… Lampeggia, palazzo spirtal de’ diamanti,
e tu, fatta ad accôrre sol poeti e duchesse,
o porta de’ Sacrati sorridi nel florido arco!

Cantava Giosuè Carducci, estasiato da uno degli scorci più suggestivi di Ferrara: il Quadrivio Rossettiano, cosiddetto dal celebre architetto (Biagio Rossetti, ndr) che, alla fine del XV secolo, progettò e diresse l’ampliamento verso Nord della città murata, voluto dal duca Ercole I d’Este. È la celebre “Addizione Erculea” che, riprendendo una felice espressione del grande urbanista Bruno Zevi, fece della capitale estense «la prima città moderna d’Europa». Ma torniamo ai versi del poeta di Pietrasanta, tratti, come potrete ben immaginare, dalla celebre ode Alla città di Ferrara composta nella tarda primavera del 1895. Vengono alla mente quasi d’obbligo, oggi, mentre passeggiamo lungo l’antica e silenziosa via degli Angeli. Fa caldo, tra qualche giorno sarà Ferragosto e molti sono già partiti per il mare. Non tutti però: noi di Listone Mag abbiamo fatto gli straordinari per regalarvi le immagini esclusive che potete scorrere qua sotto. Gli scatti mostrano le attuali condizioni di una delle dimore storiche più famose di Ferrara, Palazzo Prosperi-Sacrati. Come potete notare non sono certo al top ed in questo articolo cercheremo di spiegarvi il perché, sperando che in un futuro più prossimo del previsto questo edificio-simbolo del Rinascimento estense possa tornare agli antichi splendori. Quelli di una dimora principesca, fatta costruire cinque secoli orsono da messere Francesco da Castello, ricco e potente medico personale del duca Ercole.

Una delle prime sorte lungo la «via drita che se va da la porta del zardino de Castel Vechio» alla Porta degli Angeli: ingresso d’onore alla città per ambasciatori e principi stranieri. Non è certo un caso, viste le illustri referenze del suo proprietario. Persino Biagio Rossetti venne coinvolto nella progettazione del palazzo e dovette sudare sette calzamaglie affinché non superasse in ricchezze e sfarzosità persino quello di Sigismondo d’Este, fratello del duca. Qualche piccola soddisfazione però se la cavò comunque, per la gioia del suo illustre committente, come dimostra ancor oggi il maestoso, inconfondibile portone d’ingresso tanto caro ai ferraresi. Che si trattasse di una residenza esclusiva, sicuramente una delle più confortevoli in città lo narrano anche le cronache del tempo. Un episodio da ricordare su tutti: nel 1502, durante i festeggiamenti per le nozze di Alfonso I e Lucrezia Borgia, le stanze d’onore del palazzo videro ospite Annibale Bentivoglio, genero del duca, con un seguito di «bocche sessanta» e «tanta magnificienza di quanto scrivere si possa».

Le stampe conservate presso la Biblioteca Comunale Ariostea ci rendono il prospetto di un edificio assai più esteso di come possiamo ammirarlo al giorno d’oggi, circondato di orti e splendidi giardini. Tracce delle porte e delle finestre un tempo appartenute agli alloggi della servitù sono ancora ben visibili sul muro che costeggia C.so Rossetti. Vennero demoliti negli anni ’70 del secolo scorso, insieme alla vicina Caserma Gorizia, per fare posto alla nuova sede del Liceo Ariosto. Stessa sorte toccò al Granaio Pubblico che, dal 1783, si affacciava su C.so Ercole d’Este proprio dove un tempo sorgevano i giardini privati di Palazzo da Castello, poi divenuto dimora della nobile famiglia Prosperi-Sacrati. Ormai consumato dai secoli, e dai bombardamenti subiti durante l’ultimo conflitto mondiale, il “Granarone” venne…pensionato senza troppi complimenti. Tracce delle sue fondamenta furono rinvenute anni più tardi dagli studenti del Liceo, impegnati a “scavare” letteralmente nella memoria di quei luoghi grazie a una felice intuizione della prof.ssa Silvana Onofri e dell’allora preside Giancarlo Mori: il laboratorio didattico di archeologia intitolato a Nereo Alfieri, uno dei primi in Italia. I risultati di quelle ricerche sono stati raccolti e pubblicati nel Quaderno dell’Ariosto n. 62 Uno casali olim casamentivo. Un laboratorio nel Quadrivio rossettiano, consultabile anche online, dal quale abbiamo tratto alcune delle informazioni storiche che avete avuto poc’anzi il piacere di leggere.

