Borderline, un festival senza Siae

BorderlineDue palchi, venticinque gruppi, diciassette etichette. Cosa manca? Manca la Siae! Perfetto, allora c’è proprio tutto. “Borderline” si terrà da venerdì 5 a domenica 7 settembre presso La Casona di Ponticelli e in Italia sarà uno dei primi festival esente Siae. Com’è possibile? Ma è legale? Per capirci qualcosa di più Listone Mag ha chiesto delucidazioni ai ragazzi che organizzano la manifestazione, ovvero ai ragazzi che a Ferrara si occupano – attraverso l’associazione 34R – di gestire il centro sociale La Resistenza.

“Borderline è nato l’anno scorso come festival delle etichette indipendenti. L’idea di organizzare la seconda edizione senza la Siae è maturata nel corso del tempo, soprattutto grazie alla Giornata No Siae promossa il 12 aprile dal musicista romano Andrea Caovini, assieme a molti altri artisti. Presso il centro abbiamo organizzato una serie di dibattiti e seminari, ci siamo informati, ci siamo confrontati”.
La spiegazione arriva da Giuseppe e Nena, che parlano completandosi le frasi a vicenda. Ogni tanto Beppe interrompe troppo platealmente e Nena lo guarda storto. La chiarezza del discorso non ne risente: “Per la seconda edizione del festival abbiamo voluto proseguire in questa direzione: abbiamo chiamato solamente artisti non iscritti alla Siae e cercato di approfondire il tema. Oltre ai concerti infatti abbiamo organizzato un tavolo di lavoro intitolato “La produzione culturale dal basso: pratiche e orizzonti”, e un incontro sul tema della proprietà intellettuale al quale interverrà lo stesso Caovini, assieme al fondatore di Patamù, Adriano Bonforti. Vorremmo che l’evento non fosse solo qualcosa di ludico, ci piacerebbe che gli addetti ai lavori – musicisti, scrittori, distributori, titolari di locali e organizzatori di eventi, gestori di locali, editori – potessero dialogare assieme per elaborare strategie pratiche, concrete, da attuare qua e ora. Chi non potrà partecipare fisicamente all’evento potrà comunque seguire l’intero festival in streaming, collegandosi a Radio Strike oppure a Radio Roarr”.

Ci spiegate cos’è Patamu?
“Patamu è una piattaforma per registrare le proprie opere e tutelarle dal plagio. Tutti sono convinti che questa tutela arrivi unicamente dalla Siae ma non è così. La differenza tra Siae e Patamu, e altre piattaforme simili, sta solo nel fatto che la Siae oltre alla registrazione redistribuisce i proventi del diritto d’autore. Su questo ha proprio il monopolio, gli deriva dallo Statuto Albertino del 1848. Se a un artista interessa solo proteggersi con Patamu trova delle garanzie migliori, perché il servizio comprende la tutela legale. Se invece ha dei pezzi che girano molto alla radio o vengono usati nelle colonne sonore dei film non gli conviene rinunciare ai soldi dei diritti, ma li può avere anche iscrivendosi all’equivalente tedesco della Siae, che ha un meccanismo di redistribuzione più equo. Un testo che consigliamo a chi vuole saperne di più è “Pillole di diritto per creativi e musicisti” di Simone Aliprandi, l’avvocato che scrive per Rockit”.

A Ponticelli avete chiamato solo gruppi non iscritti alla Siae, è stato difficile contattarli? Ci fate qualche nome?
“Non è stato difficile, l’attività del centro in questi anni ci ha permesso di costruire una buona rete di contatti. Di solito chi si regista alla Siae o è uno scontento, ovvero è stato iscritto ma ha preferito non esserlo più, oppure è un militante, ma questi ultimi sono abbastanza una nicchia. Da Ferrara ci sarà Sara Ardizzoni, in arte Dagger Moth, e i For Food. Da Bologna i Cut!, poi ancora ci saranno i Rosàrio, i Marnero, i Berretto Frigio, i Gorn. Ci sarà tanto stoner, tanto hardcore, tanto indie”. Nena aggiunge: “sabato ci sarà anche Audiopaint, un progetto bellissimo. Giulio Masieri suona uno strumento assurdo, dipinge una tela gigantesca collegata a dei tasti che riproducono i suoni di un pianoforte. Accompagna la batteria di Il Cane”.

Come vi regolate di solito per i concerti a La Resistenza?
Abbiamo imparato cosa rispondere agli ispettori. La Siae chiede sempre di essere pagata, anche quando suonano gruppi non iscritti, è una sorta di tassazione preventiva. In teoria dopo dovrebbero controllare e restituire quanto pagato, in verità il denaro viene restituito solo su richiesta. La cosa migliore è, quando vengono gli ispettori, dichiarare di non fare spettacoli Siae e chiedere a loro di registrare il concerto per verificare.

Chi vuole venire a trovarvi a Ponticelli cosa deve sapere?
“Deve sapere innanzitutto che la realizzazione del festival dipende non solo da noi ma dalla collaborazione avviata con l’associazione Primo Moroni, che gestisce La Casona. Deve sapere che ci saranno bancarelle di vinili e di vari prodotti di artigianato, e che parteciperà all’evento anche Produzioni dal basso, la piattaforma di crowdfunding a cui ci siamo appoggiati nei mesi scorsi per organizzare la manifestazione. Deve sapere che ci saranno delle navette a disposizione dalla stazione di San Pietro in Casale, gratuite ma su prenotazione, basta telefonare. Che il festival chiederà un contributo di sei euro a giornata, 15 per chi viene tutti e tre i giorni, e che questo contributo comprenderà la possibilità di campeggio”.

4 Commenti

  1. Gianluca mazzetti scrive:

    Bene ci sono stato ed era evidente il dilettantismo dilagante, la mancanza di musica di livello…avete spacciato una Fiat 500 per una Ferrari… Rimpiango la musica d’autore, rimpiango addirittura la siae. Fate vobis.

  2. nena scrive:

    gianluca mazzetti.martedì prossimo ci ritroviamo in riunione, vieni a parlarne se ti va; per l’ ora e il luogo questa è la nostra mail è radio@radiostrike.org!
    adoriamo i momenti di confronto!

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