Ai ferraresi piace andare al cinema? A ricordare la miriade di post-it appesi sulle vetrate dell’Apollo a rischio chiusura, nel settembre 2013, verrebbe da pensare: certo, tantissimo. A mettere in fila i nomi delle sale chiuse negli ultimi anni però c’è da spaventarsi, e credere l’esatto contrario. Io mi sono trasferita qui undici anni fa, appena in tempo per conoscere il Rivoli, il Ristori, il Manzoni, l’Alexander, il Nuovo – la cui struttura è da pochi mesi al centro di un’importante opera di risanamento architettonico. Gli autoctoni ricorderanno senza dubbio anche il vecchio Capitol, il Diana, l’Embassy, gli over50 avranno bene in mente anche lo storico Verdi, chiuso e abbandonato ormai da decenni, riaperto per un solo weekend nell’ottobre 2013. Tutti questi locali avrebbero cessato di esistere se la città fosse popolata di cinefili? Probabilmente no, probabilmente qualche attività in più sarebbe riuscita a sopravvivere, e dare la colpa della moria al multisala serve a poco. Servirebbe forse di più interrogarsi su quali politiche siano state attuate negli anni per avvicinare la cittadinanza al cinema, ancora meglio: al buon cinema, ragionare sugli strumenti a disposizione oggi.

L’incontro “Cinema del reale e cinema possibile”, organizzato sabato mattina da Arci in occasione del convegno nazionale “St(r)ati della cultura”, è servito proprio a questo: analizzare l’esistente, raccogliere visioni e proposte.

Sul tema della sconsolante condizione attuale, citata in apertura del dibattito, vale la pena riportare un paio di appunti. Il primo è di Roberto Roversi, responsabile delle attività culturali di Arci Ferrara: “lo switch off obbligatorio verso il digitale ha sicuramente pesato molto. Proprio ieri sul Corriere della Sera si parlava della chiusura dell’ultimo cinema rimasto a Vercelli e di come, dopo le vacanze natalizie, nel solo Piemonte orientale chiuderanno altre trenta sale. Faranno il pieno con i cinepanettoni e dal 6 gennaio abbandoneranno l’attività”. Il secondo appunto è quello del documentarista Giovanni Piperno: “mi annoio da solo e non vorrei dirlo, ma lo devo dire: la sala piena serve fino a un certo punto. Una volta il cinema serviva come attrazione mediatica, poi arrivavano i dvd, la pay tv, infine la tv. In Italia purtroppo però non c’è una tv pubblica che fa quello che fanno le altre tv europee”.

La questione si sposta leggermente ma significativamente: a monte dell’amore per il cinema inteso in senso fisico, inteso come luogo consono alla proiezione, c’è l’amore per i film.

“I contenuti che produciamo come possono essere fruiti? La soluzione non ce l’ho – ha continuato il regista -. L’ultimo lavoro che ho realizzato, “Le cose belle”, è stato praticamente imposto a Luce. Abbiamo scassato talmente tanto le scatole da ottenere una distribuzione, poi abbiamo cercato di gestire la promozione in internet e sui social con oculatezza, evitando di spammare sempre le stesse persone, lavorando per aree geografiche. Molti produttori ultimamente insistono sul fatto che o la pellicola diventa un evento oppure non ha speranza. Ma come si fa a rendere ogni uscita un evento? C’è più offerta che domanda. Nei festival tra fiction, documentari e cortometraggi, ogni anno arrivano circa 40mila opere”.

Foto di Andrea Bighi

Su un punto sono tutti d’accordo: il pubblico del cinema ormai è composto solo dagli amanti del cinema, non è più un pubblico trasversale, “la popolarità si raggiunge solo con i filmoni americani pieni di effetti speciali e le commedie di Checco Zalone, che rispetto assolutamente”. Si tratta dello stesso gruppo ristretto di persone capaci di far decollare più o meno qualsiasi festival dell’audiovisivo, gruppo che Mymovies.it sta cercando di incrementare favorendo una fruizione decisamente diversa: lo streaming a pagamento e ad appuntamento, che permette di vedere in tempo reale – standosene comodamente seduti sul divano di casa – le anteprime proiettate nelle prestigiose ma soprattutto gremite sale dei festival.