Oggi, insieme agli amici di Arch’é – associazione culturale “Nereo Alfieri”, la prof.ssa Onofri continua a tenere alta l’attenzione su Palazzo da Castello-Prosperi-Sacrati e i suoi antichi spazi di pertinenza, tornati all’originario aspetto dopo le demolizioni del secolo scorso, anche grazie alle intuizioni urbanistiche dell’architetto Carlo Melograni. «Dovevano essere – ci ricorda la Prof, che abbiamo incontrato prima della nostra spedizione – parte integrante di un ideale corridoio verde che avrebbe congiunto i poli museali di Palazzo Massari e Diamanti. Dovevano, perché oggi vengono periodicamente aperti al pubblico solo grazie all’impegno di noi volontari». La combattiva Prof ci ha mostrato anche alcune belle foto d’epoca del Palazzo: risalgono ai primi anni del Novecento, quando ancora vi abitavano gli ultimi eredi della famiglia Prosperi-Sacrati, che illustri figli diede a Ferrara e all’Italia risorgimentale. Immagini sbiadite, color seppia, che però fanno correre la nostra immaginazione mentre saliamo con un po’ di attenzione il monumentale scalone settecentesco che ci proietta ai piani nobili dell’edificio.

Per gentile concessione della Prof. Silvana Onofri

Un tempo adibiti ad alloggi per ufficiali dell’Aviazione, oggi sono tornati alle loro originarie fattezze grazie agli interventi di restauro, consolidamento e demolizione delle murature incongrue finanziati dalla Soprintendenza ai Beni Culturali tra il 2007 e il 2009. Gli ultimi di una certa rilevanza eseguiti all’interno della dimora rinascimentale a quanto risulta, se escludiamo i sopralluoghi effettuati dopo il terremoto del 2012 – che fortunatamente non sembra aver prodotto danni consistenti alla struttura. Eppure, ancora dieci anni fa, il Palazzo figurava inserito a pieno titolo in un ambizioso progetto di recupero ideato dall’architetto Carmassi. Quello del “Polo di Arte Moderno e Contemporanea” che avrebbe dovuto abbracciare l’intero Quadrivio Rossettiano fino a Palazzo Massari. Dopo secoli, finalmente, la sontuosa “Porta de’ Sacrati” sarebbe stata aperta al grande pubblico per mostrare i grandi capolavori di Filippo De Pisis. Poi, un po’ le ristrettezze economiche incorse alle casse comunali, un po’ la volontà di non “spezzettare” la collezione dell’illustre pittore ferrarese (già ospitata presso il terremotato Palazzo Massari, a breve in via di esposizione provvisoria lo sarà al Castello Estense ndr), fecero passare in secondo piano l’idea.

Eppure nel 1997 il Comune aveva sostenuto spese non di poco conto per riscattarlo al Demanio militare. Lo ricorda bene l’architetto Natascia Frasson, responsabile U.O. Servizi Beni Monumentali del Comune di Ferrara, nonché preziosa guida durante il nostro sopralluogo estivo: «Versammo un grosso conguaglio alle casse dello Stato – spiega – mentre allo stesso tempo venne finanziata la costruzione di nuovi alloggi per gli ufficiali in via Rosa Angelini». Costo totale dell’operazione? Circa 2,1 miliardi di vecchie lire, pari a 1.084.559 euro. Più alcuni interventi per ricostruire il tetto. «Ma oggi – si affretta a precisare l’architetto – i costi di un restauro completo si aggirerebbero sui 10-12 milioni di euro, senza contare i costi di gestione in caso di apertura al pubblico». Nell’ipotesi vi si possa ancora ospitare un museo, infatti, ammonterebbero a non meno di 500 mila euro l’anno. «Cifre – conclude Frasson – che attualmente non sono alla portata del Comune, occorrerebbe una mano dal privato».

Foto di Andrea Bighi

A questo punto però ci addentriamo nel terreno della politica. Il «terreno delle scelte», come ama definirlo l’Assessore alla Cultura e Vicesindaco di Ferrara, Massimo Maisto. Proprio a lui abbiamo chiesto un pare in merito, e la risposta non si è fatta attendere: «Grazie ai fondi stanziati da Stato e Regione dopo il terremoto – spiega – abbiamo avviato importanti interventi di restauro sui musei cittadini, che si concluderanno entro i prossimi cinque anni e vedranno triplicata la loro capacità espositiva. Tuttavia le risorse non sono illimitate e abbiamo dovuto darci delle priorità: per Palazzo Prosperi-Sacrati sono previsti interventi di messa in sicurezza, ma al momento non siamo economicamente in grado di affrontarne il restauro integrale». I tempi di recupero dunque si preannunciano inevitabilmente lunghi, tanto che l’Assessore non si sbilancia troppo sull’eventuale futuro dell’edificio: «Anni fa si era ipotizzato di farne un punto di appoggio e ristoro per i turisti in visita a Palazzo Diamanti. Ma – precisa ora Maisto – ogni decisione in merito la prenderemo al momento opportuno, quando saremo in grado di garantirne il recupero, insieme a tutti i ferraresi che hanno giustamente a cuore Palazzo Prosperi-Sacrati». E chissà che un aiuto inaspettato non arrivi proprio dal buon cuore di qualche facoltoso investitore privato:«Recentemente – conclude Maisto – abbiamo fatto un appello in tal senso sfruttando l’interessamento della Rai, in campo ci sono anche le agevolazioni fiscali contenute nel decreto “Art Bonus”, speriamo non cada nel vuoto». A noi invece non resta che salutarci e incrociare le dita, in attesa di tempi davvero migliori.

