Collocato nello storico Palazzo della Ragione, con alle spalle tutte le sue storie vere, semi-vere e a tratti addirittura leggendarie, si trova una struttura che sicuramente si distingue da tutte le altre: il McDonald’s. Proprio affacciato alla piazza principale e più trafficata di Ferrara, ovvero piazza Trento e Trieste. Un luogo sicuramente privilegiato per il più famoso fast food al mondo, che con i suoi tre piani domina la piazza, tanto che in alcune circostanze, alla domanda «dove ci troviamo questa sera?» segue la risposta «nella piazza del Mc».

Con le povere nozioni di sociologia che son riuscito ad accumulare negli anni, ho iniziato a considerare questo luogo con un neologismo creato da Marc Augè, ovvero il suo contrario: nonluogo (dal francese non-lieux). In teoria dovrebbe avere tutte le carte in regola per essere definito così: funzionalità estrema, relazioni e interazioni ridotte al minimo, un’identità sorpassata dai panini farciti. È tutto molto veloce: si ordina, si mangia e si esce. Il tutto neanche in quei famigerati undici minuti, trascorsi i quali l’hamburger deve essere gettato nel pattume se non viene venduto. Ad un prezzo relativamente basso e senza nessuno che disturbi, chi non c’è mai stato? Chiacchierando con il gestore della struttura, con i dipendenti e con i clienti, scopro però che questa idea può essere messa in crisi.

Dalle parole che mi dice Gabriele Breveglieri – il titolare – pare che il caso di Ferrara sia piuttosto atipico, pur non sfuggendo al classico processo di McDonaldizzazione: «dal 1997, per questi diciassette anni di attività, l’obiettivo fin dal giorno di apertura è stato quello di fare del McDonald’s un punto di ritrovo e di riferimento». Da ciò che racconta sembra che l’obiettivo si stia avvicinando: «ci sono persino più turisti che chiedono informazioni a noi, che negli appositi punti Iat (Ufficio Informazione e Accoglienza Turistica di Ferrara – ndr). Nasce proprio da questo la decisione di non avere un giorno di riposo, per dare una continuità al servizio che proponiamo». La stessa scelta di servizio riguarda l’apertura prolungata del mercoledì sera, fino alle 2 di notte: «mi piace vedere il McDonald’s di piazza Trento Trieste come luogo di decompressione del mercoledì sera. La nostra politica è quella di non vendere birra dopo le 22, diventando così l’unico luogo che non vende alcolici durante queste serate e permettendo ai ragazzi che vengono nel nostro locale di riprendersi dal caos generale della piazza».

Foto di Pier Paolo Giacomoni

Anche Maria vede la questione allo stesso modo. Arrivata come molti ragazzi del sud per studio, dopo aver lavorato in diversi ristoranti della città estense, è stata anche una dipendente del McDonald’s. «Era sopraggiunta la necessità di avere un’entrata fissa e quindi un’indipendenza economica, visti gli impegni presi per l’ affitto, le tasse universitarie e la vita quotidiana» mi racconta. «Il mio ricordo del Mc è sicuramente positivo. Ci ho passato anni intensi e ricchi di avventure! Ho costruito dei rapporti sociali importanti e ben saldi che resistono tutt’ora nonostante le distanze e le differenze di pensiero». Lavorare in un luogo così affollato e di passaggio non deve certo essere facile, dove si ha a che fare con persone di ogni tipo. Dal lavoratore in pausa pranzo, al turista straniero, passando per gli studenti, fino ad arrivare con mio enorme stupore alle persone anziane. Questo mio stupore deriva probabilmente dalle caustiche parole che mi diceva mia nonna in merito al McDonald’s: figurati, io in quel posto proprio non ci metto piede. Il trascorso lavorativo di Maria viene ben descritto dalle sue testimonianze: «Il Mc di piazza Trento e Trieste ha sicuramente un importantissimo ruolo sociale, vuoi per la posizione, vuoi per il fatto di essere Italiano e soprattutto di Ferrara. Tutto ciò ha fatto sì che questo luogo abbia poco o nulla del fast food, spesso è stato punto di ritrovo di intere comunità. Gli anziani hanno fatto per anni parte dell’arredamento, con le loro storie e la voglia di contatto umano, con il loro caratteraccio e con le loro abitudini erano presenti fin dal mattino. Spesso c’era chi si faceva non so quanti chilometri in bici la mattina presto per raggiungere la piazza, e aspettare fuori al freddo che aprissimo per correre in bagno! Poi il caffè e le chiacchiere tra amici, come di consueto… Ho visto passare comunità intere: dagli anziani alle prime russe e polacche degli anni duemila, che poi si sono fuse al gruppo degli anziani e hanno fatto comitiva. Dagli zingari alle famiglie di musicisti rumeni, assidui frequentatori del Mc e sempre ben visti per i loro modi gentili e la loro educazione. Abbiamo visto i bambini diventare adulti attraversando le varie generazioni». Questo tipo di lavoro è scandito da turni, che possono essere sia giornalieri che notturni. A proposito di questo Maria mi racconta: «lavorare con i turni è una cosa che ho sempre odiato ed è uno dei motivi per cui ho lasciato, anche se ricordo con piacere i turni serali con le mie colleghe ed amiche, soprattutto nei mercoledì sera e durante la settimana dei Buskers! Delirio, fatica, adrenalina e tante risate, perché poi, concluso il lavoro si usciva tutte insieme a fare un po’ di baldoria!».

Fermandomi a chiacchierare con una coppia di ragazzi , tra i molti che bazzicano davanti al Mc, vengo a conoscenza del loro ritrovo quotidiano in quel posto. Mi risponde per primo il ragazzo meno timido: «ci vediamo qui praticamente ogni giorno, solo nel pomeriggio però! Quelli che vedi al mattino son quelli che fanno fuoco a scuola». «E poi son sempre gli stessi a guardar bene» mi confessa l’amico, «fanno pure del casino qua dentro, ne hai mai sentito parlare?». In effetti i due con cui parlo mi sembrano i più tranquilli del gruppo, sicuramente non danno l’impressione di essere dei bulli. «Per noi è come venire in un bar, con la differenza che non sempre mangiamo, è un luogo aperto a tutti. Se c’è una bella giornata rimaniamo qui fuori, altrimenti andiamo lassù» fà il primo, indicandomi con il dito il terzo piano, «dove nessuno ci rompe la scatole».

Mettere in discussione la mia considerazione sul McDonald’s di piazza Trento e Trieste non è stato poi così sbagliato. Ho scoperto una nuova faccia di questo posto, che continuerà ad avere un ruolo importante anche nel futuro, come dice lo stesso titolare: «speriamo in altri diciassette anni di fiorente attività, per non lasciare appassire il centro storico di Ferrara, volendo continuare ad essere uno degli attori principali di questa zona della città. Seguiremo questa strada parallelamente a nuove iniziative, una di queste – ancora in fase di discussione – sarà la rivalutazione degli spazi di galleria Matteotti».

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