“Ragazzi/e Madh sarà ospite al College di Ferrara venerdì! Ultime prevendite disponibili!”

La notizia passa attraverso lo screenshot della pagina Facebook “MADH Fanclub”, me lo manda mio cugino Davide senza aggiungere una parola. Lui ha diciotto anni, dilatatori alle orecchie, frequenta la quinta superiore in un istituto di grafica pubblicitaria fuori Milano. “Vuoi venire?”, scrivo io. “Quasi quasi”.

Venerdì sera vado a prenderlo in stazione. Infiliamo in poche ore un’incetta di “prime volte”. Per lui si tratta della prima volta a Ferrara, per me della prima volta al College, per entrambi della prima volta assieme senza parenti attorno seduti a tavola. E ovviamente della prima volta assieme a un concerto di Madh.

Piccola digressione per i non frequentatori di X Factor: Madh è un acronimo, sta per “My advise doesn’t help”, è il nome d’arte di Marco Cappai, ventunenne sardo arrivato secondo all’ottava edizione del talent show. Madh canta in inglese su basi moombathon (ibrido di house olandese e reggaeton). Il suo primo singolo, “Sayonara”, ha appena guadagnato il disco di platino e collezionato oltre un milione di visualizzazioni su Youtube. La maggior parte dei miei amici non sa chi sia, io provo a convincerli ad ascoltarlo ripetendo che “è bravo, sul serio”, ma quando sentono la parola X Factor di solito mi guardano storto e cambiano argomento. Gli amanti del talmente brutto da diventare irresistibile, quelli che guardano “The lady” per intendersi, mi chiedono speranzosi: “Ma è trash?”. “No, è bravo”. Mi consolo sapendo che sia Mara Maionchi che mio cugino sono d’accordo e capiscono.

Le ore all’interno del College rappresentano un’esperienza di studio socio-antropologico di tutto rispetto. Mi sento vecchia? No, mi sento fortunata. Fortunata di aver abbandonato anni fa l’adolescenza, “il solo tempo in cui si sia imparato qualcosa” (il primo che indovina la citazione vince un bicchierone di vodka alla pesca e Redbull).

Foto di Giulia Paratelli

Le ragazze hanno chiome lunghissime e piastrate, tantissime cosce, vestitini sbracciati, schiene nude, ridono a voce alta. I ragazzi hanno il gel. Io e Davide assieme a Giulia – la fotografa – ci muoviamo nella calca, massa umana scomposta e sudata. Guadagniamo la cima di un tavolino vicino al palco e crediamo (ingenui!) di poter vedere il concerto da quella posizione tutto sommato privilegiata. Il gruppo spalla suona fino all’una, grandi classici estivi che sanno di spiaggia e sandali infradito; per meglio integrarci al rito collettivo beviamo cocktail e muoviamo la testa quasi a tempo sulle note di “Waka waka”. L’esibizione si chiude inaspettatamente con un Max Pezzali d’annata, la folla canta in coro: “Come mai? Ma chi sarai, per fare questo a me? Notti intere ad aspettarti, ad aspettare teeeeee”.

Faccio un rapido calcolo. La canzone è del 1993, un ventenne nel 2015 è fino a prova contraria nato sul finire degli anni Novanta… C’è qualcosa che non mi spiego ma non faccio in tempo a formulare ipotesi perché una cinquantenne scollata sta cercando di urlarci qualcosa. É secca secca, con i capelli tinti di biondo platino e uno sbarluccichio di gioiellame vario infilato tre i seni in bella vista. Non capisco cosa ci faccia in questa selva di teenagers, mi abbasso per sentire ma più che altro leggo il labiale: “Questo tavolo è mio, l’ho pagato io!”. Che si sia confusa? Non siamo mica all’Ikea. Mi indica un bigliettino che prova l’affitto del complemento d’arredo – tavolo e bottiglia 100 euro, riservato – e mi tocca darle ragione.

Scendiamo dal podio senza perdere l’allegrezza, sul palco sta per salire la star. Davide si dilegua in cerca di una buona posizione, che non trova. Io e Giulia ci appostiamo nella sala fumatori, guardiamo attraverso il vetro. Dalla platea si alza una selva di smartphone illuminati a registrare l’evento, un live che dura sì e no venti minuti, quattro canzoni in tutto, “Sayonara” cantata per ben due volte, una all’inizio e una alla fine. Madh è esattamente come lo ricordavo in tv: è bravo, sul serio. Sembra anche simpatico e ha una bella felpa bianca e nera. Ma perché ha cantato così poco?

I bodyguard dopo poco lo scortano in fretta verso l’uscita di sicurezza. Non un autografo, non un saluto. Chissà dove andrà a finire la serata. Zuni è ancora in ferie, a quest’ora sia Settimo che il Clandestino sono già chiusi, al Bolognesi pare ci sia una festa house con ingresso a pagamento… Noi guadagniamo con pazienza l’uscita – la calca è impressionante – e finiamo al Weizen, abbastanza sconvolti ma intimamente soddisfatti.

X Factor, grazie.

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