A spiegare meglio questo servizio è intervenuto Emanuele Sacchi, critico e saggista, redattore del celebre sito: “tantissime persone non vanno a queste manifestazioni perché lo spostamento comporta un investimento importante, sia di tempo che di denaro; per questo abbiamo pensato di portare il cinema nel salotto di casa. Abbiamo cominciato con Venezia, tra tutti il festival meno accessibile. Mondovisioni – la rassegna organizzata a Ferrara dal Festival di Internazionale – è la prima che abbiamo coperto integralmente. Attualmente gli abbonamenti a disposizione sono due, uno dedicato agli eventi speciali – per i quali ci si prenota – e uno illimitato, che mette a disposizione una library di tutto rispetto. Mymovies è nato per fornire informazioni, poi si è ampliato investendo sulla critica, ora si sta impegnando per riuscire a far vedere alle persone titoli che normalmente riescono a girare poco nelle sale. L’intento non è puramente commerciale, la volontà è quella di porsi come interlocutore culturale”.

La proposta risponde in modo sicuramente positivo alla domanda posta da Piperno, relativa ai canali di fruizione. Ma quando tutti i cinefili avranno a disposizione tra le quattro mura di casa propria una sorta di cinema in miniatura – sono già tanti i ragazzi che attrezzano il soggiorno con proiettore, poltrone e popcorn – … cosa succederà a tutte le piccole sale d’essai?

Qualche suggerimento per evitare il definitivo spopolamento lo lancia Fabrizio Grosoli, distributore e direttore artistico del Trieste Film Festival: “bisognerebbe curare la programmazione come si cura abitualmente quella teatrale, studiando il cartellone in modo differenziato per pubblico e per fascia oraria. Anche la multiprogrammazione sarebbe una buona soluzione. Sono tante le persone che per questioni di tempo si perdono un film che vorrebbero vedere. La multiprogrammazione consentirebbe a un titolo di restare a disposizione un mese invece di un weekend, perché verrebbe calendarizzato assieme agli altri”.

Camminando per le strade cittadine, a conferenza conclusa, ci si accorge di come la presenza dei vecchi cinema stia lentamente sbiadendo all’interno dell’ecosistema urbano, inghiottita da nuove esigenze o lentamente disintegrata dall’incuria. Gli edifici sono stati in larga parte riconvertiti, trasformati, gli spazi frammentati. Molte sale storiche sono ora irriconoscibili, ospitano supermercati e bar, negozi, appartamenti. Altre sono rimaste vuote e abbandonate, l’erbacce si arrampicano sui muri. Resta qualche vecchia insegna, oppure l’ombra rettangolare sul muro dove una volta venivano affisse le locandine.

“Il cinema è solo una moda passeggera”
Charlie Chaplin

3 Commenti

  1. Florio Piva scrive:

    Signora Licia,ho letto molto volentieri il Suo articolo, mi è piaciuto molto. Io ho un’età che mi ha consentito di andare in tutti i cinema della Ferrara degli anni 30, 40 e 50. Tante volte bisognava stare in piedi perché non c’era posto a sedere. Piango quando penso al “Cinin”Dopolavoro ferrovieri, poi Garibaldi poi Capitol, al S,Pietro, all’Apollo con due entrate, una in Porta Reno e l’altra in S.Romano, all’Apollino ,ex sala biliardi, al vecchio Ristori che aveva i palchi come un teatro, al Reale, al Diana con due film e due comiche, al Boldini per prendere posto con la morosa nelle nicchie dietro l’ultima fila.Non parliamo poi del Verdi con il cinema e la rivista che era tutta da godere in terza fila di platea!
    Le sale cinematografiche sono morte, e per me non hanno nessuna possibilità di resurrezione.
    Il cinema no, per fortuna! Speriamo che almeno i teatri Nuovo e Verdi, ritornino, come tali, ai vecchi splendori e attraggano il pubblico come un tempo.
    Ringrazio per l’ospitalità.

  2. Grazie per questo articolo, è sempre malinconicamente affascinante pensare ai vecchi cinema. In abbandono e senza futuro al momento sono il Ristori e l’Alexander ?

  3. Ennio scrive:

    alcune vecchie sale sono ancora attive sia a Brescia che a Trapani (parlo di esperienza personale) dove vengono riprodotti in genere filmacci e sono frequentate generalmente da 2-3 persone e ciononostante restano attive. Resta il fondato dubbio che rimangono in funzione solo per “scroccare” con vari trucchi (fatture false a fronte di interventi strutturali inesistenti ?) i contributi elargiti dal Min.B.Culturali per il sostegno al Cinema e piccole Sale

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