Avete mai abitato al grattacielo? Io ci passai un periodo durante i miei primi anni da studentessa fuori sede. Quindicesimo piano. In casa si stava in maglietta anche d’inverno, con le finestre spalancate. Il riscaldamento era centralizzato, programmato per offrire un piacevole caldo tropicale da metà ottobre a primavera inoltrata. Mi piaceva prendere l’ascensore in tuta e ciabatte e trovare esattamente sotto casa quello che all’epoca si poteva considerare a ragione il migliore kebab di Ferrara. Mi piaceva anche affacciarmi dalla finestra del bagno nelle mattine di nebbia e trovare oltre il muro sporco solo un grande oceano bianco, come se la costruzione galleggiasse nel vuoto. Si sentiva il rumore del traffico ma non si vedeva nulla, scomparse le chiome degli alberi, scomparsa la stazione dei treni, i giardinetti, tutto. Non mi piacevano gli scarafaggi che infestavano l’edificio e che non riuscivo a debellare. Non mi piacevano le urla di donna che mi è capitato di sentir rimbombare nella tromba delle scale. Erano gli anni dei grandi blitz contro lo spaccio: elicotteri, cani, una pioggia di arresti. Alcune mie compagne di corso avevano paura a salire da sole, quando le invitai per la festa di compleanno dovetti scendere e incontrarle nel parco, scortarle attraverso l’ingresso e sù fino a casa. Io mi muovevo tranquilla, nessuno mi ha mai importunato. Posso addirittura garantire di non aver mai più trovato in città un condominio altrettanto cordiale. Era il 2004 e io al grattacielo stavo bene.

Ci starei altrettanto bene ora? Come sta la gente che vive lì dentro oggi? In questi dieci anni al grattacielo se ne sono viste di ogni: debiti, risse, ronde, amianto, appartamenti gelati. Ve la ricordate la polemica sui trans che agganciavano i clienti sporgendosi dalle finestre dei piani inferiori?
Incontro Ruggero Veronese e Mattia Borghi per farmi spiegare cosa li ha spinti a voler intraprendere il reportage fotografico intitolato “Casa a torre”, cosa hanno scoperto entrando negli appartamenti, parlando con gli inquilini. Va meglio? Va peggio? Tutto cambia o niente cambia?

“Abbiamo cominciato a interessarci nel 2013 a questo posto, soprattutto a causa dell’emergenza freddo – spiega Ruggero. Centinaia di persone costrette a riscaldarsi con mezzi di fortuna perché la ditta che stava installando l’impianto autonomo, la ditta Peverati, venne scoperta con un deposito irregolare di amianto e il cantiere dovette interrompersi. I carabinieri e l’Arpa scoprirono nei locali delle caldaie un sacco contenente circa due quintali di detriti contaminati. Il materiale era stato trattato, non era pericoloso per la salute, ma la ditta non era iscritta all’albo degli smaltitori e per questo venne sanzionata. Morale? Tutto fermo. Inquilini al freddo per il secondo anno consecutivo. Nel 2012 era stata l’Hera a tagliare il gas, il condominio aveva troppi debiti. L’idea di passare dall’impianto centralizzato a quello autonomo avrebbe dovuto servire proprio per evitare il riproporsi di simili incidenti. Hai presente che faccia hanno fatto gli inquilini quando si sono guardati negli occhi e hanno capito di essere finiti di nuovo nella merda?”.
Non ho presente la faccia, ma non fatico a immaginarla.
“Io e Mattia abbiamo voluto approfondire la questione, ci sembrava fosse utile e importante. Lavoro come giornalista e posso dire che la stampa ha dato veramente poco spazio a questa vicenda. Siamo partiti dalla questione del riscaldamento, poi abbiamo deciso di allargare il reportage alla situazione del grattacielo nel suo complesso, comprendendo le azioni di contrasto alla criminalità. Io ho pensato alle ricerche, alle interviste, Mattia si è occupato delle fotografie. Le immagini che ha realizzato sono molto forti”.

Parliamo seduti sugli scalini della chiesa di San Giacomo. Di fronte a noi la porta aperta della Galleria del Carbone, dove Mattia sta preparando con pazienza certosina e maniacale precisione l’allestimento dell’esposizione.
Il loro lavoro verrà presentato venerdì 19 settembre alle ore 20. Sarà una mostra particolare, dove testi e immagini interagiscono e si completano a vicenda: “abbiamo stampato su dei bigliettini alcune frasi estratte dalle interviste. Le istruzioni per l’uso dei bigliettini ce le ha disegnate Mav, che ringraziamo. Invitiamo i visitatori a leggere queste dichiarazioni, a confrontarle con le fotografie, a ragionarci sù. Il nostro obiettivo è che la città rifletta e discuta, perché dai giornali purtroppo fino ad oggi è arrivata solo semplificazione“.

