su di loro pesa lo stigma del folle, e purtroppo le amministrazioni regionali e provinciali raramente affrontano questo argomento chiedendosi: come affrontiamo questa vita? Il diritto alla cura e al recupero sociale viene lasciato indietro. La domanda che si pongono è quasi sempre quella: dove li mettiamo? Qualche tempo fa è stato ipotizzato di chiudere gli opg e creare trenta rems, ovvero trenta residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza sanitaria: questo è una soluzione transitoria che dobbiamo scongiurare, così come quella di un’ulteriore proroga. E’ fondamentale non mettere in discussione il lavoro fatto fino ad oggi, uscire dalla logica del doppio binario, che giudica diversamente il reato commesso dal matto e quello commesso dal sano. I cittadini vanno giudicati per quello che hanno fatto, non per la malattia che hanno. La pena dev’essere giusta, le modalità attraverso le quali verrà scontata studiate a seconda della malattia. Purtroppo il nesso tra malattia e pericolosità è ancora in vita”.

Il vicesindaco Massimo Maisto, assieme al consigliere Leonardo Fiorentini, ha voluto ribadire l’appoggio di Ferrara a questa causa: “di questi argomenti è più comodo parlare di pancia che con la ragione, come città cercheremo di dare un contributo concreto, favorendo il confronto e il dibattito. Non bisogna aver paura di parlare di problemi come quello rappresentato dagli opg e dalle carceri, le soluzioni sicuritarie rassicurano ma non risolvono”.

Per chi volesse rovinarsi la giornata, trovandosi per una volta di fronte a ciò che vorrebbe evitare, Listone Mag consiglia decisamente una visita alla mostra. L’esposizione sarà visitabile fino a lunedì 2 febbraio.

1 Commento

  1. Filippo Landini scrive:

    La conclusione dell’articolo vale cinque punti esclamativi ! ! ! ! !
    Belle le foto.

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