6 Commenti

  1. Silvana Onofri scrive:

    Agli inizi della primavera scorsa, in occasione di un tirocinio con 13 studenti dell’indirizzo classico del Liceo Ariosto, ho chiesto, come tutor aziendale di Arch’è (l’associazione che dal 2007 cura la funzionalità del laboratorio didattico di archeologia del Liceo), il permesso di visitare il palazzo sulle cui antiche pertinenze è il laboratorio. La risposta è stata negativa: non c’era l’agibilità e si era in attesa di una relazione da parte della Soprintendenza.
    Ora sappiamo, attraverso il bell’articolo di Davide Nanni, che non ci sono i milioni di euro necessari al restauro di questo palazzo. E’ utopico pensare che, in attesa di tempi migliori, il comune possa rendere agibile al pubblico almeno il loggiato rossettiano e la piccola corte? L’associazione Arch’è si renderebbe in questo caso disponibile a collaborare con le istituzioni, almeno in occasione delle aperture dell’attiguo laboratorio corredato da 15 pannelli che raccontano anche la storia del palazzo e delle sue pertinenze.
    Sarebbe intanto opportuno rendere dignitoso almeno l’esterno del palazzo: togliere le tende a penzoloni, sostituire i vetri rotti, dare una bella pulita al portone di legno su corso Biagio Rossetti, liberarne la soglia dall’erba, dalle piante e dai rifiuti che la ricoprono. Andrebbe a vantaggio dell’immagine pubblica della nostra città.

  2. Davide Nanni scrive:

    Scrivo per fare una piccola precisazione al testo. Come qualcuno di voi avrà notato l’espressione “Ferrara, prima città moderna d’Europa” non è proprio di Bruno Zevi – che tuttavia ne fece il titolo di un bellissimo libro pubblicato alcuni anni fa da Einaudi – ma dell’ancor più celebre storico Jacob Burckhardt, autore de “La civiltà del Rinascimento in Italia” (1860). Al quale, per inciso, va tutta la nostra stima e ammirazione.

  3. Valentina Bonaccorsi scrive:

    C’è davvero da sperare nell’affacciarsi di qualche privato coraggioso che prenda in seria considerazione le dichiarazioni di Franceschini, il quale ha recentemente affermato come la cultura sia anche impresa e marketing, quindi una risorsa da non sottovalutare. Confidando che chi ne ha le possibilità si metta una mano sul cuore e l’altra sul portafogli. Nell’attesa che questo avvenga, mi auguro con tutto il cuore che qualcosa si possa fare almeno per un maggior decoro dell’area esterna – come già ricordato dalla professoressa Onofri – considerato che proprio accanto all’ingresso del palazzo si fermano le corriere dei turisti, ai quali non si potrebbe offrire un panorama più curato per lo meno all’esterno. Da non dimenticare, poi, che proprio nelle aree di cui stiamo parlando verrà collocato il monumento di Karavan a Bassani, un motivo in più per ripensare alle potenzialità che Palazzo Prosperi Sacrati e le sue pertinenze possono avere per la città e i turisti.

  4. antonia protomastro scrive:

    Come non fermarsi almeno un attimo ad ammirare il bellissimo portale col balcone sorretto dai putti?Ogni volta che passo su Ercole d’Este vedo gente che fotografa questo palazzo…e penso se nel loro album di ricordi metteranno anche le foto che ritraggono l’abbandono di questo bellissimo e storico palazzo: le finestre ed i vetri rotti, i piccioni che entrano ed escono,l’erba che cresce a dimostrazione dell’abbandono in cui versa…in qualsiasi altra città europea questo palazzo sarebbe un vanto…qui è solo l’ennesimo gioiello da sotterrare, abbandonare…e sembra così difficile capire che se un giorno questa nazione si rialzerà sarà grazie al meraviglioso patrimonio artistico-culturale e naturalistico…speriamo che qualcuno se ne accorga….nel frattempo mi unisco ai commenti precedenti: almeno il DECORO esterno questo palazzo se lo merita!

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