Per Ruggero il ruolo dei media nella gestione di una situazione così intricata non è trascurabile: “la stampa ha le proprie colpe. Tutte le mattine leggiamo sui quotidiani di una nuova operazione antidroga in zona grattacielo, anche se quest’anno l’unico blitz dell’arma all’interno delle torri è stato quello per l’amianto. La gente ha paura del grattacielo e chi ci abita si sente assediato da ciò che succede attorno. Alcuni sono proprio intrappolati: hanno comprato e devono finire di pagare il mutuo, vorrebbero andarsene ma nel frattempo il valore immobiliare del posto è crollato”.

Foto di Fabio Zecchi

Ruggero mi racconta delle persone che ha conosciuto impegnandosi in questa ricerca: “in tanti pensano che lì abitino solo i poveracci ma non è così, la maggior parte delle persone che ho incontrato erano normalissime, ferraresi doc e stranieri che lavorano regolarmente, famiglie bellissime. Le due torri costituiscono una sorta di quartiere sviluppato in verticale, come in ogni quartiere ci sono elementi di disturbo ma è sbagliato generalizzare. Si fa un torto alla maggioranza”.
Non tutti gli inquilini sono stati felici del reportage: “alcuni erano entusiasti e ci hanno dato una mano, altri non ci volevano fare entrare nelle loro case, persone palesamente poco raccomandabili. Ad altri non interessava semplicemente, lo consideravano una cazzata artistica, avevano poca fiducia. Per la serie: qui serve l’intervento del Comune, altro che fotografie! Io li capisco: sono esausti, non hanno più voglia nemmeno di provarci. Sai quanti giornalisti sono passati negli anni? Alla fine non hanno fatto altro che dipingere casa loro come un luogo di puttane e spacciatori. Io credo che questo problema esista, certamente, ma la sua reale portata è stata ingigantita”.

Impossibile non riandare con la mente alla ormai celeberrima “percezione soggettiva” descritta dall’assessore Chiara Sapigni. C’è ancora qualcuno che conosce questo episodio? Nel 2011 l’assessore cercò di ridimensionare la sensazione di insicurezza avvertita dai ferraresi parlando di “percezioni molto soggettive”, frase che rimase negli annali e che tuttora viene frequentemente rispolverata per attaccare l’amministrazione cittadina, ritenuta da tanti colpevole per non aver saputo incrementare i controlli e la prevenzione in zona stazione. Ruggero è d’accordo con Chiara Sapigni? “Sono d’accordo per quanto riguarda l’effettivo disagio procurato dalla criminalità, non sono d’accordo per quanto riguarda il disagio complessivo vissuto dagli abitanti, il freddo, i debiti. Metà dei negozi sotto al grattacielo sono sfitti, gli ultimi piani sono pieni di muffa. Personalmente credo che per avere più sicurezza sarebbe utile avere un presidio di polizia permanente, si risolverebbe il problema alla radice, senza mille controlli e mille verbali, che poi alla fine non conducono a nulla. Non puoi eliminare i vizi delle persone, questo lo so bene, un’operazione del genere non farebbe altro che spostare la zona di spaccio, ma per quel che mi riguarda riuscire a trasferire questa attività in zone non residenziali sarebbe già un grande risultato”.

Mattia ci raggiunge per una pausa: “abito da 34 anni dopo il sottopassaggio di via Modena, tutti i giorni la prima cosa che vedo quando vado in bagno la mattina, dall’unica finestrina della stanza, è il grattacielo. Lo conosco bene e l’ho visto cambiare. Ci andavo da piccolo per giocare nel parco, mi ricordo anche com’era negli anni Novanta, inaffrontabile. Sono contento di aver fatto questo lavoro e mi piacerebbe non concluderlo qui. Vorrei seguire la vita di quello spazio ancora per diversi anni, capire chi saranno i nuovi inquilini ma anche dove andranno a finire quelli vecchi, quelli che si trasferiranno o verranno sfrattati. Proseguire l’indagine”.

3 Commenti

  1. annapaola scrive:

    Sono una delle prime abitanti “IL GRATTACIELO”..lo ricordo circondato da oleandri,prati ben tenuti,ascensori di formica blu’ dalle pulsantiere a luci colorate,ricordo la cortesia del portiere Tonino,che dalla gurdiola impediva ai non residenti di salire e ai bambini di andare a giocare con gli scensori,una bellissima giostra gratuita acessibile però ai figli di”privilegiati”quali noi ci sentvamo.Le cose sono cambiate e sappiamo come…l amministrazione locale è complice e quindi responsabile di un degrado che è stato avvallato anche dal sindaco Tagliani che ha votato in riunione di condominio per l’illegalità di un amministratrice T.Davì che si permette di dichiarare in assemblea che le fatture di spesa non ci sono,che l amianto è stata un invenzione di condomini “terroristi”e tanto altro…sarebbe auspicabile un inagine giornalistica seria ed approfondita….A.Paola Domenicali

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