di Lorenzo Romagnoni e Giacomo Mastella (Liceo Scientifico Roiti, per Backup di una piazza)

Seppur Ferrara sia considerata universalmente “città delle biciclette” – esempio ammirevole e concreto di un sistema di trasporto eco-sostenibile e da sostenere – stranamente il Giro d’Italia, vi è transitato solamente due volte. La manifestazione ciclistica più importante a livello nazionale, giunta ormai a ben 97 edizioni, è passata dal capoluogo estense solo nel lontano 1940 con la tappa Modena – Ferrara, e più recentemente nel 2010 con la frazione Ferrara – Asolo.
La passione per la corsa rosa ci ha portati a voler approfondire quest’ultima apparizione, avvalendoci del prezioso aiuto del cantautore ferrarese Guido Foddis, grande appassionato dello sport su due ruote, tanto da inventarsi proprio nel 2010 l’iniziativa “Giro a sbafo” pur di poter seguire la carovana rosa. Per chi non lo sapesse il progetto di Guido – replicato negli anni a venire – consiste nell’accompagnare il tour facendosi ospitare da privati cittadini volenterosi, di cui il musicista recensisce con ironia cucina e ospitalità. Attraverso questo espediente nel 2010 l’intera avventura si è potuta compiere con soli 250 euro: «quando facevo i collegamenti via radio – ricorda Guido – nemmeno mi chiedevano più chi avesse vinto la tappa ma solamente quanto avevo speso».

Organizzare una tappa del Giro può sembrare relativamente semplice ma in verità è un’operazione che richiede grandi sforzi, non solo economici, ecco perché si inizia a prepararla molti mesi prima. Già da gennaio Rcs sport – la società organizzatrice dell’evento – è solita mandare in stampa il manuale che determina la logistica dell’intera manifestazione, un volume chiamato dagli addetti ai lavori “il Garibaldi”.

Foto di Giulia Paratelli

«La tappa del 22 maggio nella nostra città – racconta Guido – incontrò numerose difficoltà ma alla fine si riuscì a far partire i ciclisti proprio dal cuore di piazza Trento Trieste, ovvero dal listone. La struttura realizzata per l’occasione restò in piazza solamente per poche ore. Rcs normalmente utilizza due squadre di montatura, una per la partenza e una per l’arrivo. I palchi che vengono installati la sera prima dell’evento già poche ore dopo la partenza vengono smontati e rimontati nella nuova città dove prenderà il via la successiva tappa».

Furono ben felici della manifestazione gli albergatori estensi: più di mille persone, tra atleti, tecnici e giornalisti vennero accolte nelle strutture cittadine, pernottamenti per i quali Rcs e la Gazzetta dello Sport – come d’abitudine – chiesero e ottennero un range di prezzi fissi. 
Seppure la corsa rimase in città solo poche ore, l’entusiasmo dei ferraresi per l’evento durò diversi giorni e furono tantissimi i segnali di caloroso affetto che gli abitanti vollero tributare ai corridori. Anche le vetrine dei negozi del centro storico vennero addobbate a tema per un curioso concorso organizzato del Resto del Carlino.

La sera prima della partenza inoltre, con il patrocinio del Comune, fu organizzato uno spettacolo in piazza Municipale, protagonista il simpatico gruppo dei “Cinque pedali di Ferrara”, capitanato proprio da Guido: «si trattò di un concerto sicuramente atipico. Le prove le facemmo via Skype, se riesci a farle così poi funziona di sicuro tutto benissimo. Eravamo in cinque musicisti, ognuno indossava una delle maglie del Giro, dalla più famosa rosa alla terribile maglia nera che spetta al peggior classificato.
La sapete la storia? Una volta la maglia nera veniva proprio indossata, ora non più, ma chi riesce a meritarsela vince ancora tantissimi premi. Quest’anno è andata a un fenomeno, un panamense, impressionante. Si chiama Ramon Carretero».

La band di Foddis per l’occasione suonò su biciclette fisse, realizzate dall’officina Ricicletta, che si illuminavano a seconda dell’intensità della pedalata. «Quella è stata solo una delle tante iniziative organizzate a Ferrara assieme agli amici di Ricicletta. Un’altra ad esempio fu la pedalata etilica tra i bar del centro. Invitammo a partecipare anche il ciclista Marzio Bruseghin, al quale – essendo ospite d’onore – attribuimmo il privilegio di condurre il mezzo più folcloristico: una bicicletta con un cassone per trasportare cinquanta litri di vino, mortadellone e ruota di grana. Puntual- mente inseguito da un vigile, dal listone fino a piazza Ariostea, il campione con eleganza parcheggiò la bici tra le strisce blu, pagando regolarmente il ticket».

Ferrara città delle biciclette, seppur terra senza una grande tradizione di ciclismo sportivo su strada, si è dimostrata grandissima appassionata e fortemente coinvolta dal passaggio dei corridori del Giro d’Italia, da tempo ormai screditati dall’ombra scandalosa del doping, ma ancora incredibilmente amati.

2 Commenti

  1. scureza scrive:

    io mi ricordo anche una tappa negli anni ’80, arrivo al termine di viale cavour. vinse rosola se non sbaglio.

  2. Florio Piva scrive:

    Apprezzabile la lamentela di non vedere più spesso Ferrara come tappa del giro d’Italia, però i simpatici amici, che hanno espresso giustamente il rammarico per questo , hanno dimenticato che il Giro fece tappa a Ferrara anche nel lontano 1947 o 1948. Mi scuso per l’imprecisione. Io in quell’occasione mi feci fare gli autografi da Bartali, Brignole e Bevilacqua, che erano ,con molti altri corridori ,al Buccelloni in via Garibaldi:(che ora non esiste più) Possiedo e custodisco gelosamente il foglietto con le tre firme. Al “Ferrara” c’era anche Alberto Sordi, che non ho potuto avvicinare. Chiedo scusa ma mi sentivo in dovere! Continuate sempre a esprimere questo desiderio di tappa a Ferrara, chissà…….

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